Serie BKT, viaggio tra gli stadi italiani. Problemi e costi di ristrutturazione
- Postato il 26 settembre 2025
- Di Virgilio.it
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Mentre a Milano la bagarre su San Siro tiene banco tra politica e milioni di euro, il vero termometro dello stato di salute del calcio italiano si misura in Serie BKT. Qui, il problema infrastrutturale è molto più che un dettaglio: è un dramma che divide i club tra chi guarda al futuro europeo e chi resta ancorato al secolo scorso. Oggi, lo stadio non è solo un campo da gioco, ma il centro nevralgico urbano e un catalizzatore di introiti.
Fatte queste premesse è lecito chiedersi quali club oggi vantino strutture idonee e affini questi parametri e quali invece necessitino di un totale lavoro di rifacimento estetico e strutturale. Vediamo la situazione più nel dettaglio attraverso esempi virtuosi e situazioni da risolvere.
- Bolzano e Frosinone: case history di venue futuristiche
- Il dramma dei non idonei: vecchio fascino e ristrutturazioni bloccate
Bolzano e Frosinone: case history di venue futuristiche
Nella penisola ci sono stadi che ormai possono essere considerati tempi iconici del calcio nostrano. Tra questi spiccano sicuramente il Luigi Ferraris di Genova, o il San Nicola di Bari che venne progettato da Renzo Piano in occasione dei Mondiali del 1990. Qui l’acustica e la visibilità sono elemento ad hoc e sovente condizionano anche l’andamento delle gare, ma nella loro maestosità sono comunque infrastrutture risalenti al secolo scorso e dunque richiedono miglioramenti necessari benché, negli anni, non siano mancati interventi in questo senso. Tra i “gioiellini” di Serie BKT, però, non si possono non citare il Druso di Bolzano e il Benito Stirpe di Frosinone.
Il primo è stato sottoposto a un ampio intervento di ristrutturazione tra il 2019 e il 2021 con un investimento di oltre 15 milioni di euro, in gran parte finanziati dalla Provincia di Bolzano. La capienza è stata aumentata (da 3 mila a circa 6 mila persone), le tribune avvicinate, il manto erboso rifatto con riscaldamento ipogeo e al piano terra sono state collocate sale per conferenze stampa, zone per il personale di sicurezza, aree business, fanshop e ristorazione. Incastonato nel meraviglioso scenario delle Dolomiti, si contende con quest’ultime il primato per bellezza paesaggistica.
Il secondo invece è stato inaugurato nel 2017 come impianto di ultima generazione ed è riconosciuto anche all’estero come simbolo delle nuove generazioni di stadi italiani con standard elevati in termini di innovazione, design, sicurezza e comfort.
Dispone di circa 16 mila posti numerati e coperti e i costi complessivi ammontano a quasi 20 milioni di euro tra intervento pubblico e privato. Tra le due arene c’è soltanto una differenza burocratica, lieve ma di enorme portata, poiché se il Druso è di proprietà del Comune di Bolzano, lo Stirpe è di proprietà del club. Un dettaglio non di poco conto, considerando che l’obiettivo a lungo termine dei club è quello di avvicinarsi sempre più al modello inglese vigente in Premier League. L’equazione è molto semplice: stadio di proprietà, aumento degli introiti, gestione autonoma, maggiore sostenibilità e competitività agonistica.
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Il dramma dei non idonei: vecchio fascino e ristrutturazioni bloccate
Dall’altro lato della medaglia, invece, ci sono invece strutture assolutamente non adeguate per il secondo campionato professionistico più importante d’Italia. Si sta parlando del Romeo Menti di Castellammare di Stabia e dello Stadio dei Marmi di Carrara, entrambi di proprietà pubblica e paradigmatici in quanto a situazione precaria da risolvere. Certo, quel fascino romantico dei tempi che furono è tutt’oggi percepibile, ma ambedue le situazioni richiedono interventi immediati.
Il Menti è stato inaugurato nel 1935 e purtroppo soffre di tribune ormai datate e layout poco moderno. Con una capienza di circa 7.642 posti, rientra tra gli impianti minori della categoria, sebbene sia in linea con i requisiti minimi richiesti. In casa delle Vespe il progetto di ristrutturazione completa è ancora in fase di studio e revisione, ma si è comunque già mosso qualcosa. L’anno scorso infatti, in piena corsa play off, era giunta la notizia di uno stanziamento fino a 5 milioni di euro da parte della Regione Campania. A questi si aggiungono anche i 500mila euro dalla Cassa Depositi e Prestiti per la riqualificazione del piazzale antistante la struttura, ma purtroppo a luglio il Menti è stato escluso dal bando ‘Sport e Periferie’ promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Di cosa si trattava? Di un investimento complessivo di 1,8 milioni di euro per la riqualificazione e l’adeguamento energetico dello stadio di cui 1,5 milioni coperti da fondi statali e i restanti 300mila euro (pari al 20%) a carico del Comune.
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Lo Stadio dei Marmi invece è un mondo a parte. Raggiunge a difficoltà i 5 mila posti a sedere e la pista d’atletica richiama l’omonimo complesso capitolino. Lo stadio mantiene una struttura tipica degli anni ’50, senza ampliamenti significativi della capienza, con settori misti tra posti a sedere e in piedi e una copertura limitata a poche strutture. Proprio in questi giorni a Carrara si sta affrontando il tema di una riqualificazione dello stadio pari a 3 milioni di euro complessivi. Al centro di tutto c’è l’ampliamento della Curva Nord (a 2.400 seggiolini), oltre a bar e servizi. In una seconda fase, invece, si dovrebbe attuare l’adeguamento del rettilineo della tribuna, oltre a nuovi servizi e spogliatoi nella palazzina uffici.
Per questi interventi, il Comune toscano ha già comunicato che stanzierà 1,5 milioni di euro, e la sindaca Serena Arrighi ha dichiarato a testate locali che “durante i lavori di ampliamento lo stadio dei Marmi rimarrà sempre fruibile sia per gli allenamenti della Carrarese calcio che per le gare ufficiali, anche se ovviamente le prime partite della nuova stagione potrebbero svolgersi con una capienza ancora ridotta in attesa della fine dei lavori”.
Le altre compagini di SERIE BKT – bene o male – disputano le proprie partite in stadi relativamente buoni e in linea con le direttive della Lega o di organi superiori. Ma investire in strutture diventa essenziale per cominciare un percorso di avvicinamento ai grandi paesi europei e valorizzare un paese – il nostro – che resta a prescindere una delle nazioni più importanti nello scenario calcistico continentale.