Sicilia, la maggioranza di Schifani voleva triplicare le paghe ai presidenti delle Partecipate. Ma va sotto col voto segreto

  • Postato il 17 aprile 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Una bocciatura schiacciante per un disegno di legge voluto dal governo di Renato Schifani. All’Assemblea regionale siciliana la maggioranza è andata sotto su una norma che avrebbe di fatto aumentato le indennità dei presidenti delle partecipate della Regione. Sono stati solo in 16 i deputati che hanno votato a favore dell’aumento e del disegno di legge del governo. Un rifiuto secco da parte dell’Ars e una vittoria netta delle opposizioni. Complice il voto segreto, a schierarsi contro l’aumento delle indennità è stata la maggioranza dell’aula con 39 voti, di cui solo 25 facevano parte dell’opposizione. A “tradire” il governo Schifani, dunque, 14 franchi tiratori: “È la prova che il voto segreto è uno strumento valido: solo così è stato possibile per i deputati non votare a favore del governo ma a favore dei siciliani che di certo non volevano un aumento per chi ha fatto di tutto tranne che meritarsi indennità triplicate”, commenta Nello Di Pasquale, deputato regionale del Pd. “Niente regalo ai trombati della politica, perché nelle partecipate siede chi non è stato eletto”, sostiene Antonio De Luca, portavoce del M5s. Per De Luca “oggi la maggioranza di Schifani è andata in frantumi, letteralmente ridicolizzata dal voto segreto che abbiamo chiesto noi, e finito 39 a 16. Ha pagato la propria superbia e presunzione, dando la priorità a un disegno di legge vergognoso in un momento tragico per la Sicilia, con la sanità allo sbando, la siccità nuovamente alle porte e il caro bollette che strangola i cittadini. E tutto ciò solo per premiare i trombati della politica che finora hanno brillato, quasi ovunque, solo per incapacità, inadeguatezza e incompetenza”.

Il disegno di legge voluto dal governo e approvato dalla commissione Bilancio dell’Ars prevedeva all’articolo 1 la possibilità di un “compenso aggiuntivo”: questa è la chiave utilizzata dal governo per permettere l’aumento. In sostanza, ai presidenti delle partecipate, suddivisi in tre fasce (A, B e C), sarebbe spettato un compenso aggiuntivo che di fatto avrebbe raddoppiato quello già stabilito (per presidente di Fascia A, per esempio, al compenso di 27 mila euro veniva “aggiunta” una cifra identica, così anche per la B, con compenso di 14 mila e la C, con compenso di 7 mila). Come se non bastasse, era previsto un ulteriore “compenso individuale variabile, connesso al raggiungimento di obiettivi di rilevanza economico-finanziaria e gestionale”, sempre fissato in limiti ma aggiungendo il doppio esatto del compenso base: per la fascia A, 56 mila, la B, 28 mila, la C 14 mila. Di fatto si concedeva ai presidenti delle partecipate di triplicare lo stipendio: “Cifre più alte di quelle di un deputato, di fatto si erano preparati un sottogoverno perfetto, perché in molti casi in queste partecipate gli incarichi vanno ai primi dei non eletti”, sottolinea Di Pasquale. L’aumento però è stato bocciato dalle opposizioni: “Un grande risultato – ha concluso il dem – che impedisce anche l’aumento della spesa pubblica, cosa che, in questi anni, la maggioranza, ha fatto a dismisura”.

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