Sentiero Spallanzani: tutto quello che devi sapere
- Postato il 25 giugno 2025
- Cammini
- Di SiViaggia.it
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Il Sentiero Spallanzani è un itinerario escursionistico di lunga percorrenza che si snoda nel cuore dell’Appennino Reggiano, collegando il centro storico di Reggio Emilia al crinale tosco-emiliano, fino al paese di San Pellegrino in Alpe. Con i suoi circa 125 km distribuiti in 8 tappe, il sentiero attraversa un mosaico di paesaggi che vanno dalla pianura alle montagne, passando per colline, valli fluviali, formazioni rocciose e ambienti rurali autentici.
È il cammino ideale per chi desidera immergersi nella natura, osservare da vicino i fenomeni geologici, conoscere la biodiversità dell’Appennino e riscoprire, passo dopo passo, il legame profondo tra scienza, storia e territorio. Ogni tratto del percorso racconta qualcosa: sulla terra, sulle genti che l’hanno abitata e su un passato che continua a vivere nei paesaggi, nei sapori e nella cultura.
Una storia di scienza e cammini
Il Sentiero Spallanzani è dedicato a Lazzaro Spallanzani, biologo, naturalista e viaggiatore del Settecento, originario di Scandiano. Convinto che per comprendere la natura fosse necessario “uscire dal laboratorio”, Spallanzani esplorò l’ambiente circostante con approccio empirico, lasciando in eredità un metodo di osservazione che ha ispirato generazioni di studiosi.
Il sentiero nasce ufficialmente nel 1988, da un’idea del camminatore e scrittore Luca Gianotti, e viene inizialmente segnato con il simbolo di una farfalla, disegnato dall’artista Nino Squarza. Il CAI di Reggio Emilia e Scandiano ne assume poi la gestione, aggiungendo la classica segnaletica bianco-rossa. A partire dal 2017, grazie all’intervento della Compagnia dei Cammini, viene rilanciato e riorganizzato, con l’inserimento nel 2019 di una nuova tappa che collega i Musei Civici di Reggio Emilia a Scandiano.
Fin dall’inizio, il Sentiero Spallanzani si propone come cammino accessibile a piedi, in bici o a cavallo, attraversando territori studiati da Spallanzani stesso.
Le tappe del cammino
Il Sentiero Spallanzani è suddiviso in 8 tappe per un totale di circa 125 km e 5.000 metri di dislivello positivo, attraversando aree urbane, colline, crinali e ambienti montani fino ai 1.820 metri di quota.
Tappa 1: da Reggio Emilia a Scandiano
(20,5 km, dislivello nullo, 6h)
La prima tappa prende idealmente il via dal Palazzo dei Musei di Reggio Emilia, che custodisce la collezione Spallanzani. Il percorso si snoda inizialmente tra parchi urbani come il Parco del Rodano, Campo di Marte e il parco del Quinzio, offrendo un contatto immediato con la natura cittadina. Si costeggiano aree di riequilibrio ecologico e, tramite una variante, si può raggiungere anche il suggestivo Parco del Mauriziano, legato alla figura di Ludovico Ariosto.
Si prosegue poi lungo il Canale di Secchia, un’importante infrastruttura idraulica di origine romana, attraversando paesaggi agricoli e zone umide. Il tratto finale segue il percorso ciclopedonale del Tresinaro, fino a Ventoso di Scandiano, punto d’arrivo della tappa. Anche se recente (aggiunta nel 2019), questa tappa non è ancora interamente segnalata in via definitiva, ma rappresenta un prologo ricco di spunti paesaggistici e culturali.
Tappa 2: da Scandiano a Regnano
(18 km, 700 D+ / 430 D–, 6h)
Dal borgo di Ventoso, la tappa risale la valle del Rio Guiglia, un ambiente ricco di biodiversità e affioramenti di argilla scagliosa, dove in primavera sbocciano orchidee spontanee. Dopo un tratto tra boschi e aree rurali, si giunge a Colombaro, da cui si scende verso il torrente Tresinaro passando nei pressi della chiesa di Rondinara.
Qui il paesaggio si apre a dolci colline e campi coltivati. La salita successiva porta al maestoso Castello di Viano, parte del sistema difensivo matildico, con splendide viste sull’Appennino. L’arrivo è a Regnano, celebre per le sue Salse di fango freddo, un raro fenomeno geologico che Spallanzani studiò con attenzione. Questa tappa è tra le più rappresentative del connubio tra natura, storia e scienza.
Tappa 3: da Regnano a Giandeto
(13 km, 630 D+ / 430 D–, 5h)
La terza tappa inizia con una salita verso Monte Alfonso, immersa in un paesaggio rurale che si apre su scorci panoramici. Dopo una discesa tecnica, si risale la valle del Rio Cesolla, area naturalistica di grande valore, attraversando un piccolo guado nei pressi di una suggestiva cascatella incisa nell’arenaria. Il cammino si inoltra in un bosco misto, ricco di essenze arboree e fauna locale, passando per le località di S. Giovanni di Querciola e Prediera, dove la vegetazione si fa più fitta.
