Sicurezza e scontri in piazza: per ora una stretta sulla carta

  • Postato il 14 gennaio 2025
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Sicurezza e scontri in piazza: per ora una stretta sulla carta

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Sicurezza e scontri in piazza, dopo le violenze innescate dal “caso Ramy”, il ministro dell’Interno ha deciso di reagire ordinando nuove regole usando, a quanto sembra , gli strumenti delle circolari e dei decreti interministeriali


Stavolta, almeno così sembra, non sarà un nuovo decreto sicurezza o un disegno di legge. Stavolta, dopo le brutte immagini degli scontri a Roma, Bologna, Torino in nome di Ramy, ma sarebbe più giusto dire “nonostante Ramy”, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi preferisce operare a livello di circolari e decreti interministeriali. Lo fa, possiamo immaginare, per evitare la grancassa mediatica del Parlamento e anche per evitare di scaldare ancora di più gli animi.
Immaginate cosa potrebbe succedere: al Senato è ancora fermo, a quindici mesi dalla sua approvazione in Consiglio dei ministri, il disegno di legge sulla sicurezza che più o meno introduce una trentina tra nuovi reati, aggravanti e pene più restrittive, e nel frattempo il governo agisce con un nuovo pacchetto sicurezza. Altamente sconsigliato.

SICUREZZA E SCONTRI IN PIAZZA, I CONTI NON TORNANO

Anche perché i conti non tornano: due anni e mezzo di governo Meloni, la sicurezza tra i capitoli centrali della campagna elettorale, eppure la stessa maggioranza denuncia poca sicurezza. Ovviamente per colpa degli immigrati.
Confondere i temi e i piani, scambiare le cause per gli effetti e viceversa, è tipico di una cultura populista che riempie i vuoti con gli slogan e cerca solo di strumentalizzare i fatti e la cronaca per campagne poco onorevoli tanto a destra quanto a sinistra.
Al tempo stesso, affrontare la rabbia e la violenza giovanile, il disagio dei giovani, il malcontento delle seconde generazioni solo a colpi di decreti e circolari rischia di provocare un cortocircuito che è benzina sul fuoco. Così come è sbagliato e dannoso girarsi dall’altra parte, dire “non sono questi i problemi” .

Violenza e disagio giovanile, rabbia sociale, sicurezza urbana, gruppi organizzati di antagonisti che dietro il cartello “giustizia per Ramy” (il ragazzo egiziano morto dopo un lungo inseguimento di una gazzella dei carabinieri) cercano in realtà solo lo scontro sociale e con le forze dell’ordine, sono problemi molto seri. In due anni e mezzo, nonostante sei pacchetti sicurezza (tra disegni di legge e decreti) che hanno introdotto circa settanta tra nuovi reati, fattispecie e aggravanti e il crollo degli sbarchi (-60%), la situazione è peggiorata.

IL DOPPIO BINARIO

La condanna per gli scontri in piazza è stata ferma e unanime da destra e da sinistra, nonostante la destra si sia messa a calcolare i tempi di reazione delle singole prese di pozione dei vari leader. Nel 2023 gli agenti feriti durante la manifestazioni sono stati 273. Più o meno un numero equivalente a quello dei manifestanti.
Il ministro dell’Interno ha deciso di reagire ordinando nuove regole usando, pare, gli strumenti delle circolari e dei decreti interministeriali. Tutto viene ovviamente condiviso a livello di governo. Si parla – come sempre – di doppio binario: nuove norme per contrastare le violenze e altre norme per prevenire i violenti che sono, attenzione, sia gruppi antagonisti che immigrati irregolari.
Si parla di mettere gli uffici immigrazione sotto il Dipartimento di Pubblica sicurezza. Di valutare questori e prefetti in base al numero di espulsioni effettive che riusciranno a fare per motivi di ordine pubblico e sicurezza nazionale; di aumentare il numero di agenti (almeno 700) da affiancare agli uffici immigrazione; di aumentare le camere di sicurezza presso commissariati e questure e stazioni dei carabinieri per poi procedere direttamente alle espulsioni senza passare dai Cpr.

È un programma che può avere una logica e anche degli effetti tangibili. Espellere chi già crea problemi di ordine pubblico è probabilmente più efficace che non mandare in Albania immigrati che, per quanto giunti in Italia e in Europa tramite canali illegali, possono diventare mano d’opera utile in un Paese che sta attraversando un prolungato inverno demografico.

