Sinner e il no alla Davis, retroscena: il vero motivo del gran rifiuto alle Finals. Ma è polemica sugli spot
- Postato il 22 ottobre 2025
- Di Virgilio.it
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Il più addolorato per il no del suo pupillo, vissuto quasi come un tradimento, è stato il presidente Angelo Binaghi. L’aveva sempre difeso, anche prendendo a maleparole quelli che, come Nick Kyrgios, lo avevano aspramente criticato per il caso Clostebol. Difendendolo dopo il no alle Olimpiadi o in occasione di un altro rifiuto eccellente, quello alle celebrazioni indette al Quirinale dal presidente Mattarella, per andare a sciare tra le sue montagne. Ma Jannik Sinner dei malumori della Federtennis (un altro che c’è rimasto male è stato il capitano, Filippo Volandri) s’è curato poco. Per lui adesso conta solo tornare il numero 1.
- Una sola, vera ossessione per Sinner: tornare numero 1
- Jannik e il retroscena sul no alla Davis: troppe pressioni
- Scoppia il caso spot: Sinner a Bologna "ci sarà" comunque
Una sola, vera ossessione per Sinner: tornare numero 1
Un obiettivo, un’ossessione, che Sinner condivide col suo staff. Gli inviati a Vienna raccontano addirittura di un certo malumore da parte dello staff del campione per il mare di polemiche dopo il no alla Davis. Non si aspettavano attacchi e veleni, viste le grandi soddisfazioni riservate da Jannik agli sportivi italiani. In fondo, però, non è che si richiedesse al rosso di San Candido un sacrificio tanto grande. Solo trattenersi cinque giorni massimo a Bologna, dopo le ATP Finals di Torino. Giocare tre partite, tutto qui. Prima di scappare verso Dubai, per preparare il terzo assalto di fila agli Australian Open, vinti nelle precedenti due edizioni “nonostante” le Finals di Davis.
Jannik e il retroscena sul no alla Davis: troppe pressioni
Il lavoro di ricostruzione e di indagine, intanto, continua. E, come suggerisce La Stampa, il vero motivo alla base del discusso no di Sinner alla Davis risiederebbe proprio nella volontà di staccarsi da tutto e da tutti per qualche giorno. Immergersi nell’atmosfera della Davis, quasi un piccolo Mondiale di calcio concentrato in meno di una settimana, avrebbe appesantito non poco la mente di Jannik proprio al termine di una stagione breve ma intensissima, iniziata tra le ansie del caso doping e conclusa col sorpasso subito da Carlos Alcaraz. Meglio staccare la spina, meglio chiudere le porte in faccia al baraccone mediatico che l’avrebbe tirato per la giacchetta in un momento che Jannik considera già di preparazione alla stagione successiva.
Scoppia il caso spot: Sinner a Bologna “ci sarà” comunque
A Bologna, in ogni caso, Sinner “ci sarà” comunque. Non fisicamente, ma il suo volto e la sua voce campeggeranno ugualmente nei manifesti o in tv. In che modo? Attraverso le pubblicità. Nei mille spot che lo vedono protagonista, testimonial d’eccezione di marchi come Rolex, Gucci, Head, Nike, Lavazza, Intesa Sanpaolo e altri ancora. Mentre assisteranno alle partite di Davis, gli italiani saranno “allietati” dalla martellante visione degli spot con Jannik. Poi però in campo vedranno Musetti e Berrettini o Cobolli. L’ennesimo paradosso di un no che continua a far discutere e che ha calamitato addosso al rosso di San Candido una quantità industriale di critiche.