Sigaro in bocca e occhiali scuri. Così Gianni Riotta guarda noi umani dall'alto degli Usa

  • Postato il 16 settembre 2024
  • Di Libero Quotidiano
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Sigaro in bocca e occhiali scuri. Così Gianni Riotta guarda noi umani dall'alto degli Usa

Riottoso è Riotta, il Gianni in bianco e nero, occhiale scuro e sigaro penzolante (alla faccia di Sylvester Stallone), che semiserio domanda: «Siete pronti a diventare Riottosi?». Ma che domanda?! Certo che siamo pronti se a chiamare è lui. Siamo nati pronti se a chiamare è il mitico Riotta Giovanni detto Gianni, anzi Johnny, ovvero Gianni Riotta il Siciliano d'America. Lui che da Nuova York è il prototipo dell'inviato permanente. Lui che sul sito di Repubblica, dopo mille peripezie, se ne esce fuori, adesso, col nuovo podcast, Riottoso, per spiegarci il mondo, metti, in diretta dal Congress Plaza di Chicago (dove però non può dirci «da quale stanza sono collegato»).

Ed eccolo, dunque, il riottoso già corrispondente di Stampa e Corriere, già direttore sbarazzino del Sole 24 Ore e venerato maestro, infine, della scuola di giornalismo della Luiss Guido Carlo di Roma (fabbrica dei sogni – talvolta infranti – dove i giovani diventano reporter, inviati, ogni tanto disoccupati, ma nella maggior parte dei casi, dopo il master, sempre pronti per uno stage in quota “bimbi di Riotta”).

 

Eccolo attivo con il suo podcast, dicevamo, a sfidare “il conformismo italiano” non meno della “disinformazione internazionale” (come sempre metà picaro metà Carosone, il quale però – alt – non vuol fare l'americano. Giacché Johnny, si sa, già lo è: naturalizzato). E allora rieccolo, l'american boy, in uno scatto che neanche Sylvester Stallone nell'obbiettivo di Platon! In una foto – questa del podcast – che neanche il fotografo greco ritrattista di Trump, Obama, Putin e Bush e che adesso, però, dovrebbe levarsi il cappello dinanzi a lui. Inchinarsi davanti a Johnny che si presenta così al popolo dei podcast: con l'albagia ironica del bianco e nero, col capello rigato a destra e l'occhiale da sole scuro, col suo sigaro penzolante in bocca e, non ultimo, col titolo di cotanto podcast – Riottoso, appunto – in rigorosissimo verde brat (il colore preferito di Kamala Harris, la candidata democratica a cui il Siciliano d'America dà del tu e di cui, nelle pillole-audio in onda ogni venerdì, ci insegna l'esatta pronuncia del nome).

Ma adesso, caro lettore, facciamo un passo indietro. E siamo seri. Dopotutto anche noi, pur senza sigaro in bocca – e come Riotta che si finge simpatico – stiamo simulando ironia. Perché la domanda, caro lettore, non è da ridere. Anzi. Essere o non essere (riottosi), è un vero dilemma. Ed è un dilemma serio, si diceva, addirittura ontologico se pensiamo che il riottoso è soprattutto uno stato dell'essere. Se pensiamo che è per così dire una categoria dello spirito ossia la postura dichi – forte di affari esteri – guardi sprezzante noi cultori dell'Italia grottesca. Noi affaccendati, metti, di Maria Rosaria Boccia e di giuggiole estive quando altrove ci sono Kamala Harris, Michelle Obama, e quant'altre donne meno bionde, meno stupide, e un poco più serie di noi italiote. Sicché la domanda, che pareva ironica, in realtà è ben posta. Riottosi: essere o non essere? Questo è il dilemma che pone il maestro a noi ascoltatori e ai suoi fedeli studenti, futuri giornalisti.

Del resto Riotta – riportiamo dall'autografia Le cose che ho imparato (Mondadori, 2011) – è pur sempre l'uomo che «come Pirandello», nientemeno, «e come Vittorini», accipicchia, «parte un giorno dalla natia Sicilia [...] per svegliarsi ogni mattina in una città diversa». Ed è sempre l'uomo, lui, che non essendo primo a Roma (paesino della Gallia) è però secondo, terzo o forse quarto in America. Dove sempre si pensa, da lì, d'essere al centro del mondo allorché si parla dal Congress Plaza (uno stato dell'essere). Forti di affari esteri e sigari penzolanti che però, al di là della cittadinanza, corrono sempre il rischio parodia di Stallone. Riottoso avvisato mezzo salvato.

 

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Autore
Libero Quotidiano

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