Sinner e i rifiuti eccellenti alle nazionali, quando Federer rinunciò alla Davis: "Giocarla un peso enorme"
- Postato il 21 ottobre 2025
- Di Virgilio.it
- 2 Visualizzazioni

Gli avevano perdonato tutto, dalla prima rinuncia in Davis del settembre 2023 (poi due mesi dopo avrebbe condotto l’Italia al trionfo di Malaga) finanche alla vicenda Clostebol, che da più parti è stata vista come una leggerezza e archiviata più come gogna mediatica che non come un tentativo di aggirare le regole. Ma la rinuncia alle finali di Davis in programma a Bologna tra un mese rischia di incrinare definitivamente l’immagine pubblica di Jannik Sinner.
Che già deve fare i conti da sempre con le voci dei maligni che dicono che sia “poco” italiano (sarà nato anche vicino al confine con l’Austria, tesi che comunque regge poco), ma che adesso dovrà fare i conti con altre critiche diffuse. Perché rinunciare alla maglia azzurra è un vizio comune a tanti, ma quando lo fanno i numeri uno ha un peso maggiore.
- Le 4 che hanno detto no a Velasco, il caso Acerbi-Spalletti
- Totti, quell'addio alla nazionale che fece tanto rumore
- Anche Federer piantò in asso la Svizzera dopo il trionfo 2014
- Perché il caso Sinner è diverso da quello di Re Roger
Le 4 che hanno detto no a Velasco, il caso Acerbi-Spalletti
Di esempi ce ne sono tanti, anche piuttosto recenti. Ricordate quanto successo l’estate scorsa con la nazionale di volley femminile? Julio Velasco, nello stilare l’elenco allargato delle 30 giocatrici per la VNL, si sentì dire di no da Marina Lubian, Cristina Chirichella (in passato anche capitano della nazionale), Sara Bonifacio ed Elena Pietrini. Le ragioni potevano anche essere buone, tra chi rientrava da un lungo infortunio (Pietrini e in parte Bonifacio) a chi non tirava il fiato da un pezzo (le due Pantere di Conegliano Lubian e Chirichella), ma il rifiuto venne considerato un affronto da parte di Velasco, che finché siederà su quella panchina difficilmente si sognerà di richiamarle in azzurro.
E che dire di Francesco Acerbi? Spalletti lo voleva convocare per gli impegni di giugno (peraltro gli ultimi della sua gestione), ma il difensore dell’Inter si tirò indietro per ripicca dopo che il CT, che non lo aveva chiamato durante le precedenti finestre, fece capire di non averlo fatto perché lo considerava troppo in là con l’età (evidentemente però a fine stagione gli serviva, eccome).
Totti, quell’addio alla nazionale che fece tanto rumore
Per scomodare però un paragone calzante con Sinner, è bene ritornare al 2007, anno nel quale fece rumore (e pure tanto) la definitiva rinuncia all’azzurro di Francesco Totti, che già aveva saltato i primi impegni post mondiale 2006: “Ho deciso di smettere per non creare problemi al gruppo. La mia salute viene prima di ogni altra cosa e se devo rinunciare a un determinato numero di partite all’anno, allora rinuncio a quelle della nazionale, tutelando le ragioni della Roma”.
Anche allora, critiche a iosa dal mondo del calcio (Riva, Rivera, Mazzola, Mazzone, Antognoni e via dicendo), ma decisione presa e poi mantenuta. Più recentemente, spostandosi in ambito basket, Donte DiVincenzo ha prima “promesso” di aggregarsi all’Italia di Pozzecco, poi l’ha lasciata in tela di braghe a poche settimane da EuroBasket, millantando un vecchio problema fisico.
Anche Federer piantò in asso la Svizzera dopo il trionfo 2014
Insomma, Sinner può dire di essere in buona compagnia nel variopinto universo dello sport italiano (e di esempi chissà quanti altri ce ne sarebbero ancora). Ma Sinner può anche fare ricorso a un altro precedente illustre che ha avuto per protagonista il tennista più famoso di sempre. Perché anche Roger Federer anni fa decise di darci un taglio e rinunciare a giocare la Davis.
Una Davis diversa: era il 2015 e allora la formula prevedeva ancora quella classica, spalmata cioè confronti al meglio delle 5 partite nell’arco di un fine settimana contro un’unica nazione rivale. La Svizzera quell’anno affrontò negli ottavi il Belgio (perdendo 3-2) e Federer decise di non rispondere alla convocazione del capitano Severin Luthi.
E nell’annunciare il forfait non volle girarci troppo intorno: “Giocare la Davis nel corso della mia carriera è stato un grande peso, una delle cose che hanno causato maggiori difficoltà in tutta la mia esperienza nel mondo del tennis. Averla vinta qualche mese fa mi ha convinto che è giunta l’ora di pensare un po’ più a me stesso”.
Perché il caso Sinner è diverso da quello di Re Roger
Anche Federer, come Sinner, era reduce dal trionfo ottenuto alla fine dell’anno precedente (la Svizzera vinse 3-1 in Francia): aveva però 33 anni e sarebbe tornato a giocarla solo pochi mesi dopo in doppio con Wawrinka, ma solo per garantirsi il punteggio necessario per disputare il torneo di doppio a Rio 2016 (al quale dovette poi rinunciare per infortunio).
Sinner è molto più giovane e questa Davis è ben diversa da quella dell’epoca, perché somiglia più a un semplice torneo ATP che non alla competizione che fu. Ma intanto ha comunque deciso di non disputarla, creando un danno non da poco sia dal punto di vista sportivo, sia legato al contesto, con Bologna che perde la sua principale attrazione (tutti tifavano per una finale contro la Spagna di Alcaraz) e tanti tifosi “giustamente” arrabbiati, perché “illusi” al momento dell’acquisto dei biglietti dalla possibilità di vedere l’ex numero 1 del mondo in campo.