Simon The Sorcerer Origins: il ritorno tutto italiano del giovane mago in una nuova avventura punta e clicca

  • Postato il 19 novembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Tra le avventure punta e clicca più amate degli anni ’90, Simon The Sorcerer occupa un posto speciale. Nato nel 1993 dalla mente di Simon Woodroffe e pubblicato da Adventure Soft, il gioco entrò nel cuore dei giocatori grazie al suo “british humor” e a una scrittura brillante che ricordava i classici LucasArts. Negli anni, la serie purtroppo cambiò più volte mano e direzione, fino a perdere parte del suo fascino originario.

Oggi, a distanza di oltre trent’anni, il giovane mago torna a far parlare di sé con Simon The Sorcerer Origins, sviluppato dagli italiani Smallthing Studios sotto la guida di Massimiliano Calamai. Il titolo non è un sequel, ma un prequel che racconta le origini di Simon e il suo primo incontro con il Mondo Magico. L’obiettivo è chiaro: riportare la serie alle sue radici, recuperando lo spirito scanzonato e l’impianto classico che avevano reso celebre il titolo originale.

Un vero ritorno alle origini
Il primo Simon The Sorcerer si impose come una delle avventure grafiche più riuscite della sua epoca, erede spirituale dei grandi classici LucasArts ma dotata di una personalità tutta sua. La combinazione di enigmi intelligenti, scrittura pungente e un umorismo inglese al tempo stesso surreale e irresistibile contribuì a renderlo un titolo di culto, capace di catturare un’intera generazione di giocatori.

Col passare degli anni, però, la serie smarrì la sua rotta. I tentativi di aggiornarla ai gusti moderni — tra grafica tridimensionale, componenti action e scelte stilistiche poco convincenti — finirono per allontanarla da ciò che la rendeva speciale: la leggerezza, il ritmo dei dialoghi e la qualità degli enigmi. L’identità di Simon, con il suo sarcasmo e il suo modo disincantato di affrontare la magia, si era progressivamente diluita.

Simon The Sorcerer Origins nasce probabilmente come risposta a quella deriva. Smallthing Studios ha deciso di compiere un passo indietro per farne uno in avanti: recuperare la formula originale e riportarla in vita con sensibilità moderna. Via gli elementi superflui, via il 3D, via l’azione forzata. Al loro posto, il ritorno al “punta e clicca” classico, fondato su esplorazione, dialoghi, oggetti da combinare e situazioni da risolvere con logica e ironia. Il risultato è un titolo che non si limita a citare il passato, ma lo riattualizza: rispettoso delle sue radici, ma pensato per essere godibile anche da chi scopre oggi l’universo di Simon.

Un mago riluttante e pieno di carattere
La storia segue un giovane Simon ancora ignaro del suo destino. Trasferitosi da poco in una nuova casa, finisce per caso nel Mondo Magico, dove dovrà cercare un modo per tornare indietro tra incantesimi, profezie e maghi pasticcioni. Il tono resta ironico e leggero, ma la scrittura di Origins si distingue nettamente rispetto ai capitoli tedeschi: dialoghi frizzanti, citazioni intelligenti e un umorismo ben calibrato rendono la narrazione un vero punto di forza.

Nonostante l’atmosfera scanzonata, il gioco non è affatto semplice. Dopo una prima parte introduttiva, la difficoltà cresce rapidamente grazie a meccaniche che permettono di modificare gli oggetti con diversi cappelli magici, moltiplicando le combinazioni possibili. Gli enigmi sono vari e ben costruiti, capaci di stimolare anche i veterani del genere.

Il sistema di interazione è chiaro e intuitivo, con i punti attivi sempre evidenziabili tramite un tasto dedicato. Qualche piccolo rallentamento si nota, come l’obbligo di usare certi oggetti direttamente su Simon invece che dall’inventario, ma si tratta di dettagli. L’unica vera mancanza è un sistema di suggerimenti integrato, che avrebbe potuto alleggerire la seconda metà del gioco, dove gli enigmi si fanno più complessi. Una scelta consapevole, comunque, che lascia al giocatore il piacere – o la frustrazione – di cavarsela da solo.

Un design affascinante ma a volte ostinato
Come in molte avventure grafiche dal sapore classico, Simon The Sorcerer Origins non è privo di rigidità strutturali. Alcune situazioni rivelano un design un po’ troppo legato alle logiche di vent’anni fa, dove la soluzione di un enigma non dipende tanto dall’intuizione del giocatore quanto dall’aver “sbloccato” la giusta sequenza di dialoghi.

Capita, ad esempio, di sapere perfettamente come procedere – quale oggetto usare o dove intervenire – ma di non poterlo fare finché Simon non ha parlato con un determinato personaggio o non ha esaurito tutte le linee di dialogo disponibili. Questo porta a momenti di frustrazione, soprattutto quando la connessione tra la conversazione e il puzzle risulta poco evidente. È una sensazione familiare a chi ha vissuto l’epoca d’oro delle avventure punta e clicca, ma oggi può suonare come un limite evitabile.

A volte, inoltre, per ottenere un’informazione cruciale bisogna esaminare più volte lo stesso oggetto o ripetere un’azione già compiuta. Non è un difetto grave, ma interrompe il ritmo dell’avventura e può dare la sensazione che il gioco stia trattenendo il giocatore artificialmente, invece di ricompensarlo per la sua logica o la sua curiosità. È un tipo di design che punta più a replicare la “sensazione d’epoca” che a modernizzare davvero l’esperienza.

Detto questo, quando il gioco si affida al puro ragionamento e lascia che siano le connessioni logiche a guidare il giocatore, Origins brilla: gli enigmi risultano stimolanti, coerenti e spesso ingegnosi. È nei momenti in cui il gioco si fida dell’intelligenza di chi gioca che riesce a dare il meglio di sé.

Un’arte che profuma di pennello
Dal punto di vista artistico, Simon The Sorcerer Origins è una piccola gemma. Lo stile cartoon disegnato a mano richiama immediatamente l’estetica delle avventure anni ’90, ma la rielabora con una sensibilità moderna. Ogni schermata è curata nei dettagli: le luci calde delle taverne, le sfumature dei boschi incantati, le texture delicate dei libri e delle pozioni. Tutto trasmette la sensazione di trovarsi dentro un’illustrazione viva, in cui ogni elemento è stato tracciato con precisione e affetto.

La direzione artistica non punta al realismo, ma a costruire un mondo coerente e riconoscibile, in cui ogni ambientazione riflette lo spirito ironico e surreale della serie. Alcune animazioni sono semplificate, e si nota l’uso di piccoli espedienti per mascherare certi limiti tecnici – come mettere Simon davanti agli oggetti per evitare animazioni complesse – ma la resa complessiva è calda e accogliente, come un disegno su carta che prende vita. È uno stile che si fa ricordare e che restituisce al genere quell’identità artigianale che oggi si vede sempre più di rado.

Conclusione
Simon The Sorcerer Origins è un ritorno riuscito, capace di riportare in vita un’icona dell’avventura grafica con rispetto e intelligenza. Smallthing Studios ha centrato l’obiettivo: restituire a Simon il suo spirito originale senza rinunciare a una presentazione moderna. Non è un gioco perfetto – e qualche rigidità nel design si fa sentire – ma è onesto, ben scritto e, soprattutto, realizzato con passione. Un titolo che parla ai nostalgici, ma che può ancora insegnare qualcosa ai nuovi arrivati su cosa significhi davvero un’avventura punta e clicca.

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