“Sinner e il team non hanno violato le norme sul doping. Le polemiche? C’è un malinteso sulle regole”. Lo svela la direttrice dell’Itia

  • Postato il 13 marzo 2025
  • Calcio
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Un anno fa, torneo di Indian Wells 2024. Jannik Sinner risulta positivo per la prima volta al Clostebol a seguito di un controllo antidoping. Da quel momento comincia una lunga vicenda fatta di assoluzioni, ricorsi e appelli che si conclude lo scorso 15 febbraio con l’accordo tra l’altoatesino e la Wada (Agenzia Mondiale Antidoping) per una sospensione di 3 mesi. Oggi, un anno dopo, la direttrice generale dell’Itia (International Tennis Integrity Agency) Karen Moorhouse, intervistata dall’agenzia AFP, continua a difendere la scelta di scagionare Sinner dall’accusa di aver violato le regole sul doping e soprattutto le modalità con cui il tutto è stato comunicato.

Moorhouse ha infatti commentato le polemiche sollevate da molti sul fatto che i casi di doping riguardanti Sinner e la tennista polacca Swiatek siano stati trattati in due modi differenti. “I problemi di comunicazione che hanno circondato il caso Sinner potrebbero aver rivelato un malinteso sulle nostre regole in merito all’annuncio di test positivi e sospensioni provvisori”, ha ammesso Moorhouse prima di fare una precisazione. “Si è erroneamente creduto che stessimo annunciando test positivi, quando in realtà stavamo annunciando sospensioni provvisorie. Sia nel caso di Sinner che in quello di Swiatek le regole sono state rispettate: i giocatori hanno presentato ricorso contro la sospensione provvisoria entro il termine di 10 giorni previsto dalle nostre normative e poiché il ricorso ha avuto successo, le sospensioni provvisorie non sono state rese pubbliche. Se avessimo fatto le cose in maniera differente ci saremmo trovati a infrangere le nostre stesse regole”.

Cosa significa quanto ha spiegato la direttrice generale dell’Itia? In altre parole, l’ente non deve comunicare la positività di un tennista al doping. Deve comunicare solo la sua sospensione in seguito a un test positivo. Ma se, come nel caso di Sinner, la sospensione viene revocata prima di entrare in vigore, allora l’Itia non è tenuta e non deve comunicare nulla pubblicamente. Le comunicazioni ufficiali, sia nel caso di Sinner che in quello di Swiatek, sono arrivate solo con la decisione definitiva dell’Itia. Che nel caso dell’altoatesino ha previsto solamente la cancellazione dei punti e del montepremi ottenuti a Indian Wells. Sulla possibilità di una modifica a questo regolamento, Moorhouse ha sostenuto: “Staremo a vedere, in futuro, tale norma potrebbe anche cambiare”.

Un’altra delle critiche mosse all’Itia riguarda il fatto che sul caso Sinner non sono stati sanzionati gli ex membri del team (il fisioterapista Giacomo Naldi e il preparatore atletico Umberto Ferrara), responsabili di aver acquistato un prodotto per curare una ferita su un dito del numero 1 al mondo che conteneva il Clostebol. A riguardo, Moorhouse ha dichiarato: “Le nostre regole si basano sul Codice mondiale antidoping, che elenca diversi reati che possono essere commessi dall’entourage di un giocatore: medico, allenatore, agente, ecc. Ma la maggior parte dei reati in questione implicano un’intenzione di doparsi. Nel caso Sinner, secondo la consulenza legale che abbiamo ricevuto, non c’era alcuna giustificazione per perseguire penalmente nessun membro del suo entourage. Non c’è stata, insomma, alcuna violazione delle regole del programma antidoping del tennis, che si rifà al Codice mondiale antidoping“.

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Il Fatto Quotidiano

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