Sicurezza e immigrazione, i numeri che l’Italia non vuole vedere
- Postato il 14 maggio 2025
- Di Panorama
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Presi come eravamo a parlare del nuovo Papa, credo sia sfuggita a tanti una ricerca elaborata dal Censis sul tema della sicurezza. Riassumo, per chi se li fosse persi, i dati essenziali: il 94,2 per cento degli italiani quando è fuori casa vorrebbe sentirsi tranquillo ed evidentemente, se manifesta questo bisogno, non sempre lo è; il 75,8 per cento (che sale all’81,8 per cento nel caso delle donne) pensa che negli ultimi cinque anni, dal punto di vista della sicurezza, le cose siano peggiorate; mentre il 67,3 per cento delle donne ha paura di rientrare tardi la sera.
Restando al campo femminile, una intervistata su quattro afferma di aver subito molestie sessuali, il 23 uno scippo o un borseggio, quasi il 30 di essere stata seguita da uno sconosciuto. Insomma, il quadro che emerge è allarmante: le donne sono le prime a essere prese di mira, ma in generale gli italiani non si sentono affatto tranquilli e, a conferma del loro sentimenti di paura, si leggono dati che parlano di una crescita del 24 per cento delle cosiddette rapine in pubblica via, ovvero delle aggressioni a mano armata. Gli scippi sono aumentati del 7,9 per cento, i borseggi «solo» del 2,6, ma forse anche perché tanti, soprattutto i turisti stranieri, rinunciano a presentare la denuncia per via delle complicazioni. Ma chi sono i responsabili di questo sentimento di insicurezza e di questo incremento di reati? Anche qui sono interessanti i numeri. Dopo l’ennesimo episodio di violenza in piazza a Bologna (un extracomunitario che ha cercato di colpire i passanti con un paio di forbici), il Viminale ha diffuso i dati. Risultato, dalla statistica è emerso che su oltre 19 mila persone arrestate o denunciate nell’ultimo anno, quasi novemila erano di origine straniera, vale a dire il 47 per cento del totale. Analizzando nel dettaglio i reati, si scopre che quasi il 60 per cento delle violenze sessuali sono commesse da immigrati e la stessa percentuale si ripropone quando si parla di furti, mentre per le rapine si sale al 63 e per lo spaccio di droga a quasi il 70 per cento.
Che cosa voglio dire con tutte queste cifre messe in bella fila? Semplicemente, prendendo il caso Bologna, constato che la maggioranza dei reati che allarmano l’opinione pubblica di cui al rapporto Censis sono commessi da stranieri. Nulla di nuovo, perché di questo si discute da tempo, ma la notizia è che crescono di pari passo sia l’allarme sociale che le violenze attribuibili agli immigrati. Di fronte a queste sconvolgenti statistiche, la classe politica e anche la magistratura (le forze dell’ordine fanno del loro meglio, però se i giudici rimettono ogni volta in libertà i delinquenti fermati in flagranza di reato, né polizia né carabinieri possono farci molto) dovrebbe decidere misure di emergenza, ponendo fine ad anni di lassismo. Invece no: siccome arrestare un ladro, un rapinatore, uno spacciatore e anche un violentatore non fa guadagnare le prime pagine, chi dovrebbe convalidare fermi e arresti fa spallucce. E una parte della politica, per evitare di essere accusata di discriminazione, fa finta di non vedere, ignorando il problema. Vi state chiedendo perché, con tutto ciò che succede nel mondo, io abbia scelto di tornare sull’argomento della sicurezza? La spiegazione è semplice: credo che nei risultati che i movimenti di destra stanno raccogliendo in tutta Europa, il tema dell’immigrazione non sia estraneo. Da Londra a Parigi, da Berlino a Bucarest, senza dimenticare Vienna, la questione migratoria oggi si fa sentire nelle urne.
Certo, non c’è solo quella, perché a spingere gli elettori verso gruppi sovranisti ci sono anche i temi della povertà, della guerra, e più in generale della transizione energetica. Però credo che insieme a questi problemi, quello della sicurezza legata all’immigrazione sia in Europa di straordinaria importanza. Se sempre più elettori decidono di votare per il Rassemblement national, per Reform Uk, per AfD o Aur c’è una ragione: hanno paura per il loro futuro e per quello dei loro figli. Di fronte a tutto ciò, l’establishment che fa? Invece di affrontare i problemi, prova a nasconderli, mettendo fuorilegge i movimenti che cercano di dare risposte ai bisogni della base. È un po’ come se il medico, invece di curare una piaga, dicesse al paziente di non guardarla e pure di non grattarsi. Se in giardino ho una mala pianta, provo a estirparla, non faccio finta che quella pianta non ci sia. Dico cose normali e forse persino banali? Talmente normali che la classe politica (ma anche la magistratura) non ci arriva. Così pensano di vietare un partito, quasi come se basti un divieto per impedire alle persone di ragionare con la propria testa.