Sistema Sorrento, nelle confessioni del sindaco 23 pagine di omissis e un’accusa al presidente del consiglio

  • Postato il 20 novembre 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Un nome nuovo, quello dell’ex presidente del consiglio comunale, e tanti, tantissimi omissis. Sono pieni di omissis i verbali della collaborazione dell’ex sindaco di Sorrento Massimo Coppola, arrestato il 20 maggio per le tangenti intascate grazie al colossale sistema di corruzione messo in piedi intorno agli appalti pubblici, e già rinviato a giudizio – prima udienza il prossimo 20 febbraio – per il solo filone delle mazzette sulla refezione scolastica.

Sono 23 le pagine coperte da segreto nella trascrizione dei quattro interrogatori investigativi depositati al Riesame di altri indagati. Si tratta di più della metà degli atti relativi alle confessioni di Coppola al pm di Torre Annunziata Giuliano Schioppi: ha parlato con lui il 2, 4, 11 e 17 settembre, in una saletta del carcere di Poggioreale. Grazie a quei colloqui l’ex sindaco, consigliere comunale ed assessore dal 2010 al 2019 e poi primo cittadino dall’ottobre 2020, ha conquistato i domiciliari nel Lazio, dove tuttora si trova.

Assistito dagli avvocati Bruno Larosa e Gianni Pane, Coppola ha risposto alle domande, ha ammesso gli addebiti relativi a diversi appalti – Parco Ibsen, poltroncine del Tasso, Eliporto Le Tore, pubblica illuminazione ed altro – fornendo alcuni dettagli, ed ha allargato il perimetro delle indagini. Gli omissis, appunto. Messi per secretare i fatti e le circostanze nuove su cui ora Procura e Guardia di Finanza stanno cercando i riscontri.

Un interrogatorio in particolare è stato quasi interamente secretato. È quello che si è svolto l’11 settembre. È durato sette ore. E dalle maglie degli omissis è sfuggito un nome nuovo, quello dell’ex presidente del consiglio comunale Luigi Di Prisco. Coppola lo associa ad appalti truccati. “Uno degli affidamenti inquinati è quello relativo a iniziative culturali per i Bastioni di Parsano dal 2010-2025, gestiti sempre dallo stesso soggetto, pur se con denominazioni diverse, ma sempre riconducibili a Di Prisco, alla moglie e alla segretaria”, afferma l’ex primo cittadino. Si tratterebbe di cifre importanti. “Parliamo di 50.000 euro all’anno di finanziamento per 15 anni. Camuffavano l’affidamento come finanziamento a carattere culturale anche se, in realtà, prevedevano veri e propri servizi, come il servizio di guardiania”. Seguono nove pagine coperte da omissis.

Di Prisco non risulta indagato. Il suo nome non compare nemmeno tra i 47 denunciati nell’informativa finale della Guardia di Finanza di Massa Lubrense, poi scremati dalla Procura oplontina che ne avrebbe indagati ‘solo’ 27. Nelle mille pagine del rapporto, i Bastioni di Parsano sono citati diverse volte perché si ipotizza una corruzione sui lavori di rifacimento della passeggiata, è uno dei 35 appalti e affidamenti manipolati dal ‘Sistema Sorrento’. Non c’è una riga sulle iniziative culturali a cui fa riferimento Coppola. Da fonti aperte, è notorio che almeno una delle associazioni culturali che organizzò eventi sui Bastioni, la Peninsula Felix, era in effetti coordinata da Di Prisco.

Al Fattoquotidiano.it che lo ha contattato per una replica o un commento, Di Prisco dice: “Chi ha visto gli atti delle indagini mi ha riferito che emergeva il mio ruolo di presidio della legalità e che proprio per questo, nonostante facessi parte della maggioranza, ero considerato un “oppositore” da ostracizzare. Inoltre, come ben noto a Coppola, sin dalla mia elezione nel 2015 ho cessato qualsiasi attività incompatibile col mio ruolo politico. Le sue affermazioni sono un disperato tentativo di screditarmi in vista delle prossime elezioni comunali (nel 2026, ndr), dai riscontri del caso potrà esserne verificata l’assoluta falsità”.

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Il Fatto Quotidiano

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