Se la boxe italiana parla albanese: dai figli di chi è arrivato negli anni Novanta ai pugili per professione, ecco la truppa delle aquile

  • Postato il 9 febbraio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Sulla mappa della boxe italiana sventola anche una bandiera rossa con un’aquila nera a due teste. Sono molti infatti i pugili nati in Albania, ma cresciuti pugilisticamente in Italia, soprattutto in seguito alla massiccia immigrazione albanese nel nostro Paese, durante il decennio dei novanta. I figli di chi allora cercò qui una vita migliore parlano benissimo l’italiano, hanno ottenuto quasi tutti la cittadinanza e frequentano le palestre nostrane. Esiste inoltre un gruppo di ragazzi che è invece arrivato dall’Albania proprio per la boxe, atleti attirati da un Paese che storicamente ha offerto più possibilità per fare questo sport. Oggi però il pugilato sta crescendo anche a Tirana e fare un match nella terra dei propri avi è un sogno un po’ per tutti. Arblin Kaba, già campione italiano dei super leggeri, in attesa di una possibilità europea, punta ora alla cintura tricolore dei leggeri. A Bologna è vicedirettore di un supermercato. “Ultimamente – dice a ilfattoquotidiano.it – stanno uscendo fuori tanti pugili albanesi. Io sono nato a Pilafe. Mi piacerebbe tanto un giorno fare un match in Albania, ma a Pilafe la vedo difficile perché da quelle parti non c’è tanta boxe”. A Tirana invece ha combattuto spesso Muhamet “Eti “Qamili. Ha 24 anni, è qui da quando ne aveva cinque. Risponde alle domande con l’accento romano. Il padre ha fatto su e giù per dieci anni, poi ha portato stabilmente in Italia la moglie, il piccolo Eti e la sorella. Qamili ha conquistato la cintura Youth Wbc, lasciata vacante alla ricerca di titoli ancora più prestigiosi. “In Albania – dice a ilfattoquotidiano.it – torno spesso sia per le vacanze che per combattere. Tifo sempre per i miei colleghi albanesi. In Albania il pugilato sta crescendo, c’è passione e molto patriottismo, quando combatte un albanese viene tifato da tutti. In Italia è diverso, si tifa solo il pugile che si conosce di persona, non c’è un tifo sfegatato come nel calcio“.

Ervis Lala è arrivato in Italia con la famiglia che cercava una vita migliore. Aveva dieci anni, oggi ne ha quasi trenta. Nel 2024 ha perso ai punti il titolo italiano dei supermedi con Luca Di Loreto. “Ho combattuto due volte in Albania, nel 2022 è stata un’emozione unica perché tornavo al mio Paese d’origine dopo sette anni. Sta migliorando molto la boxe in Albania, viene promossa parecchio, ci sono sponsor e tv che trasmettono in chiaro gli eventi”. Leonardo Qela ha conosciuto l’Italia che aveva tre anni, anche lui spera di arrivare al titolo italiano e di combattere in Albania. Leonard Bajrami, mamma serba e papà albanese, vive e si allena a Catania. I genitori sono venuti qui ad inizio degli anni Novanta, lui è nato in Sicilia. Marvin Demollari è arrivato nel 1997 a tre anni. Prima ha giocato a calcio, a 17 ha iniziato a tirare di boxe. Da professionista ha vinto il titolo nazionale. In Albania torna per le vacanze, ma gli piacerebbe combattere un giorno a Tirana. Rientro sul quadrato anche per Stiven Leonetti Dredhaj, che il 15 marzo sfiderà Momo El Maghraby nel Taf 8 di Milano. Residente in Italia, uno dei post più recenti recitava “Made in Albania”.

Alla Reggiana Boxe Olmedo con il maestro Michael Galli si allenano addirittura tre fratelli, i Marku. Dario e Alesio sono dilettanti, entrambi minorenni, mentre Arnaldo al terzo match da professionista è imbattuto. I più giovani sono nati a Reggio Emilia, mentre il più grande è nato nel nord dell’Albania. Il padre Aldo è stato un campione nel suo Paese, venuto in Italia a lavorare, ha trasmesso la passione ai figli, consegnando in palestra i suoi tre pargoli a Galli, che pugilisticamente li ha tirati su. Residenti a Reggio Emilia, loro non hanno ancora ottenuto la cittadinanza italiana. Andrea Gabbanelli è il maestro della Boxing Club Castelfidardo, da anni sta lavorando bene sia con i dilettanti che con i professionisti. Nel 2016 ha visto giungere in palestra una cinquina di pugili albanesi, avevano già parecchi match da dilettanti, qui in Italia gli ha fatto fare ancora un anno in canotta per poi farli combattere a torso nudo tra i pro. Oggi gli sono rimasti in squadra Alban Bermeta e Denis Nurja, a livello burocratico non hanno acquisito il diritto per fare il titolo italiano, ma probabilmente non avrebbero rivali nelle rispettive categorie di peso, visto che continuano a vincere regolarmente anche all’estero. Nel frattempo si stanno costruendo un record lussuoso e stanno scalando le classifiche mondiali. Vivono qui nove mesi all’anno e al loro angolo ci va sempre Gabbanelli. Sul ring portano uno stile aggressivo tipico della boxe albanese, ma il maestro marchigiano li ha perfezionati tecnicamente. Di quel gruppo c’era anche Aleksander Ramo, albanese nato in Grecia. Anche lui imbattuto come Bermeta e Nurja, è attualmente in possesso della cintura dei Massimi Leggeri UBO Inter Continental e a breve disputerà il campionato italiano.

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Il Fatto Quotidiano

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