Si riducono le dimensioni, ma cresce l’interesse. Storia e tendenze del presepe milanese

  • Postato il 20 dicembre 2025
  • Di Il Foglio
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Si riducono le dimensioni, ma cresce l’interesse. Storia e tendenze del presepe milanese

Nella stazione ferroviaria di Cadorna a Milano in questi giorni si può ammirare un bellissimo presepe. Lo ha realizzato la bottega di arte sacra “La Stele”, che si trova in Viale Certosa. A portarla avanti è una coppia di artigiani, marito e moglie. Sono Gianluca Giuseppe Seregni e Manola Artuso. Varchiamo le porte del loro archivio, e Gianluca ci racconta storia e segreti di un’arte di cui lui, così come Manola, è un appassionato cultore e studioso.

   

Dopo aver precisato che la loro attività riguarda più in generale il restauro di opere d’arte, non solo presepi, Seregni ci spiega qual è un po’ la missione di “La Stele”: mantenere viva una produzione tipica milanese, sia riguardo ai materiali, sia dal punto di vista iconografico. Ed è una specificità che Seregni ci tiene a sottolineare. Anche contro l’opinione di chi cataloga quello milanese come presepe di ambito bergamasco (“cosa che è alquanto ardita”), oppure lo inserisce in ambito lombardo. “La realtà - sostiene invece Gianluca - è che Milano ha sempre avuto delle realtà artistiche e produttive autoctone, specifiche, tipiche, assolutamente radicate in città”. E continua: “Purtroppo il cliché è che il presepe tipico milanese siano i diorami, che non sono una tipicità, ma una forma espressiva”. Oppure, “ci si è fermati al presepe di carta, pregevolissimo, del Londonio, che ha una sua radicata storia, ma che non è una tipicità popolare”.

   

E la tradizione napoletana? Che differenze ci sono con quella milanese? “La tradizione napoletana - ci risponde Seregni - deve, in parte, qualcosa alla tradizione milanese di un periodo storico molto remoto”. E cita Gaudenzio Ferrari, “che realizzò un gruppo importante di figure a dimensione naturale in terracotta vestita con occhi in cristallo e barbe e capelli veri”. Il “connubio”, dunque esiste. E le differenze? “La figura milanese è molto più austera, si rifà spesso a incisioni cinque-seicentesche e a un mondo popolare, contadino”. Dal punto di vista tecnico, ci spiega ancora Gianluca, l'esecuzione è differente, benché la terracotta sia presente pure qui e le figure vestite abbiano fatto parte anche della storia milanese. 

   

Nel corso della nostra conversazione, Seregni ci mostra splendidi modelli originali realizzati a cavallo fra il Settecento e l’Ottocento. Esemplari da cui si ricavavano le copie. E uno, in particolare, ci sorprende per la sua particolarità: una popolana di Milano, di una cascina o di una corte milanese, che porta il camicino bianco pulito a Gesù Bambino. Mentre ci aggiriamo fra le statue, possiamo anche vedere all’opera Manola, mentre dipinge gli occhietti proprio al Bambinello.

   

Cerchiamo, a questo punto, di individuare qualche tendenza attuale. A Gianluca chiediamo se negli ultimi anni il numero di milanesi che si rivolgono a “La Stele” per allestire il presepe è aumentato, diminuito, o è rimasto stabile. E lui: “Negli ultimi anni indubbiamente c’è una crescita continua di interesse a qualsiasi livello”. Ci spiega che in questi anni, collaborando sia con privati, sia con istituzioni, non hanno mai constatato il contrario, “nonostante purtroppo la vulgata popolare porti in quella direzione”. Per essere più chiari: “Non ci sono intolleranze da parte di chi religiosamente è di un altro contesto, non vedo proibizionismi a livello scolastico, non ho mai constatato nulla di tutto ciò… è una crescita di interesse che racchiude il collezionismo, l’aggiungere un pezzo importante ogni anno”. Ed è un aumento “eterogeneo per pubblico e, se lo vogliamo chiamare così, per clientela”. 

   

Eppure, in qualche modo, negli ultimi anni il presepe dei milanesi è cambiato. Qui ci scontriamo con l’attualità. “C’è un vincolo - ci riferisce Seregni, invitando pure a una riflessione di tipo sociale - legato agli spazi”. Ci racconta di trovarsi spesso a progettare presepi, che pure “hanno un loro perché, un loro valore importante”, ma che devono essere “strutturalmente legati a uno spazio limitato”. Insomma, in case sempre più piccole, anche il presepe tende a rimpicciolirsi. Senza perdere, tuttavia, di valore. E di significato.

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Autore
Il Foglio

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