Senaldi: Emilia sott'acqua ma Schlein dà lezioni ai liguri

  • Postato il 22 ottobre 2024
  • Di Libero Quotidiano
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Senaldi: Emilia sott'acqua ma Schlein dà lezioni ai liguri

Elly Schlein pulcino bagnato. La segretaria ha scoperto che domenica e lunedì si vota in Liguria e da una settimana gira forsennatamente la regione. Nei dieci giorni che precedono l'appuntamento alle urne, ci andrà più volte di quanto non ha fatto nell'anno e mezzo da che è segretaria. C'è da sostenere la candidatura di Andrea Orlando, del ridotto campo progressista, al quale non pare siano sufficienti per vincere i retaggi dell'inchiesta che ha decapitato la maggioranza di Giovanni Toti. E allora tutto fa brodo, anche la pioggia.

Il guaio però dell'applicarsi tardivamente è che non si conosce la realtà di cui si parla, ci si ferma alle impressioni superficiali. Schlein ha visto che in Liguria ha piovuto molto e quindi ha attaccato la giunta uscente a testa bassa, facendo finta di non sapere che Bucci e Toti potevano e possono in terra, non in cielo fra le nubi.

«Italia terra fragile, la tutela idrogeologica dev'essere una priorità, in Liguria come in Emilia Romagna» conciona la segretaria. Fulminea la replica di Bucci: «Non si viene a Genova per strumentalizzare biecamente su un tema tanto delicato, arrivando alla sfrontatezza di parlare di un territorio ligure da difendere proprio quando Bologna è sott'acqua» insorge il candidato del centrodestra, rimediando da Schlein come risposta un «basta con le polemiche, rimbocchiamoci le mani». Non fosse che è stata proprio lei a buttarla in caciara senza aver fatto nulla.

Già perché sul tema di prevenzione dalle alluvioni, Liguria ed Emilia Romagna sono agli antipodi. Nei soli mesi di settembre e ottobre in Liguria sono caduti oltre mille millilitri di pioggia, con due allerte meteo. Risultato: zero inondazioni, zero sfollati, zero vittime, danni contenuti e cittadini non furibondo con politici e istituzioni. Nella terra dove Schlein è stata vicepresidente si sono avute invece quattro grandi precipitazioni, ma nessuna ha superato i trecento millilitri. Risultato: un morto, seimila sfollati, danni per centinaia di milioni e popolazione esasperata. Nella prima Regione, l'ultima vittima del maltempo risale al 2014, epoca antecedente alle maggioranze di centrodestra. Nella seconda, solo nel maggio 2023 si sono avute 17 vittime.

Naturalmente le cifre non sono figlie del caso. La giunta ligure uscente ha investito oltre un miliardo nella tutela del proprio territorio. Alzamento degli argini dei fiumi, pulizia degli alvei, dighe frangiflutti contro le mareggiate e la creazione di un ufficio della protezione civile che il Dipartimento Nazionale dell'Ambiente ha additato come «esempio da imitare», operativo ventiquattr'ore al giorno e con due servizi meteorologici quotidiani.

Soprattutto, i soldi sono stati spesi non per ricostruire uguale a prima quello che era stato danneggiato ma per evitare nuove inondazioni. Un po' come, restando nel centrodestra, ha fatto la Regione Veneto, che non va sott'acqua dal 2011 malgrado abbia precipitazioni medie più intense e frequenti dell'Emilia Romagna. Merito di un piano di sicurezza territoriale da 600 milioni che ha consentito la realizzazione di duemila interventi, tra i quali ventitré bacini di laminazione.

Tutto l'opposto di quanto avvenuto nella rossa Emilia-Romagna, alla quale proprio nei giorni scorsi la Corte dei Conti ha contestato di aver speso solo il 10% delle risorse messe a disposizione per riparare i danni dell'alluvione del 2023. Non è una novità visto che solo poche settimane fa il ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci, aveva accusato la Regione di aver speso solo 480 milioni dei due miliardi e 800 milioni che il governo ha stanziato perla ricostruzione.

Dove sono finiti questi soldi, visto che la popolazione si lamenta, non è chiaro. Di certo non sono stati spesi in prevenzione, visto che mancano sdoppiamento delle foci, vasche di laminazione e pulizia degli alvei dei fiumi da alberi e detriti caduti con le precedenti piene, che diventano ostacoli naturali alle prime piogge e sono la principale causa della rottura degli argini. D'altronde, la Regione paga il proprio gretinismo dilagante: l'inondazione è raccontata come una maledizione quando arriva ma preparata come un battesimo catartico prima, non facendo nulla per scongiurarla, in omaggio a madre natura e ai suoi cambi di tempo e umore.

Elly Schlein fino diciotto mesi fa è stata assessore in Emila Romagna al Clima e alla Transizione Ecologica e queste cose le dovrebbe sapere, anche perché, in qualità di vicepresidente, governava anche su Ambiente, Difesa del Territorio e Dissesto Idrogeologico.

Per carità, non è tutta colpa sua, ma del suo partito sì. I dem locali infatti si distinguono per scarsa trasparenza. Per quattro volte il governo, due direttamente attraverso la premier Giorgia Meloni, ha chiesto la mappa delle criticità territoriali antecedenti all'alluvione del 2023, per vedere come e dove si era intervenuti, ma dagli uffici di Bologna non è mai arrivato nulla.

Quanto al capoluogo poi, c'è una storia grottesca. La città è sott'acqua perché è esondato il Reno, un rigagnolo che il primo sindaco comunista, nel Dopoguerra, aveva tombato. L'attuale primo cittadino, Matteo Lepore, l'ha riportato alla luce, per farci passare vicino il tram e creare una zona di movida, ma ovviamente senza mettere in sicurezza i cantieri. Risultato; la zona si è allagata e ora la giunta rossa sostiene che, se il Reno fosse ancora tombato sarebbe andata peggio, benché nei settant'anni in cui è rimasto interrato non abbia mai esondato. Tocca rimpiangere i comunisti di una volta. Almeno sapevano quel che facevano, e all'occorrenza sapevano stare zitti. 

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Libero Quotidiano

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