Siderurgia italiana in frenata, redditività calata del 30% per il settore: “Investire nell’automazione”

  • Postato il 17 novembre 2025
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Genova. Mentre Genova in questi mesi è tornata a interrogarsi sulla eventuale riapertura del ciclo a caldo dell’acciaio, la siderurgia italiana si trova ad affrontare un periodo di forte rallentamento. Il 2024 ha confermato la contrazione iniziata dopo il “biennio magico” 2021-2022, con i risultati economico-finanziari del settore che riflettono il peso dell’instabilità geopolitica e del rallentamento della domanda globale.

L’analisi è emersa dal report “Bilanci d’Acciaio 2025”, realizzata dall’Ufficio Studi siderweb in collaborazione con i professori Claudio Teodori e Cristian Carini dell’Università degli Studi di Brescia. Lo studio ha esaminato i bilanci di 1.764 imprese della filiera.Secondo i dati presentati, i principali indicatori economici del settore hanno subito una netta contrazione nel 2024 rispetto all’anno precedente. In particolare, il fatturato è stato ridimensionato del 9%, mentre il valore aggiunto è sceso del 15%. Le perdite più significative si riscontrano nella redditività: l’Ebitda è calato del 29% e gli utili hanno subito una contrazione del 30%.

Il settore, come evidenziato dal Prof. Claudio Teodori, ha visto una riduzione media del fatturato del 12,1 % nel triennio 2022-2024. Il docente ha inoltre sottolineato l’importanza cruciale del valore aggiunto come elemento indispensabile per mantenere la competitività delle aziende. Anche gli indici di redditività, come il ROS (Return on Sales), si sono attestati al 3,5% nel 2024, in netto calo rispetto al 6,0% del 2023.

I dati del 2024 e il sondaggio condotto da siderweb per il 2025 “fotografano le criticità reali del settore: Ebitda sotto pressione e una filiera molto frammentata”, ha commentato Paolo Morandi, amministratore delegato di Siderweb. Le attese per l’anno in corso sono negative, con l’attività svolta e i risultati economici previsti in generale calo. I risultati del sondaggio di siderweb mostrano che il 53% delle imprese prevede un calo del fatturato nel 2025, e una percentuale identica (53%) si aspetta una contrazione dell’incidenza dell’Ebitda sulle vendite.

I principali fattori di criticità economica percepiti dalle aziende rimangono decisamente il costo dell’energia, seguito dal ridotto valore aggiunto dei prodotti e dal costo di materie prime e semiprodotti. A livello strategico e di contesto, le preoccupazioni maggiori riguardano le politiche green dell’Ue, la perdita di competitività e la concorrenza sleale o dumping. Gli investimenti aziendali si concentrano prevalentemente sul rinnovo e sull’ammodernamento, focalizzandosi soprattutto in innovazione e automazione (per tagliare i costi anche del personale) con un ruolo rilevante per quelli in sicurezza e digitalizzazione

Secondo il campione di imprese intervistate, in vista del 2026 assumeranno particolare rilevanza gli impatti che i prezzi e la disponibilità del rottame avranno sui costi e l’incidenza dei dazi Usa-Ue sulla domanda. Morandi ha concluso sottolineando che l’attuale contesto competitivo richiede scelte e non alibi, ed è quindi necessario fare un passo avanti, per il quale sono necessari tre elementi: “la consapevolezza dei numeri, la visione per provare ad immaginare il futuro, il coraggio di innovare e di investire sui giovani e sulle competenze.”

Autore
Genova24

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