Scontri tra Pakistan e Afghanistan: sono i più gravi degli ultimi anni. Il ruolo di Cina e India

  • Postato il 15 ottobre 2025
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L’elenco dei paesi coinvolti nel ballo diplomatico e, nelle ultime ore, militare che sta coinvolgendo il subcontinente indiano e l’area dell’Asia meridionale è molto lungo. Partendo dalla cronaca più stringente, Pakistan e Afghanistan si sono resi protagonisti dei più gravi scontri armati degli ultimi anni, scoppiati nella zona di confine. Islamabad e Kabul puntano il dito l’una contro l’altra, ma è probabile che a dare il via all’attacco sia stato l’esercito pachistano a causa del sostegno che i Talebani garantirebbero ai movimenti estremisti che si oppongono al governo centrale del Pakistan. I numeri ufficiali parlano di circa duecento vittime tra le fila delle forze armate afgane e di circa sessanta tra quelle pachistane. L’escalation è così grave che pure la Cina ha fatto sentire la sua voce, considerando anche i legami politici e gli interessi commerciali che caratterizzano la relazione tra la Repubblica Popolare e i due paesi. Pechino ha sottolineato la necessità che si arrivi a una soluzione rapida e pacifica della situazione.

Queste le notizie dal terreno del confronto armato. Sul fronte diplomatico, pochi giorni fa il ministro degli Esteri dei Talebani, Amir Khan Muttaqi, ha compiuto una storica visita in India. Reso possibile grazie a una sospensione temporanea del bando ai suoi spostamenti internazionali imposto dalle Nazioni Unite, il viaggio a Nuova Delhi è stato anche l’occasione da parte indiana per annunciare che la missione tecnica presente in Afghanistan verrà elevata allo status ufficiale di ambasciata. Un’accelerazione senza precedenti sul fronte del rapporto con il movimento fondamentalista che è tornato al potere nell’agosto del 2021, dopo il ritiro dell’esercito statunitense.

Dal punto di vista geopolitico, sembra evidente la volontà indiana di battere un colpo nella regione. Quella nei confronti di Kabul è una mossa tanto inattesa quanto necessaria agli occhi di Nuova Delhi, considerando anche l’attivismo che sta caratterizzando la politica estera dell’arcinemico pachistano e le tensioni di cui abbiamo detto proprio con l’Afghanistan. Qui entrano in gioco gli Stati Uniti: il presidente Donald Trump ha colpito duramente il gigante asiatico con dazi al 50%, una decisione presa anche alla luce dei continui acquisti di petrolio russo. Non fosse bastata questa batosta a far sentire nell’angolo il paese del primo ministro Narendra Modi, l’amministrazione Usa si è resa protagonista di un contestuale riavvicinamento al Pakistan. L’ultimo episodio in tal senso si è avuto a fine settembre, quanto Trump ha accolto alla Casa Bianca il primo ministro pachistano, Shehbaz Sharif, e il capo delle forze armate del paese asiatico (incontrato già tre volte quest’anno dal presidente USA), Asim Munir. Un incontro particolarmente caloroso e che ha fatto seguito all’annuncio dell’intesa nell’ambito della quale l’azienda statunitense US Strategic Metals investirà $500 milioni nel settore dei minerali critici in Pakistan. Un abbraccio che si fa più stretto di settimana in settimana.

Il quadro si completa facendo entrare in scena il Bangladesh. Il senso di “isolamento” indiano infatti è reso ancora più acuto da un’altra dinamica in atto, il riavvicinamento dei due paesi musulmani che circondano l’India e che insieme contano oltre 400 milioni di abitanti, il Pakistan e, appunto, il Bangladesh. Sono mesi che si registra una fase di distensione. I commerci diretti sono iniziati, per la prima volta nella storia, a marzo scorso e a fine agosto c’è stata la storica visita del ministro degli Esteri pachistano, Ishaq Dar, in Bangladesh, il più alto funzionario del Pakistan a visitare il paese dal 2012. Un piccolo riassunto storico fa capire meglio il significato di quanto sta avvenendo: fino al 1971 quello che oggi è il Bangladesh si chiamava Pakistan Orientale e non era uno stato autonomo. I ribelli bangladesi, supportati dall’India, dopo mesi di pesantissimi combattimenti riuscirono ad avere la meglio su Islamabad e a rendere il paese indipendente. Da allora, tra alti e bassi, la relazione bilaterale lungo l’asse Pakistan-Bangladesh è stata come minimo fredda, quando non gelida. Una situazione cambiata da quando lo scorso anno a guidare il Bangladesh è stato chiamato, ad interim, l’economista Muhammad Yunus. L’India ha accolto la fuggitiva ex prima ministra Sheikh Hasina e da allora i rapporti tra Dacca e Nuova Delhi si sono raffreddati. Un’occasione che il Pakistan ha prontamente iniziato a sfruttare.

Quella in atto sembra la continuazione con altri mezzi, al momento per fortuna non militari, dei pesantissimi scontri di cui India e Pakistan si sono resi protagonisti a maggio scorso. Una partita complessa e che rischia di compromettere un equilibrio fragile – che negli ultimi decenni in più di un’occasione non ha tenuto – tra due paesi che non mancano di fare sfoggio del proprio arsenale nucleare.

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Il Fatto Quotidiano

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