Scuole demolite per il Pnrr ma non ricostruite, cantieri bloccati e poche certezze: “Rischiamo di non fare in tempo”
- Postato il 12 dicembre 2025
- Scuola
- Di Il Fatto Quotidiano
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Franco Palù è il sindaco di San Polo d’Enza, in questo comune della provincia di Reggio Emilia, la scuola primaria “Renzo Pezzani” è stata demolita, rasa al suolo per una speranza: costruirne una nuova, moderna, sicura e d’avanguardia come vorrebbe la Missione del Pnrr che ne ha stanziato i fondi. Un’ottima notizia per il piccolo comune: gli studenti sono stati dislocati in diversi locali in attesa della fine dei lavori, la scadenza dei fondi del Piano di Ripresa e resilienza, d’altronde, è al giugno 2026. I tempi, quindi, sarebbero per forza di cose stati rispettati dato il rischio di perdere i fondi. E invece così, a San Polo come in altri comuni, non è stato. I bambini rischiano di non avere più la vecchia scuola e neanche quella nuova. O peggio, di avere una scuola nuova ma non i fondi per pagarla perché, se i lavori non dovessero chiudersi in tempo, il bilancio comunale non potrà sostenere lo sforzo economico.
Il cantiere a rischio
L’impresa che si è aggiudicata l’opera è stata selezionata da Invitalia, racconta Palù durante la conferenza stampa alla Camera dei Deputati organizzata dai parlamentari dem visto che il 12 dicembre sarà discussa in aula l’interpellanza della vicepresidente della Camera Anna Ascani al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, titolare della gestione dei fondi destinati alle nuove scuole. I lavori della scuola romagnola sono stati aggiudicati con un ribasso sensibile: il 32,58%. Circostanza che se da un lato favorisce gli appalti, dall’altro diventa una barriera spesso insormontabile in caso di problemi. La società aggiudicatrice, infatti, ha accumulato ritardi e gravi inadempienze tra cui la non conformità della struttura prefabbricata. “Nonostante le segnalazioni del comune – si legge nell’interpellanza – Invitalia ha suggerito comunque di proseguire con l’operatore in essere, ritenendo troppo lungo il procedimento per sostituirlo, situazione che ha creato forte incertezza sul completamento dei lavori e sulla salvaguardia del finanziamento, la cui eventuale revoca esporrebbe il comune a un rischio finanziario gravissimo”.
I ritardi e il sovraccarico
“Avremmo dovuto avere il Progetto di fattibilità Tecnico-Economica entro dicembre 2022 dal Ministero – spiega il sindaco – e invece è arrivato a marzo. Tre mesi di ritardo in cui avremmo potuto redigere il progetto esecutivo e indire la gara internamente. Per la mensa, ad esempio, abbiamo gestito noi la gara e costruito in undici mesi. A causa di quei tre mesi ci siamo invece dovuti appoggiare a Invitalia”. Invitalia è l’Agenzia nazionale per lo sviluppo che è controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e che funge da intermediario in casi come questo. Ha gestito circa l’80 per cento dei progetti delle nuove scuole legati ai fondi del Pnrr. “Quando ci hanno detto che l’impresa aveva vinto con quello sconto, ci siamo preoccupati – dice Palù – uno sconto del genere non permette di rivolgersi alle maestranze locali se qualcosa va storto perché avrebbero difficoltà ad accettarlo. Ed eravamo tanto più preoccupati perché quella stessa azienda si era aggiudicata altri 22 bandi. Al momento, infatti, non sappiamo se a settembre avremo una scuola”. Il Comune non ha neanche realizzato i box provvisori per difficoltà economiche.
“Lasciati da soli”
A Città di Castello è invece stata demolita la scuola media “Dante Alighieri” e il sindaco Luca Secondi racconta di aver dovuto rescindere il contratto con la ditta che si era aggiudicata i lavori per gravi inadempienze. “Abbiamo parlato di continuo con Invitalia – spiega il primo cittadino – mettendola al corrente dei problemi costantemente. Ma l’agenzia ci ha detto che, avendo risolto il contratto i primi di ottobre, l’accordo quadro (firmato con il Ministero dell’Istruzione per la gara da 800 milioni di euro e la realizzazione di 136 nuove scuole, ndr) è scaduto e che quindi non ci forniranno un ulteriore operatore economico. Eppure abbiamo progressivamente sempre informato Invitalia dei problemi, aspettavamo il parere del Collegio Consultivo Tecnico per la rescissione, trattandosi di un appalto da 12 milioni di euro. Ora abbiamo un cumulo di macerie dove prima c’era una scuola, nessun operatore economico con cui interagire e siamo nel silenzio assoluto del Governo nei nostri confronti. Anzi, in una situazione di ferma chiusura. Non si può permettere che un ente locale abbia una scuola demolita e non la possa ricostruire”. Tanto più che, senza fondi, è improbabile che un comune possa sostenere i costi preventivati.
