Sicilia, dall’apericena all’auto blu per comprare il kebab: chiuse le indagini sul presidente dell’Ars Gaetano Galvagno (Fdi)

  • Postato il 30 luglio 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Con l’autoblu per andare a comprare kebab e patatine. È solo una delle 60 contestazioni mosse al presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gaetano Galvagno, tutte dettagliate nell’avviso di conclusioni delle indagini: passaggi ad amiche, a parenti, per andare a fare shopping o comprare fiori, per tornare a casa o per portare amici in giro per la Sicilia. Episodi contestati dalla procura di Palermo, guidata da Maurizio de Lucia, che oggi, 30 luglio, ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini per il delfino di Ignazio La Russa. Originario di Paternò, in provincia di Catania, esattamente come il presidente del Senato, Galvagno avrà due mesi per presentare una memoria prima della eventuale richiesta di rinvio a giudizio dei pm (la scadenza è di un mese ma i termini sono sospesi ad agosto).

I contributi e gli incarichi – Le accuse sono di corruzione e peculato. Secondo i pm, Felice De Benedittis e Andrea Fusco, il meloniano ha fatto avere illecitamente a Marcella Cannariato – presidente della Fondazione Dragotto e moglie del patron della Sicily By Car – 11mila euro per un’apericena organizzato per l’evento “Donna Economia e Potere“, dalla Fondazione Belisario di cui la Cannariato era rappresentante in Sicilia. Tra le altre contestazioni spicca il contributo di 190 mila euro che la Fondazione Dragotto avrebbe ottenuto per “Un Magico Natale” edizione 2023 e per quella del 2024 solo grazie al presidente dell’Ars. In cambio, secondo l’accusa, avrebbe accettato la promessa del conferimento di un incarico di consulenza legale da parte della A&C Broker srl (legalmente rappresentata dalla Cannariato) per sua cugina Martina Galvagno, che non risulta indagata. Mentre per l’evento La Sicilia per le donne sarebbe stato dato un incarico a Marianna Amato, protégé di Manlio Messina, ex vice capogruppo di Fdi alla Camera, sempre grazie all’interessamento di Galvagno. Un do ut des ora cristallizzato dall’accusa nel documento che avverte della chiusura delle indagini e che è stato notificato anche all’ex portavoce del presidente dell’Ars, Sabrina De Capitani, a Marianna Amato, a Marcella Cannariato, ad Alessandro Alessi, titolare di una società che organizza eventi per conto della Fondazione Dragotto, all’imprenditore catanese Nuccio La Ferlita e a Giuseppe Cinquemani, segretario particolare di Galvagno.

L’auto blu – Nell’avviso di conclusione dell’inchiesta sono citati anche tutti i nomi di chi ha utilizzato l’auto blu in dotazione del presidente dell’Ars nei 60 episodi contestati dalla procura, sebbene nessuno di loro risulti indagato. Si tratta della sorella del presidente, Giorgia, di un’altra parente, Stefania Galvagno, accompagnate con l’auto di rappresentanza a comprare cibo, fiori, o a consegnarli, a fare acquisti di vario genere. Ci sono anche lunghi viaggi in auto blu, come in un caso quando persone vicine a Galvagno sono state portate da Palermo a Milazzo, in provincia di Messina, poi a Ragalna, in provincia di Catania e di nuovo a Palermo per un percorso di 7 ore per “esigenze di trasporto privato”. Amici, collaboratori, parenti tutti a bordo dell’auto di rappresentanza per sbrigare faccende di vario genere o per dare un semplice passaggio a casa a Ruggero Razza, l’ex assessore alla Salute di Fdi nella giunta Musumeci, lo stesso che fu coinvolto nello scandalo dei numeri covid gonfiati, ora eurodeputato. In un’occasione invece l’autista è stato mandato a comprare kebab e patatine.

Galvagno si dice soddisfatto – Il pupillo di La Russa aveva ricevuto una notifica di proroga delle indagini lo scorso gennaio, era dunque stato sentito dai pm lo scorso giugno. Con la conclusione delle indagini avrà adesso accesso a tutta la documentazione e potrà inoltrarla ai probiviri del partito. Nel frattempo si dice soddisfatto: “Registro con soddisfazione che sono state escluse tutte le presunte indebite utilità che avrei percepito a titolo personale”, ha scritto Galvagno sui social. L’avviso di conclusione delle indagini è in realtà un documento che generalmente è propedeutico alla richiesta di rinvio a giudizio (in alternativa l’accusa solitamente procede per la richiesta di archiviazione dell’indagine), ma solo ieri, martedì 29 luglio, nella cerimonia annuale con i giornalisti prima delle vacanze estive, aveva anticipato che anche in caso di rinvio a giudizio non si sarebbe dimesso. L’opposizione aveva chiesto le sue dimissioni già a giugno mentre un’ondata di polemiche era stata suscitata dalla sua partecipazione alla festa di matrimonio del figlio di Totò Cuffaro proprio il 19 luglio, giorno della commemorazione della strage di via D’Amelio. Partecipazione che aveva alimentato voci di un suo possibile passaggio alla Democrazia cristiana, ma i suoi compagni di partito lo escludono categoricamente: “Allora anche Schifani (anche lui era alla festa, ndr) sarebbe in procinto di andare nella Dc”, ha detto a ilfattoquotidiano.it un altro meloniano vicino al presidente dell’Ars.

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Il Fatto Quotidiano

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