Si prosegue quindi verso Sorriva e il Lago del Mulino del Tasso, specchio d’acqua immerso nel silenzio, fino al Monte delle Ripe, sito dell’antico Castello di Giandeto. Il tratto finale conduce al gruppo di case fortificate di Case Mattioli, dove termina la tappa. È una giornata intensa, tra natura rigogliosa e testimonianze del passato feudale dell’Appennino.
Tappa 4: da Giandeto a Carpineti
(14 km, 750 D+ / 790 D–, 5h)
Dal borgo di Giandeto, la tappa prosegue verso Stropeda per poi scendere a Croveglia, conosciuta per le sue case a torre del XV secolo, che raccontano un passato di difesa e presidio del territorio. Si continua la discesa fino al torrente Tresinaro, costeggiando il piccolo borgo di Cerpiano, anch’esso caratterizzato da case-torri ben conservate. L’ambiente si fa sempre più montano mentre si risale verso Mandra, dove si trovano i resti di un antico castello medievale.
Dopo aver superato Romagnano, si raggiunge Pianzano e la Pieve di San Vitale, un tempo maestosa chiesa romanica ora trasformata in ostello. Il tratto finale corre sulla dorsale tra il Monte Valestra e il Monte Fosola, un crinale affascinante per le sue peculiarità geologiche e botaniche, e termina con la discesa verso l’imponente Castello di Carpineti, una delle fortificazioni matildiche più importanti dell’Emilia.
Tappa 5: da Carpineti a Ginepreto
(21,5 km, 960 D+ / 760 D–, 7h)
Questa è una delle tappe più lunghe del cammino. Si parte dal Castello di Carpineti, imboccando un’antica via di crinale che attraversa boschi di castagni, faggi e roverelle. L’itinerario gira attorno al Monte Banzola, proseguendo per le località di Campogallinaro e Saccaggio, quest’ultima nota per le sue case torre di pietra. Dopo la discesa verso il Rio Spirola, si risale la valle passando da La Noce e Campolungo, antichi nuclei agricoli.
A questo punto il cammino si avvicina all’icona dell’Appennino reggiano: la Pietra di Bismantova. Chi ha tempo ed energia può salire sulla sua sommità per godere di un panorama a 360 gradi o semplicemente ammirare la maestosità della sua parete verticale. Dopo la discesa si passa dall’Eremo di Bismantova, un luogo di meditazione, e si conclude la giornata a Ginepreto, presso un’accogliente azienda agrituristica.
Tappa 6: da Ginepreto a Ligonchio
(17 km, 810 D+ / 650 D–, 6h)
La tappa comincia con una discesa verso il fiume Secchia, attraversando aree con affioramenti di gessi triassici, molto interessanti dal punto di vista geologico. Si arriva al Mulino di Vologno, testimonianza della cultura contadina e delle attività rurali, e si prosegue lungo la strada di fondovalle fino al Ponte del Pianello. Dopo l’attraversamento, il cammino sale dolcemente su un pianoro ricoperto di castagni, in direzione di Monte Carù, un’area poco frequentata ma di straordinaria bellezza.
Si passa accanto all’Oratorio di San Venerio e si toccano i borghi di Ca’ Budriotto e Castellaro, quest’ultimo arroccato su una collina vulcanica di colore rosso intenso. Il paesaggio assume tratti quasi lunari, con la cresta del Monte delle Formiche e la discesa verso Montecagno e Casalino, un tipico borgo montano. L’arrivo è a Ligonchio, dove si trovano un mulino e un bacino idroelettrico, simboli dell’integrazione tra natura e attività umana.
Tappa 7: da Ligonchio al Rifugio Battisti
(14 km, 800 D+ / 50 D–, 5h)
Da Ligonchio, il sentiero segue il tracciato CAI 635 e si addentra nella valle del torrente Ozola, attraversando un territorio ombreggiato da faggete e castagneti secolari. Questo tratto è utilizzato anche dall’ENEL come sentiero di servizio per gli impianti idroelettrici della zona. Si raggiunge prima la Presa Bassa, poi si affronta una salita continua fino alla Presa Alta. Qui si incrociano i sentieri CAI 639 e 633, che portano sul pianoro del Lago del Capriolo, specchio d’acqua glaciale incastonato tra boschi d’alto fusto.
L’ambiente è quello del Bosco di Soraggio, un’area di grande valore naturalistico. Si prosegue verso il Passo di Romecchio, valico di crinale con viste spettacolari sul Monte Cusna e sulle Alpi Apuane. Poco dopo si raggiunge il Rifugio Bargetana, da cui, tramite una strada forestale o un sentiero diretto, si arriva al Rifugio Battisti, immerso in un paesaggio d’alta quota di grande suggestione.