I ribassi vincolati
Anche a Roseto degli Abruzzi il Comune rischia la richiesta di restituzione di diversi milioni di euro a causa dei blocchi nei lavori della scuola media “F. Romani” che dovrebbe essere consegnata tra il 31 marzo e il 6 agosto 2026 mentre a Barberino Tavarnelle, i lavori iniziati nella nuova scuola primaria della frazione di San Donato in Poggio, da completare entro marzo 2026, risultano rallentati dal 2024 per l’abbandono e il fallimento della ditta appaltatrice. L’opera, innovativa e sostenibile, destinata a 130 alunni e dotata di spazi civici, vale 3,2 milioni (2,4 del PNRR): anche qui il comune ha dovuto rescindere il contratto.
“Serve una proroga”
Della necessità di una proroga nei tempi di scadenza del Pnrr ha invece parlato Andrea Marrucci, sindaco di San Gimignano. La gara per la sua scuola primaria da 6 milioni di euro non ha avuto gli stessi problemi con Invitalia (mentre invece li hanno, spiega, diversi comuni della provincia di Siena). Nonostante tutto si fosse svolto regolarmente, a settembre 2024 ha dovuto rescindere il contratto per la messa in sicurezza anche in questo caso per “gravissime inadempienze” dopo un confronto con l’unità di missione del Ministero dell’Istruzione. A quel punto, è stata selezionata una ditta di zona che proponeva un ribasso dell’8, 23 per cento, ma si sono accorti che la gara precedente si era svolta col vecchio codice degli appalti e che con il nuovo codice non sarebbero potuti rientrare se non a quello stesso ribasso. “Pur volendo, mi hanno detto dalla ditta, non si riesce a rientrare nella spesa, tanto più in sei mesi e prendendosi la responsabilità di eventuali danni”. Il Comune non può farsi carico della spesa e pesa il rischio di perdere fondi. “Servono chiarezza e sicurezza: se non c’è la proroga di 18 mesi per il Pnrr, il governo metta in campo una soluzione”. Ad oggi, infatti, non è dato sapere se queste misure rientrino negli strumenti finanziari previsti dall’ultima revisione del Pnrr per evitare i de-finanziamenti.
I fondi
Alla scuola sono stati destinati 17 miliardi di fondi Pnrr nel complesso: era considerato settore strategico e i soldi servivano per gli istituti, gli asili nido, le mense e le infrastrutture strategiche. “Ad oggi – spiega il deputato De Luca con delega al Pnrr – la spesa è ferma al 50%. Il miliardo per realizzare le nuove scuole (Missione 2, Componente 3, Investimento 1.1, ndr) era stato prima già ridotto: gli istituti che hanno fatto accordi con Invitalia sono passati da 195 a 166. Ciononostante, ci sono cantieri ancora aperti e, come in questi casi, fermi”. I target e milestone europei e nazionali fissavano al 30 giugno 2026 la sostituzione di circa 195 edifici scolastici per un totale di almeno 410mila metri quadrati, con benefici per circa 58mila studenti e una riduzione dei consumi di energia finale di almeno il 50 per cento. La realizzazione degli interventi è stata affidata totalmente al Ministero dell’istruzione e del merito, che ha richiesto il supporto di Invitalia.
“Raccontateci i vostri problemi
Anche per questo Ascani e i firmatari dell’interpellanza (Andrea Casu, Simona Bonafè, Ilenia Malavasi, Irene Manzi) esortano i sindaci a comunicare i casi di medesimi problemi in tutta Italia e chiedono al ministero di istituire un tavolo tecnico con le amministrazioni e Invitalia, oltre che di conoscere la reale situazione della spesa e dei lavori, tempistiche connesse. “Quando si tratta del PNRR il governo celebra successi, ma la realtà è fatta di territori in difficoltà con scuole ridotte in cumuli di macerie, contratti rescissi e nessuna garanzia di riuscire a completare i lavori entro i termini stabiliti. – spiega Ascani – Lanciamo un appello ai sindaci per raccogliere i casi problematici e impegnare l’esecutivo a trovare una soluzione per non sprecare un’occasione straordinaria per studentesse e studenti”. “La scuola è ancora una priorità solo a parole” dice Manzi, con una “gestione dell’investimento superficiale da parte del governo per Malvasi.
Venti milioni mancanti
Simona Bonafè, infine, rileva come nonostante un emendamento del Pd al DL 25/2025 siano stati stanziati 20 milioni di euro per affrontare le situazioni di difficoltà, “i decreti attuativi interministeriali non sono ancora stati emanati” oltre al fatto che le risorse disponibili appaiono largamente insufficienti. “Il governo acceleri l’emanazione dei decreti attuativi e preveda stanziamenti adeguati”.
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