DDL SICUREZZA IN STANDBY

La politica, però, chiede anche di approvare in fretta il ddl sicurezza. Il capogruppo di FdI alla Camera, Bignami, vuole cambiare la legge sulla legittima difesa per farla essere quasi sempre legittima e senza il vaglio del pm. La solita inutile e dannosa, arma del panpenalismo e della repressione che intreccia sempre, tra l’altro, il tema dell’immigrazione con quello della sicurezza. Come dimostrano questi due anni e mezzo di governo che hanno prodotto sette “pacchetti” sicurezza tra disegni di legge e decreti.

In origine fu il decreto contro i rave party (mai utilizzato), dopo pochi mesi (febbraio 2023) fu approvato il decreto Cutro (contro l’immigrazione irregolare) che ha avuto anche una seconda edizione (Cutro 2) il cui obiettivo erano soprattutto le espulsioni e i Cpr. A seguire il decreto Caivano destinato soprattutto a reprimere la violenza nelle periferie e che si è concentrato sui reati commessi dai minori.

A novembre 2023 arriva il disegno di legge sulla sicurezza, percorso parlamentare complesso e ancora in attesa del via libera definitivo del Senato. Va rubricato tra i pacchetti sicurezza anche il contestatissimo memorandum con l’Albania per respingere gli immigrati prima ancora che mettano piede in Italia. E anche il disegno di legge sulla sicurezza stradale.

SICUREZZA E SCONTRI IN PIAZZA: I NUOVI REATI

Il risultato di tutto questo sono circa settanta tra nuovi reati e aggravanti e fattispecie di reato. Molti dei quali inutili nell’ottica di una maggiore sicurezza e addirittura motivo di nuovi scontri sociali. È come curare il male con la medicina sbagliata.
La relazione tecnica dell’ufficio studi della Camera che accompagna il testo del ddl sicurezza ha contato 14 articoli che “allargano” i reati e 13 che aumentano le pene. È previsto, per esempio, un nuovo reato di terrorismo: dai 2 ai 6 anni per chi «si procura o detiene materiale con le istruzioni per preparare o usare esplosivi».

Uno dei punti più indigesti del ddl è il nuovo reato di «occupazione arbitraria di immobili destinati a domicilio altrui» (dai 2 ai 7 anni). Vale la pena ricordare che il codice penale già punisce (art. 633 e 634) «l’invasione di terreni ed edifici altrui».
Si prevede una nuova truffa aggravata (anti rom e a tutela degli anziani) se il reato è commesso nelle stazioni o nelle metropolitane o nelle vicinanze e se la vittima è anziana. Ci sono le norme contro le manifestazioni, e sono quelle che più stanno scaldando le piazze: da uno a sei anni e fino a 15mila euro di multa per il reato di danneggiamento; il divieto di accedere a luoghi pubblici se è scattato il Daspo urbano (le zone rosse delle feste di Natale) per persone anche solo denunciate per lesioni; aumentano i casi dell’arresto in flagranza differita, entro le 48 ore dai fatti . C’è la stretta sui blocchi stradali, la norma anti Ghandi: dai 2 ai sei anni se si blocca la circolazione con altre persone.

LA REPRESSIONE SCALDA LE PIAZZE E ACCENDE GLI SCONTRI

In carcere anche le mamme rom con figli piccoli anche meno di un anno. E da uno a cinque anni se chi chiede l’elemosina ha con sé figli fino a sedici anni. Pene più alte per fatti di violenza e di resistenza contro i pubblici ufficiali. Carcere (da sei mesi a tre anni) e multe (fino a tremila euro) per chi imbratta «le cose altrui». E per chi partecipa od organizza rivolte in carcere e nei Centri di accoglienza (da uno a 5 anni). Obbligo di permesso di soggiorno valido per acquistare una Sim. Il negoziante rischia la chiusura del negozio (da 5 a 30 giorni).
La repressione scalda ancora di più le piazze. Non le calma. Specialmente se un paio di carabinieri inseguono due ragazzi in moto come fosse un videogioco. E se si mette, nei fatti, al di sopra delle legge chi porta una divisa ed è armato.

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