Settimana del glaucoma, a Genova congresso con esperti da tutto il mondo. “Occhio ai falsi miti, l’unica strada è farsi visitare”

  • Postato il 10 marzo 2025
  • Salute
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Le sfide della ricerca, le opzioni chirurgiche, la nuova frontiera della neuroprotezione, lo stato dell’arte delle terapie. Saranno alcuni dei temi al centro del congresso internazionale dell’Associazione italiana per lo studio del glaucoma, che prenderà il via giovedì 13 marzo, con la partecipazione dei massimi studiosi nazionali e internazionali. L’appuntamento è uno dei più importanti nel mondo e si inserisce nei giorni della World Glaucoma Week per una disamina a 360 gradi su problema che interessa oltre un milione e 200mila italiani: “Un numero approssimativo – spiega il professor Stefano Miglior, ordinario di Malattie dell’apparato visivo all’università Bicocca di Milano e presidente dell’Associazione italiana per lo Studio del Glaucoma – perché è difficile stabilire il numero esatto delle persone colpite. Molti infatti non sanno di esserlo, non sottoponendosi a controlli periodici del fondo oculare, della pressione dell’occhio e del campo visivo. Questa patologia purtroppo non dà sintomi e quando li dà è spesso troppo tardi. La visita presso uno specialista è allora l’unico modo per verificare se vi sono segni della malattia e procedere dunque a ulteriori accertamenti”.

Quali sono i fattori di rischio? “La pressione oculare elevata, la miopia, la bassa pressione arteriosa e la familiarità” risponde Michele Iester, ordinario di Malattie dell’apparato visivo all’università di Genova, che farà gli onori di casa al congresso. “Chi è miope o chi ha casi di glaucoma in famiglia è portato a farsi visitare da uno specialista perché sa di essere a rischio. Il problema riguarda il resto della popolazione che invece sottovaluta il pericolo e non si sottopone ai dovuti controlli. Spesso, ci si reca dall’oculista quando si sbatte contro una porta o si cade a terra per effetto di un campo visivo che va riducendosi. Ma, in questi casi, si arriva in ritardo e difficilmente si riesce a rallentare l’ulteriore evoluzione della malattia. Per questo occorre avviare una vera e propria campagna di sensibilizzazione per evitare conseguenze estreme come la cecità”.

E occhio a quelli che Miglior definisce “falsi miti“. Si stima, per esempio, che il 20-25 per cento dei pazienti con glaucoma hanno una pressione oculare del tutto normale e “questo vuol dire – sottolinea Miglior – che avere una pressione oculare inferiore a 21 non è motivo di sicurezza. Se ci si lascia condizionare da questo falso mito, si rischia che il soggetto, con una pressione normale, possa sentirsi fuori pericolo e magari decida di non farsi mai controllare da un oculista. Senza sapere che invece potrebbe già essere affetto dalla malattia o potrebbe svilupparla nel tempo. Test diagnostici adatti a operare un adeguato screening della popolazione non esistono e farsi esaminare, dai 40 anni in su, è l’unico modo per stare tranquilli”.

La visita oculistica resta l’unico metodo efficace per rilevare in tempo il glaucoma, insistono gli esperti, e per poter mettere in atto tutte le possibili strategie terapeutiche che servono a conservare un residuo funzionale adeguato a poter condurre una vita senza eccessivi problemi. Spiega Luca Rossetti, direttore della clinica oculistica dell’ospedale San Paolo di Milano e docente alla Statale: “Il 4% della popolazione oltre i 40 anni ha una pressione oculare elevata senza avere però alcun segno clinico della malattia e studi clinici, condotti sia in Usa che in Europa, hanno evidenziato che solo il 10-15 per cento di questi individui svilupperà un iniziale segno di glaucoma nell’arco di 5 anni dalla prima osservazione, e che pertanto solo una fetta di tali soggetti si avvantaggerà da una terapia ipotonizzante per prevenire lo sviluppo della malattia. Si tratta tuttavia del gruppo caratterizzato dai fattori predittivi più rilevanti, quali i livelli pressori oculari particolarmente elevati e lo spessore corneale più sottile della norma, un parametro che non ha nulla a che vedere col glaucoma, ma che contribuisce in modo significativo a sottostimare il valore della pressione oculare che viene rilevata con la tonometria“.

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