Six Kings Slam e l'Arabia Saudita fanno discutere. Ruud sulle polemiche: “Non è l'unico paese controverso”

  • Postato il 17 ottobre 2024
  • Di Virgilio.it
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Che l’Arabia Saudita abbia da tempo deciso di investire pesantemente nello sport non è certo una novità. Dopo Formula 1, calcio, golf e non solo, anche il tennis è entrato prepotentemente negli interessi del paese saudita, come testimonia il Six Kings Slam, torneo d’esibizione con il montepremi più alto di sempre nella storia dello sport della racchetta.

A proposito dell’Arabia Saudita ha parlato a SpillXperten Casper Ruud, n°9 ATP attualmente impegnato nell’ATP 250 di Stoccolma. Il tennista norvegese ha rivelato di aver rifiutato in passato le chiamate dall’Arabia Saudita e di considerarlo un Paese controverso, come altri dove sono presenti tornei ufficiali del tour, ma di non vedere le mire espansionistiche nello sport solo come un aspetto negativo

Ruud: “Arabia Saudita paese controverso”

Mentre Casper Ruud sta disputando a Stoccolma un torneo ATP di categoria 250 per racimolare gli ultimi punti necessari a qualificarsi per le Nitto ATP Finals, a Riyad si sta tenendo il Six Kings Slam, torneo a esibizione dal montepremi record con i migliori tennisti al mondo, tra cui il nostro Jannik Sinner, Carlos Alcaraz, Novak Djokovic e Rafael Nadal.

Intervistato dopo il successo su Sonego, Ruud ha parlato dell’Arabia Saudita e dei suoi grandi investimenti nel mondo dello sport, fatti secondo molti per nascondere le loro mancanze in fatto di diritti umani – soprattutto per quanto riguarda donne e persone LGBTQ+ – tramite lo Sportwashing: “Non mi hanno chiamato per il Six Kings Slam, ma in passato ne ho ricevute altre e ho scelto di non andare in Arabia Saudita. Chiaramente è un paese controverso in molti sensi, ma ci sono anche altri paesi, ce ne sono di controversi, in cui viaggiamo e in cui giochiamo”.

Le critiche sui diritti umani, Ruud punta il dito anche sulla Cina

Uno degli altri paesi controversi a cui fa riferimento Ruud è la Cina, dove da tempo si tengono alcuni importanti tornei ufficiali, tra cui il prestigioso Masters 1000 di Shanghai da poco vinto da Sinner: “Anche per quanto riguarda la Cina si può parlare diritti umani, ma noi ci giochiamo ogni anno. Si è parlato molto di Peng Shuai e di quello che le è successo. Questo solo per dire che se vuoi giudicare l’Arabia Saudita come un paese controverso, dovresti farlo anche con gli altri paesi di cui si parla meno”.

Il futuro del tennis in Arabia

Intanto il Six Kings Slam sembra solo uno dei primi passi dell’Arabia nel mondo del tennis. Il Paese saudita si è infatti già accaparrato a partire dalla scorsa stagione le ATP Next Gen Finals – che prima erano di stanza a Milano – e, dopo aver provato a ottenere anche le Nitto ATP Finals, ora puntano ad avere un torneo del circuito maggiore, magari addirittura un Masters 1000, con il presidente dell’ATP Andrea Gaudenzi che aveva aperto in passato a questa possibilità.

Ruud ha parlato anche proposito del futuro del tennis, dando per scontato che prima o poi sarà inevitabile andarci a giocare: “Sono sicuro che ci saranno sempre più tornei in futuro. Ci sono molte voci nel tour ATP sulla possibilità di un torneo extra in Arabia Saudita. Finora ho scelto di non andarci, ma mi sembra scontato che vogliano diventare centrali nel tennis in futuro, e hanno già le Next Gen Finals, quindi vediamo cosa riserva il futuro”.

Infine Casper ha anche analizzato i possibili aspetti positivi degli investimenti sullo sport fatti in Arabia, che così facendo potrebbe diventare un Paese sempre più aperto: “So benissimo di poter apparire molto ingenuo dicendo questo, perché secondo tutti lo “Sportwashing” nasconde ciò che sta realmente accadendo. Ma se non iniziassero mai da qualche parte, non ci sarebbe mai un cambiamento. Avviare il cambiamento con lo sport è qualcosa che altri paesi del Medio Oriente hanno già fatto, ad esempio Dubai e Abu Dhabi. In una certa misura, anche Doha in Qatar”.

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