Siria, la nuova Costituzione di Al-Sharaa: legge islamica al centro, ma anche diritti per le donne. I timori di Onu e minoranze
- Postato il 15 marzo 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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La Siria ha una nuova Costituzione temporanea, firmata dal presidente ad interim della Siria, Ahmad Al-Sharaa, che prevede una fase di transizione di cinque anni. La nuova Carta manterrà alcune disposizioni della precedente, tra cui la stipula che il capo dello Stato deve essere un musulmano e che la legge islamica è la principale fonte di giurisprudenza, ma allo stesso tempo prevede anche “la libertà di opinione, espressione, informazione, pubblicazione e stampa”, oltre al diritto delle donne di lavorare e ricevere un’istruzione. Garanzie che comunque non rassicurano rispetto a un’impostazione islamista e autoritaria della nuova Siria: per quanto il nuovo testo attinga alla Carta precedente, non c’è alcuna traccia della parola “democrazia” e di fatto il testo conferisce poteri assoluti al presidente ad interim. E oltre a confermare l’Islam la religione del capo di Stato e l’arabo l’unica lingua ufficiale, la dichiarazione costituzionale non offre garanzie o protezioni per le minoranze siriane, come ha rilevato anche il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
La firma della nuova Carta avviene dopo il massacro di centinaia di civili da parte delle forze di sicurezza nella Siria costiera all’inizio del mese, la maggior parte dei quali appartenenti alla minoranza religiosa alawita a cui appartiene il presidente spodestato Bashar al-Assad. Secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, sono “1.400 i civili uccisi, inclusi centinaia di giustiziati dalle forze di sicurezza siriane”. A criticare la nuova Costituzione anche le autorità autonome curde nel nord-est della Siria, secondo cui il documento “non riflette la diversità del popolo siriano” e “include disposizioni e uno stile tradizionale simile agli standard e ai criteri seguiti dal regime di Al Assad”. Il governo ha fatto sapere che verrà formato un nuovo comitato per la stesura di una Costituzione permanente, ma non è chiaro se sarà più inclusiva per i gruppi politici, religiosi ed etnici della Siria.
L’intesa tra Al-Sharaa e i curdi– Ex leader del gruppo di insorti Hayat Tahrir al-Sham (Hts) che aveva guidato la rivolta che ha portato alla caduta del regime di Bashar Assad, era stato dichiarato presidente ad interim a seguito di una riunione dei gruppi armati che avevano partecipato all’offensiva contro Assad. Durante lo stesso incontro i gruppi avevano concordato di abrogare la vecchia Costituzione del Paese e hanno dichiarato che ne sarebbe stata redatta una nuova. Lunedì Al-Sharaa ha raggiunto un patto epocale con le autorità curde sostenute dagli Stati Uniti nel nord-est della Siria, che prevede un cessate il fuoco e la fusione delle forze armate con le agenzie di sicurezza del governo centrale. L’accordo è stato raggiunto dopo che le forze governative e i gruppi alleati hanno stroncato un’insurrezione lanciata la settimana scorsa da uomini armati fedeli ad Assad: secondo i gruppi per i diritti umani, centinaia di civili – perlopiù appartenenti alla minoranza alawita a cui Assad appartiene – sono stati uccisi in attacchi di rappresaglia da parte delle fazioni vicine al governo attuale.
L’iter della nuova Costituzione – Uno degli obiettivi principali della Costituzione provvisoria era quello di fornire un calendario per la transizione politica del Paese dalla fase provvisoria: a dicembre Al-Sharaa aveva dichiarato che potevano essere necessari fino a 3 anni per riscrivere la Costituzione siriana e fino a 5 anni per organizzare e tenere le elezioni. Al-Sharaa aveva nominato un comitato per la stesura della nuova Carta dopo che il mese scorso la Siria ha tenuto una conferenza di dialogo nazionale, che ha chiesto di annunciare una Costituzione temporanea e lo svolgimento di elezioni parlamentari ad interim. I critici hanno affermato che la conferenza, organizzata frettolosamente, non ha incluso i diversi gruppi etnici e settari della Siria né la società civile. Gli Stati Uniti e l’Europa hanno esitato a revocare le dure sanzioni imposte alla Siria durante il governo di Assad finché non saranno convinti che i nuovi leader creeranno un sistema politico inclusivo e proteggeranno le minoranze. Al-Sharaa e i governi regionali li hanno esortati a riconsiderare la questione, temendo che il crollo dell’economia del Paese possa portare ulteriore instabilità.
La posizione dell’Onu – Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha esortato le autorità di transizione siriane a garantire la protezione di tutti i cittadini, indipendentemente dall’etnia o dalla religione, e a promuovere un processo politico “inclusivo” guidato dagli stessi siriani. In una dichiarazione letta dalla presidente di turno del Consiglio, la danese Christina Markus Lassen, gli Stati membri hanno sottolineato che tale processo deve rispondere alle legittime aspirazioni della popolazione, garantendo protezione e consentendo ai cittadini di determinare il proprio futuro in modo pacifico, indipendente e democratico. Il Consiglio ha inoltre condannato la “violenza perpetrata nelle province di Latakia e Tartus dal 6 marzo, che ha incluso uccisioni di massa di civili, in particolare appartenenti alla comunità alawita”, storicamente vicina all’ex presidente Bashar al Assad. Ha espresso “profonda preoccupazione per l’impatto di questa violenza sull’escalation delle tensioni tra le comunità siriane” e ha chiesto a tutte le parti di “cessare immediatamente ogni violenza e attività incendiaria e garantire la protezione di tutti i civili, delle infrastrutture civili e delle operazioni umanitarie”.
Il Consiglio ha anche “preso atto” dell’annuncio delle autorità di transizione sulla creazione di un comitato indipendente incaricato di indagare sulla violenza contro la popolazione civile e identificare i responsabili. “Si chiedono indagini rapide, trasparenti, indipendenti, imparziali e approfondite per garantire la giustizia”, si legge nella dichiarazione. Ha inoltre accolto con favore la condanna espressa dalle autorità nei confronti di questi episodi di violenza e ha sollecitato “ulteriori misure per prevenire atti simili contro i cittadini per motivi etnici o religiosi”. Il Consiglio di Sicurezza ha poi ricordato alla Siria “l’obbligo di rispettare i diritti umani” e ha chiesto a tutte le parti di “garantire un accesso umanitario pieno, sicuro e senza restrizioni alle popolazioni colpite dal conflitto”. Ha inoltre esortato a “garantire un trattamento umano a tutte le persone, comprese quelle che si sono arrese o hanno deposto le armi”.
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