Scoperto a Gergovia un muro ellenistico: un nuovo indizio sulla difesa contro Cesare
- Postato il 4 agosto 2025
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- Di SiViaggia.it
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Gergovia è un’antica città gallica che ha lasciato un segno importante nella nostra storia, soprattutto per la famosa battaglia del 52 a.C. Fu proprio qui, infatti, che Vercingetorige, il capo degli Arverni, riuscì a infliggere una rara sconfitta a Giulio Cesare durante le Guerre Galliche. Un trionfo che non fu solo un motivo di orgoglio per i Galli, ma che rappresentò anche un momento fondamentale di resistenza contro l’espansione romana nel cuore dell’Europa. Del resto, anche se alla fine Cesare riuscì a vincere la guerra, Gergovia resta uno dei pochi posti dove il grande generale fu veramente fermato.
Per molto tempo, però, non si è saputo molto su come fosse organizzata la difesa di questa città. Ma ora, grazie a un’importante campagna di scavi archeologici condotta tra il 2022 e il 2025 da un gruppo di esperti dell’Inrap e della Maison des Sciences de l’Homme di Clermont-Ferrand, le vicende stanno iniziando a farsi più chiare.
La scoperta avvenuta a Gergovia
Gli archeologi hanno scavato nel cosiddetto “quartiere degli artigiani” della città e hanno utilizzato tecnologie avanzate come rilievi geofisici, fotogrammetria e Lidar, che permettono di mappare con precisione il sottosuolo senza scavi invasivi. Lo studio, inoltre, ha approfondito documenti storici e archivi europei permettendo di incrociare dati nuovi e vecchi.
Il risultato è stato straordinario. Sono emersi muri molto ben conservati, pavimenti intatti e persino strutture di legno carbonizzate, risalenti a periodi che vanno dal 70 a.C. fino al regno di Augusto, cioè dopo la fine delle guerre galliche e l’inizio dell’Impero Romano. Tra i reperti figurano ceramiche di origine italica, anfore per il vino e tavolette da scrittura, a indicare che quell’area era abitata da persone con un certo benessere e legami con il mondo romano.
Ma la scoperta più importante è stata quella di un muro a secco alto oltre un metro, costruito con una tecnica e uno stile non di certo comuni alla regione francese. Questo muro, infatti, non corrisponde alle tipiche fortificazioni galliche, ma mostra invece influenze ellenistiche e quindi provenienti dal mondo greco, un dettaglio di certo non indifferente.
Questo antico sistema difensivo fu poi distrutto di proposito per fare spazio a una nuova costruzione in stile romano, con muri in malta e tegole. Gli edifici, pur adottando tecniche romane, mantennero la stessa posizione strategica del muro precedente, segno che le élite locali (ormai romanizzate) avevano scelto di conservare il valore difensivo di quel punto, ma aggiornandolo con le tecnologie dell’epoca.
Perché questa scoperta è molto importante
La scoperta è importante perché dimostra che Gergovia non scomparve dopo la vittoria su Cesare. E, anzi, continuò a essere un centro rilevante anche sotto l’Impero, con una forte attività edilizia e una rete di ville rurali che gestivano il territorio circostante.
Inoltre, il progetto ha permesso di recuperare la memoria storica di scavi precedenti, iniziati nel XVIII secolo e proseguiti nel Novecento, spesso frammentari e poco documentati. Grazie all’analisi di vecchi diari di scavo e fotografie, oggi si può parlare di una vera “archeologia dell’archeologia”, che recupera e valorizza il lavoro dei predecessori.
I risultati completi di questa lunga ricerca saranno pubblicati nel 2026, ma già ora cambiano il modo in cui si guarda a Gergovia: non più solo come una fortezza gallica ribelle, ma come una città capace di adattarsi, trasformarsi e integrarsi nel mondo romano, mantenendo memoria del proprio passato e costruendo un nuovo futuro.