Tappa 8: dal Rifugio Battisti a San Pellegrino in Alpe
(16 km, 400 D+ / 630 D–, 5h)
L’ultima tappa del cammino inizia nei pressi del Passo di Lama Lite, non lontano dal Rifugio Battisti. Da qui si scende in un vallone ai piedi del Monte Cipolla, proseguendo a mezza costa lungo il fianco settentrionale del Monte Prado, il più alto dell’Appennino tosco-emiliano. Il paesaggio è dominato da brughiere di mirtilli e panorami aperti sulla Valle del Serchio. In stagione, è possibile raccogliere qualche frutto spontaneo, con rispetto per l’ambiente.
Il sentiero attraversa il Rio Torto, poi risale gradualmente alla Bocca di Massa, un valico erboso con viste sulle Apuane. Da qui si segue il sentiero 00 di crinale, fino al Passo delle Forbici, per poi affrontare la salita verso la Cima La Nuda. La discesa finale si svolge attraverso una faggeta silenziosa che conduce al Passo delle Radici, dove convergono anche altri cammini storici come la Via Bibulca. L’ultimo tratto attraversa i prati di Villa Bianca e del Pradaccio, con arrivo nel borgo di San Pellegrino in Alpe, storico luogo di ospitalità e spiritualità in quota.
Il Sentiero Spallanzani a cavallo
Il Sentiero Spallanzani è percorribile anche a cavallo, offrendo ai cavalieri la possibilità di attraversare l’Appennino Reggiano lungo un itinerario vario e spettacolare, tra crinali panoramici, boschi secolari e borghi storici. Non tutte le tappe sono perfettamente adatte a un’escursione equestre, ma buona parte del tracciato segue antiche vie di crinale, carrarecce e mulattiere, già battute in passato da animali da soma e viandanti.
I tratti più indicati per la percorrenza a cavallo sono quelli collinari e montani, in particolare dalla tappa 2 alla tappa 6, dove i sentieri attraversano zone rurali, foreste e dorsali poco trafficate. Alcuni tratti più stretti, come quelli in discesa con forte pendenza o nei boschi più fitti (ad esempio, tratti della tappa 3 o della 7), potrebbero richiedere una valutazione preventiva o una deviazione più agevole.
È consigliabile organizzare il percorso con accompagnatori esperti del territorio o appoggiandosi a centri equestri locali che forniscono supporto, accoglienza per cavalli e indicazioni sulle varianti più sicure. Alcune strutture ricettive lungo il cammino – agriturismi e rifugi in particolare – sono attrezzate per ospitare anche cavalli, ma è fondamentale prenotare in anticipo e verificare la disponibilità.
Il percorso in bicicletta
Il Sentiero Spallanzani è percorribile anche in mountain bike o gravel, ma non è un itinerario cicloturistico tradizionale: si tratta di un percorso impegnativo, adatto a ciclisti esperti e ben allenati, dotati di attrezzatura idonea e di una buona capacità di gestione del mezzo su fondi naturali. Il tracciato alterna infatti asfalto, carrarecce, sterrati, sentieri e passaggi tecnici, con tratti ripidi, fondo smosso e ostacoli naturali.
Le prime tappe, da Reggio Emilia a Regnano, sono generalmente più accessibili anche con gravel, grazie a un fondo più scorrevole e a un’altimetria contenuta. Dalla terza tappa in poi, il percorso si fa via via più impegnativo: salite costanti, discese sconnesse e passaggi in boschi montani richiedono buone doti tecniche. Le tappe da Carpineti a Ligonchio presentano i dislivelli più marcati, mentre l’ultima parte verso San Pellegrino in Alpe include tratti di crinale ad alta quota, spesso da affrontare con prudenza o a spinta.
Cosa sapere prima di partire
Le stagioni migliori per percorrerlo sono la primavera (aprile-giugno) e l’inizio dell’autunno (settembre-ottobre): i paesaggi sono più vividi, le giornate luminose e le fonti d’acqua più affidabili. In estate, le temperature nelle valli possono diventare elevate, mentre in inverno la neve può rendere impraticabili alcuni tratti montani.
Il tracciato è segnato con i simboli bianco-rossi del CAI, affiancati dalla sigla “S. SP” e dall’iconico simbolo della farfalla, disegnato da Nino Squarza. Tuttavia, la segnaletica è più presente nel senso di marcia da nord a sud (Reggio Emilia > San Pellegrino) e può risultare scarsa o assente nel senso contrario. Alcuni tratti attraversano boschi fitti, aree agricole o zone marginali dove è facile perdere l’orientamento. Per questo si consiglia vivamente di scaricare le tracce GPS ufficiali (disponibili gratuitamente online) e di portare con sé anche una mappa cartacea come riserva.
Uno degli aspetti più delicati del cammino è la disponibilità d’acqua, soprattutto nelle stagioni calde. Le fontane e le sorgenti presenti lungo il percorso non sono sempre attive o affidabili: molte si seccano in estate. È quindi essenziale portare con sé una scorta d’acqua giornaliera sufficiente, soprattutto nei tratti più isolati.