Sinner, la Fondazione è finalmente realtà. Poi parla del futuro: "Punto tutto su Torino". Ma non accenna alla Davis...
- Postato il 19 settembre 2025
- Di Virgilio.it
- 1 Visualizzazioni

Un momento speciale fuori dal campo, ma che ha un valore davvero unico: la presentazione della Fondazione voluta da Jannik Sinner è più di un lascito al mondo del tennis. Dopotutto a 24 anni ce n’è ancora di strada da fare: la riconquista della numero 1 del ranking è tra le priorità, ma la scelta di dedicarsi anche agli altri non rientra in alcuna classifica, perché va oltre. E questo Jannik l’ha capito presto, a differenza di molti suoi colleghi.
- La Fondazione per "ridare agli altri qualcosa di me"
- L'importanza dell'amico Vittur e la scelta di operare "a casa"
- Programmi autunnali: la Davis (per ora) non sembra nei piani
La Fondazione per “ridare agli altri qualcosa di me”
L’aveva promesso un anno fa, dopo aver vinto il Six Kings Slam di Riyadh (che tra un mese concederà il bis, nello stesso luogo e alle stesse condizioni): quei soldi provenienti dal torneo esibizione sono serviti per dar vita a qualcosa che potesse restare nel tempo.
“Il tennis mi ha insegnato tante cose e la Fondazione per me è stata una cosa molto importante”, ha spiegato a Sky Sport. “L’avrei voluta avviare molto prima, ma ci siamo detti che fosse meglio fare le cose perbene, prendendoci un po’ più di tempo. Ora con tutto il team speriamo di aver avviato una cosa che rimanga per un bel po’ e che possa produrre qualcosa di importante”.
Sinner ha ricordato le sue origini, il fatto di venire “da una famiglia molto normale, ma che mi ha comunque permesso di fare tutto. I soldi c’erano, ma senza mai andare oltre. Io sono stato fortunato perché ho vissuto in una zona dove avevo tutto, vedi campi da calcio, da tennis e piste da sci. Magari un altro ragazzino tutte queste possibilità può non averle, compresa anche l’educazione che ti arriva dalla scuola. Con questa Fondazione spero di poter aiutare tanti di loro, sono davvero entusiasta e consapevole che tante cose andranno bene”.
L’importanza dell’amico Vittur e la scelta di operare “a casa”
L’altoatesino ha battuto soprattutto il tasto su un particolare: oggi fare sport non è alla portata delle tasche di tutti. “Per questo voglio dare qualcosa indietro. Io ho iniziato a sciare 15 anni fa e costava una somma, ora costa molto di più. Ora ci sono famiglie che non si possono permettere di comprare un paio di sci. Dobbiamo essere realisti e concreti, non possiamo pensare subito di andare dall’altra parte del mondo. Io ho scelto la mia zona perché sono dell’Alto Adige, so come sono le cose, so tutto e quindi partiamo dalla quella zona per poi allargarci il più possibile”.
Determinante nell’avvio del progetto il coinvolgimento dell’amico manager Alex Vittur. “Ci conosciamo ormai da 11 anni, è una persona fondamentale per me. Mi fido di lui, anche perché ha le mie stesse caratteristiche personali. È il mio migliore amico e il nostro è un legame speciale, che non avrò mai con nessuna persona nella mia vita. Ho iniziato a fare soldi quando avevo 20 anni e non sarei la stessa persona senza di lui. La mia famiglia è molto simile ad Alex, ma ormai parlo più con lui che con loro”.
Programmi autunnali: la Davis (per ora) non sembra nei piani
A margine della presentazione, Sinner ha parlato anche dei programmi che l’attendono da qui alla fine della stagione. “Adesso parto per Pechino, il primo di una serie di tornei importanti. Fisicamente mi sento bene, dopo gli US Open ho staccato la testa perché ne avevo bisogno. Sono pronto per ripartire e fare qualche cambiamento anche nel mio modo di giocare, oltre che di preparare le partite, per migliorare ancora il giocatore che sono. L’obiettivo è quello di arrivare preparato a Torino, alle Nitto ATP Finals, di giocare bene e poi vediamo come andranno le cose. Sono contento di tornare sul campo da tennis, perché è li che mi sento vivo”.
Nessun accenno alla Davis, che per il momento non sembra passare troppo nella mente di Jannik. Ma mancano ancora due mesi e tante partite, per cui ha poco senso parlarne ora. Anche se i segnali, se mai ce ne fosse bisogno di una conferma, sembrano andare verso una probabile defezione.