Siria, quasi 1.500 civili uccisi. La Russia apre la base di Latakia. Sharaa: “Cinque anni per la transizione”
- Postato il 13 marzo 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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È salito a 1.473 civili, in larga parte alawiti, il bilancio dei massacri compiuti una settimana fa nella regione costiera siriana contro intere famiglie, inclusi donne e bambini, e attribuiti a milizie sunnite filo-governative. Lo riferisce l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, secondo cui le uccisioni sono avvenute nelle regioni di Latakia, Tartus, Homs e Hama a partire dal 7 marzo scorso. La diplomazia russa ha annunciato di aver aperto le porte della sua base militare a Hmeimim, nella provincia siriana di Latakia, a più di 8mila civili fuggiti ai massacri nell’ovest della Siria. In Russia si trova il deposto presidente siriano Bashar al-Assad.
L’autoproclamato presidente siriano Ahmad Sharaa (Jolani), ha affermato che il periodo di transizione politica sarà di cinque anni. “È una nuova pagina della storia della Siria, dove sostituiamo l’ingiustizia con la giustizia... e la sofferenza con la misericordia”, ha dichiarato il presidente siriano Ahmad Sharaa al momento della firma del tanto atteso Annuncio costituzionale.
Tra i vari punti, si stabilisce che la giurisprudenza islamica rimane una delle fonti del diritto, così come si conferma che l’Islam rimane la religione del capo di Stato. Questi due punti sono invariati rispetto alla costituzione precedente del 2012 promulgata dal precedente regime. Nella dichiarazione si stabiliscono, inoltre, il rispetto dei diritti di libertà di opinione ed espressione, di pari opportunità tra tutti i cittadini, di garanzia delle specificità delle varie comunità siriane, del pieno rispetto dei diritti sociali, economici e politici delle donne.
“Noi ci auguriamo che possa concludersi la stagione degli scontri interni” in Siria. “Dobbiamo evitare assolutamente che ci siano vittime civili, quello che è accaduto nelle ultime giornate non deve ripetersi”, ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, parlando con i giornalisti al G7 Esteri in Canada.
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