Senaldi: Giuseppe ha vinto e resiste, i Cinquestelle non si sa

  • Postato il 25 novembre 2024
  • Di Libero Quotidiano
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Senaldi: Giuseppe ha vinto e resiste, i Cinquestelle non si sa

Giuseppe Conte ha deciso che lo si nota di più se arriva ma in ritardo, un po' come i suoi famigerati dpcm al tempo del Covid, il suo periodo d'oro, quando comunicava notizie essenziali al Paese solo a notte inoltrata. Stavolta però la suspense è ai minimi termini, anche se il leader di Cinque Stelle posticipa di un'ora rispetto agli annunci il suo discorso di sintesi della due giorni grillina Nova, all'Eur, una sorta di congresso senza candidati volto ad abbozzare un programma votato ma non dibattuto. Obiettivo: tracciare la linea futura di M5S. Stop a Grillo come garante, via il tetto dei due mandati, vocazione progressista, sì alle alleanze d'opportunità, no a quelle strutturali, giustizialismo a manetta, o a manette: ecco impacchettato e servito alla platea il Movimento 2.0, dove lo zero pare avere più consistenza del due.

In verità, per conoscere l'esito dell'assemblea (ri)costituente pentastellata non era necessario aspettare le parole del leader. Bastava leggersi l'editoriale di presentazione dell'evento scritto da Marco Travaglio, venerdì scorso, dal titolo profetico, “Come voterei”, per scoprire quello che sarebbe stato e arrivare alla conclusione che il direttore del Fatto Quotidiano è un indovino, o è il prototipo del perfetto iscritto grillino, oppure riesce a rendere realtà i desideri di Conte, sempre che non sia viceversa.

 

 

 

Comunque, nel fine settimana pentastellato un parto c'è stato. In attesa che il nuovo partito, ancora allo stato embrionale, nasca, è rinato sotto nuove vesti il suo leader: Conte si è fatto re. Ora il Movimento è tutto, e solo, suo; i cortigiani che lo applaudivano in sala sono il corredo necessario, ma contano poco o nulla. Anzi, per la verità, per ora c'è solo lui e quel che sarà del Movimento resta un punto interrogativo. L'altra notizia è che non pare che per Giuseppi questo sia un problema. Poiché la sensazione è che il governo tirerà dritto ancora un bel po', probabilmente fino a fine legislatura, il leader grillino vive alla giornata: gli obiettivi del weekend erano liberarsi di Grillo e autoincoronarsi e sono stati raggiunti. Del domani, si sa, non c'è certezza, ma almeno per un anno non ci saranno più elezioni e quindi Conte dal palco ostenta la faccia di quello che si sente sereno.

Il sedicente avvocato del popolo è un grande interprete, non c'è che dire; anche ieri ha mostrato doti attoriali invidiabili, non ha nulla da dire, ma lo dice benissimo. Quel che gli manca infatti è la sceneggiatura. Le risposte della base ai quesiti sottoposti non sono servite a riempire di contenuto l'eloquio del leader. Il discorso contiano è stato un elenco dei mali dell'Italia senza neppure l'intenzione di fornire soluzioni credibili e una lista amarcord di rivendicazioni orgogliose del proprio operato da premier, dove alcune nefandezze, dal super bonus al reddito di cittadinanza, dall'eccessivo indebitamento da Pnrr ai disastri della pandemia, sono state truccate da successo. Tanto, chi avrebbe potuto alzare la mano e contestare, era stato preventivamente lasciato fuori dalla porta.

Ora che si è preso la bicicletta altrui, al presidente di M5S non resta che pedalare. Non potrà più scaricare su nessuno la colpa dei crolli elettorali del Movimento. Ha bollato Grillo come un traditore, ha fatto votare contro di lui, lo ha umiliato e adesso è solo al comando, o sarebbe più appropriato dire solo allo sbando, visto lo stato attuale di Cinque Stelle. Che farà, da domani, il nuovo Elevato? Genericamente lo ha detto, farà il progressista, cosa che - Travaglio docet «non è essere di destra né essere di sinistra ma è cambiare in avanti», e infatti l'ex premier si è affrettato a precisare dal palco che «M5S vuole cambiare l'Italia», dopo aver fallito l'obiettivo originario del “Vaffa”, ovverosia quello di mandarla a rotoli. Fatto sta che, Travaglio se ne faccia una ragione, a sinistra Conte ci si è messo, perché ha sempre dichiarato di avere lì il cuore e perché a destra non ha più un voto e nessuno ce lo vuole.

Quello che non è chiaro però è quale spazio riuscirà a ricavarsi M5S all'interno dello schieramento guidato da Elly Schlein. Forse può servire a capire qualcosa il fatto che l'ospite d'onore di Nova sia stata Sahra Wagenknecht, la leader di Bsw, il partito rosso-bruno tedesco, estrema sinistra con venature nazionalsocialiste, accolta da Conte con calore da adepta. La signora guida una formazione anti-sistema, anti-Nato, anti-Ucraina, anti-immigrazione e anti-europea. Ecologismo a parte, ha posizioni simili al primo Movimento. Il punto però è che, dopo tre governi, compreso quello di Draghi, sdoganato da Beppe e mal digerito ma comunque accettato da Giuseppi, M5S non può più essere forza anti-sistema; soprattutto, non può esserlo con questo leader, un democristiano che giustamente Grillo definisce gesuita e non francescano.

 

 

 

Diciamoci la verità: una cosa onesta Conte la sta facendo. Non potendo cambiare la sua natura, per nulla barricadiera, l'avvocato sta provando a cambiare pelle al suo partito. Solo che al momento non ha ancora trovato quella nuova e per costruirla si aggrappa a pilastri che non stanno in piedi: reddito senza lavoro, legalità senza giustizia, spesa pubblica senza interventi per la crescita, pace senza difesa, trumpismo senza atlantismo ed ecologismo alla cinese. Insomma, le solite utopie grilline che, se non fosse che M5S serve al campo largo, qualcuno potrebbe anche bollare come populismo d'accatto.

 

 

 

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Libero Quotidiano

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