Sigfrido Ranucci, chi è il conduttore di Report: le inchieste, le minacce, la scorta e le paure per i figli

  • Postato il 17 ottobre 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Che fosse preoccupato per i figli e per la loro incolumità lo aveva già dichiarato apertamente, durante La Confessione di Peter Gomez. In quell’occasione aveva anche spiegato di avere salvato in extremis una persona che “apparteneva allo stesso giro dei presunti killer” che volevano farlo fuori. Nella notte una bomba ha distrutto le auto di Sigfrido Ranucci, giornalista e conduttore della trasmissione d’inchiesta Report, e di sua figlia. Una bomba che sarebbe potuta esplodere e su cui sta indagando l’Antimafia. Nei giorni scorsi erano state inoltre presentate le inchieste della nuova stagione della trasmissione in onda su RaiTre dal 26 ottobre. Alcuni titoli: “La musica come forma di resistenza e speranza nella Striscia di Gaza”, “Le donazioni e lo stile di vita del miliardario Jeff Bezos”, “Sospetti legami tra il Governo Meloni e la gestione del monopolio dei bagni marini”.

Nato a Roma il 24 agosto 1961, Ranucci ha iniziato a lavorare in Rai a 30 anni, prima come assistente ai programmi poi come giornalista per il TG3. Successivamente, ha lavorato anche per Rai News 24. La sua carriera è stata in gran parte dedicata al giornalismo d’inchiesta su temi delicati e complessi, in particolare su traffico illecito di rifiuti e mafia. Ha ritrovato l’ultima intervista rilasciata dal giudice Paolo Borsellino e come inviato di guerra ha lavorato come inviato nei Balcani e in Medio Oriente, documentando le violazioni dei diritti umani. Ha poi seguito l’attentato alle Torri Gemelle nel 2001 e lo tsunami del 2004 a Sumatra e nel 2017 ha preso il posto di Milena Gabanelli alla conduzione di Report, mantenendo e rafforzando la formula del programma, incentrata sul giornalismo d’inchiesta. Ranucci ha più volte denunciato le crescenti difficoltà nel realizzare giornalismo d’inchiesta in Italia, soprattutto in Rai, criticando presunti “bavagli” al giornalismo investigativo e ed evidenziando tensioni con la dirigenza della tv pubblica e il governo, culminate anche in querele e provvedimenti disciplinari. A luglio, inoltre, ha dichiarato che sono state tagliate quattro puntate di Report, cosa mai accaduta prima in 30 anni di storia del programma. Evidenziando più volte come i politici siano “insofferenti alle domande vere”, il giornalista è stato oggetto di minacce di morte in passato. A ottobre 2021 è stato scoperto un complotto ordito da un trafficante di droga legato alla ‘ndrangheta per assoldare due killer albanesi e ucciderlo. Motivo per cui la sua scorta – che aveva dal 2010 – è stata rafforzata al massimo livello. A novembre 2024, dopo un servizio sul conflitto israelo-palestinese, lui e la redazione di Report hanno ricevuto minacce che invocavano un’azione simile all’attentato di Charlie Hebdo. Mentre a marzo di quest’anno, nel corso di un convegno sulla libertà di stampa, ha denunciato di aver avuto la certezza che i servizi segreti fossero stati attivati contro di lui per ottenere informazioni sulla sua attività giornalistica. Un episodio che all’epoca ha sollevato forti preoccupazioni riguardo alle pressioni politiche sull’informazione.

Il cronista e la sua famiglia avevano espresso da tempo le loro paure: a gennaio il figlio Emanuele aveva risposto su Facebook ad Andrea Marcenaro, autore della rubrica pubblicata sul Foglio, che aveva scritto di Ranucci: “multipremiato per l’imbattibile frequenza con cui da decenni mette quintalate di merda nel ventilatore”. Poi veniva ricordato quando Ranucci era stato stato inviato a Sumatra per lo tsunami dell’Oceano Indiano, un evento che causò 250 mila morti: “Ogni giorno a migliaia, per molto tempo. Era il 2005, per Ranucci purtroppo sembrava fatta. È riuscito a tornare“. Un pezzo che era arrivato dopo gli attacchi di Marina Berlusconi e della destra contro la trasmissione di Rai 3 per la puntata di domenica scorsa dedicata alle stragi del ’93 (una trasmissione che “appartiene alla categoria del peggior pattume mediatico-giudiziario“, l’ha definita la figlia del fondatore di Forza Italia). Allora Emanuele Ranucci aveva scritto: “Vivo da sempre con il pensiero, il timore che ogni volta che saluto mio padre possa essere l’ultima – prosegue -, del resto credo sia inevitabile quando vivi per decenni sotto scorta, quando hai sette anni e ci sono i proiettili nella cassetta della posta di casa tua, quando vai a mangiare al ristorante e ti consigliano di cambiare aria perché non sei ben gradito nella regione, quando ti svegli una mattina e trovi scientifica, polizia, carabinieri e Digos in giardino perché casualmente sono stati lasciati dei bossoli, quando ricevi giornalmente minacce, pacchi contenenti polvere da sparo e lettere minatorie, o semplicemente quando ti abitui a non poter salire in macchina con tuo padre”.

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Il Fatto Quotidiano

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