Senaldi: Beppe Sala pensi a Milano, non a Mediobanca
- Postato il 30 gennaio 2025
- Di Libero Quotidiano
- 1 Visualizzazioni
Senaldi: Beppe Sala pensi a Milano, non a Mediobanca
Com'è loquace Beppe Sala, quando non è chiamato ad affrontare i problemi veri della sua Milano. Dieci giorni fa è spuntato come un fungo nel mezzo del convegno dei centristi del Pd, dove non era invitato, per spiegare che serve qualcosa a sinistra ma a destra dei dem, una forza autonoma che attiri l'elettore moderato. Ce ne sono già tre. Ieri l'ubiquo è comparso su Sky per dire la sua sul tentativo di scalata di Monte dei Paschi su Mediobanca, che l'ex manager sostiene possa essere raffigurata come una sorta di sfida Roma contro Milano. Il motivo sarebbe che il ministero delle Finanze ha l'11,7% del banco senese e che il gruppo Caltagirone ne controlla un altro 5%, la metà di Delfin, che però ha la testa in Lussemburgo, mentre Exilor-Luxottica ormai è francese.
Chissà cosa pensa del campanilismo del sindaco il suo vecchio capo in Telecom, Marco Tronchetti Provera, che quando voleva smantellare la sede romana dell'azienda e portare tutto a Milano, trovò proprio in Sala un acerrimo oppositore. L'industriale lo ascoltò e l'errore costò decine di milioni. L'idea del derby bancario è suggestiva, ma non da fine analista. Mediobanca, pure avendo sede a un passo dalla Scala, ed essendo diretta dal milanese Alberto Nagel, non si identifica con la Lombardia. L'azionariato è diffuso e in buona parte straniero.
Ci sono gli italiani, per carità, ma i più presenti sono gli stessi che vogliono scalare l'istituto da Mps. Sta di fatto che, alla notizia della scalata, l'Associazione Bancaria Italiana, si è affrettata ad assumere la corretta posizione di spettatore neutrale: «Tutte le banche sono in competizione tra loro. C'è una spinta al rafforzamento, viva il mercato», dixit il presidente Antonio Patuelli.
Idem per il governo. Oltre è andata la Commissione Europea, spiegando che «Mps può intraprendere tutte le azioni che ritiene opportune, senza rendere conto all'Europa, la quale è in contatto stretto e costruttivo con le autorità italiane». Ditelo all'europeista Sala, che si definisce «esterrefatto e preoccupato dalla presenza del governo in Mps».
Forse la spiegazione è che il sindaco vuol fare un dispetto al suo collega romano, Roberto Gualtieri, che a dire il vero un piccolo contributo a salvare Mps, quando era ministro dell'Economia lo diede e ha più voce in capitolo di lui per parlare. Infatti ha definito la scalata «un progetto ambizioso che può dare grandi opportunità», aggiungendo che «se ne parla dal 2021», quando al governo c'erano il Pd e M5S, i quali ora, chissà perché remano invece contro. «Abbiamo appena salvato Mps con i soldi degli italiani e già la sosteniamo in una scalata della quale non si vedono le logiche» gli replica Sala, surfando sui venti miliardi che il Monte è costato ai contribuenti quando a fare il bello e il cattivo tempo a Siena era il Pd.
Anche qui, l'aspirante leader e federatore della quarta forza di centro che ambisce a fare da ancella ai dem, la racconta a modo suo. Qualcuno gli ricordi che Mediobanca era nata per finanziare le medie imprese sotto la regia dello Stato, ma quarant'anni fa i privati si presero tutto senza pagare dazio, per poi fare da registi a operazioni di grande finanza, alcune delle quali sciagurate, come per esempio Telecom, dove in seguito approdò proprio Sala.
Quanto alle logiche della scalata, sono piuttosto chiare: sottrarre il controllo a chilo esercita con quote minoritarie in virtù di rapporti con fondi di investimento esteri e aumentare la presa italiana su Generali, che ha in pancia 37 miliardi in buoni del tesoro e medita di allearsi in posizione di minoranza con i francesi di Natixis, mettendo sul piatto 632 miliardi di risparmi dei contribuenti della Penisola.
Caro Sala, inizi a occuparsi della sicurezza dei milanesi, provi a far votare dai suoi amici in Senato il salva-Milano, che per viltà politica ha spinto tardivamente, tolga qualche pista ciclabile si accenda una sigaretta in solitudine e distanza legale, manifesti fiducia ai suoi amici archistar indagati, a patto che lo faccia anche con chi le sta antipatico o con i carabinieri. Non discetti di banche, anche perché non è neutrale e rischia che qualcuno la accusi di parlare troppo con il cuore. Tanto alla fine deciderà il mercato. Quanto ai conti, le vengono meglio quelli che si fa in tasca.
Continua a leggere...