Serie A, la fabbrica degli arbitri

  • Postato il 5 agosto 2025
  • Di Panorama
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Il ritiro è in mezzo alle montagne dell’Umbria, a Cascia. Terzo anno in clausura per preparare una stagione arbitrale che sarà difficile. Nessuno tra i vertici dell’AIA si attende niente di diverso. Del resto i fischietti italiani escono da un campionato che dal punto di vista arbitrale ha rappresentato la tempesta perfetta, con scudetto e accessi alle ricche coppe europee in discussione fino all’ultima giornata. Annata aspra e piena di proteste, ma anche positiva (al di là degli errori) per le risposte che ha fornito da alcuni talenti in crescita evidente.

Non è più l’Anno Zero. Il ricambio generazionale c’è stato e ora va accelerato. Il primo passo è stato doloroso, nel senso che a giugno a molti arbitri è stato chiesto di smettere così da poter ridurre gli organici. Ai nastri di partenza della stagione ci sono 42 direttori di gara di campo e 24 Video Match Official, i Var professionisti che si occupano solo di quanto accade negli studi di Lissone. Un sacrificio necessario: “Avendo numeri ridotti la qualità si alzerà e potremo anche dare più partire ad arbitri giovani che sono stati lasciati un po’ in disparte. L’obiettivo è ringiovanire l’organico e portare qualche arbitro a essere internazionale come ci chiedono Uefa e Fifa” spiega Gianluca Rocchi, al quinto anno da designatore della A e della B.

Arbitri, le novità della stagione della Serie A

Profonde rivoluzioni regolamentari non ci sono, dopo anni di grandi cambiamenti. Lo scorso mese di marzo l’Ifab ha deciso di apportare solo qualche ritocco alle norme, così non bisognerà attendersi nulla di troppo diverso da quanto visto negli ultimi mesi. Le modifiche, però, saranno estremamente visibili e toccheranno il rapporto di comunicazione con il grande pubblico; proprio per questo andranno maneggiate con grande attenzione.

Gli arbitri riconosciuti come pubblico ufficiale

La prima è politica ed è la vittoria nella battaglia che il mondo arbitrale portava avanti da tempo: riconoscimento del ruolo di pubblico ufficiale per gli arbitri così da mettere un argine al fenomeno purtroppo sempre presente. Ora che c’è la norma, che punisce in maniera durissima i responsabili degli atti di violenza contro i direttori di gara, serve la rivoluzione culturale.

Il presidente dell’Aia, Cesare Zappi: “Non dimentichiamoci mai che le gare in Italia sono 600mila ogni anno e che gli episodi sono un numero limitato. Però, se anche possono sembrare pochi non si deve minimizzare: anche un solo arbitro picchiato è un problema. Abbiamo bisogno di tutti perché la legge sia non uno strumento punitivo ma un’occasione di deterrenza. Non saremo felici se qualcuno sarà arrestato se avrà picchiato un arbitro, lo saremo se sarà diffuso il messaggio che anche per questo motivo è bene non mettere le mani addosso a un arbitro”.

Gli arbitri annunceranno al pubblico le decisioni Var

Con l’inizio del campionato, anche in Serie A arriverà l’annuncio pubblico delle decisioni del Var. Cosa accadrà? Che dopo la revisione l’arbitro aprirà un collegamento audio con lo stadio e con la diretta televisiva e spiegherà il motivo della sua scelta. La sperimentazione c’è stata al Mondiale per Club negli Stati Uniti ed è stata un successo, ora tocca al campionato con tutti i suoi veleni.

Così Rocchi, che sta insegnando il nuovo protocollo: “Proveremo a uniformarne il modo, così come fatto per i colloqui tra Var e arbitri. Ognuno avrà il suo modo ma si proverà ad avere formule univoche. E’ un salto di qualità perché non sarà facile sapere di dover saper convincere il pubblico in diretta e sul momento che la decisione presa è stata corretta”.

Limite di 8 secondi per la ripresa del gioco

Altra novità, già sperimentata al Mondiale per Club, il limite massimo di 8 secondi per la ripresa del gioco quando il palline è in mano al portiere. In caso contrario, calcio d’angolo in favore della squadra che attacca. Serve per rendere più fluido il gioco, diminuire le interruzioni e le perdite di tempo, alzare la media del gioco effettivo e allineare le statistiche italiane a quelle europee come già fatto nelle ultime stagioni anche in tema di falli fischiati e calci di rigore.

Arbitri e comunicazione: “Ci siamo aperti ma vogliamo rispetto”

Non solo Open Var. Ormai la casa degli arbitri è una casa di vetro in cui poco rimane nascosto. Comunicazione continua, ammissione e spiegazione degli errori, assunzione di responsabilità che coinvolge prima di tutto i vertici. Un processo irreversibile anche se i risultati non sono stati quelli attesi: “Sono sincerto, mi aspettavo di più per quanto ci siamo aperti all’esterno – ammette Rocchi -. Noi raccontiamo tutto di noi, non ci sono segreti. Non c’è una categoria come la nostra nell’ammettere gli errori e nel metterli in piazza per poi ricevere non dico un grazie ma altri attacchi. Ci stiamo mettendo a nudo, forse anche troppo. Ho trovato apertura nella stampa, non sempre nei tifosi”.

Quando le interviste nel dopo partita? “A livello personale sono contrario – risponde il designatore -. Non sei lucido. Dopo il fischio finale, meno si parla dell’arbitro meglio è e figuriamoci se un arbitro a caldo può ammettere un errore. Faccio una provocazione: date un premio una volta a un arbitro come migliore in campo e arriveremo alle interviste… Non rischiamo nulla”.

E per chiudere il tasto (dolente) delle proteste, soprattutto dei tecnici e degli staff: “Non abbiamo visto grandi miglioramenti nell’ultima stagione, forse per colpa nostra – spiega Rocchi -. Sono sempre stato convinto che la strada maestra sia quella del dialogo, ma se noi parliamo e gli altri protestano non c’è dialogo. Lo avevamo chiesto e abbiamo avuto in risposta urla e proteste, dobbiamo pensare anche a tutelare l’immagine del calcio italiano. In Serie C ora saranno maggiormente coinvolti con il nuovo FVS, da noi non ancora e in futuro si vedrà”.

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Panorama

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