Scienziata dei beni culturali in Olanda. “Guadagno più che in Italia e vedo dove vanno a finire le mie tasse”
- Postato il 21 aprile 2025
- Cervelli In Fuga
- Di Il Fatto Quotidiano
- 1 Visualizzazioni
.png)
“Quando hai la possibilità di fare il lavoro che hai scelto, in un Paese e una città che ti accolgono invece di isolarti, è davvero così importante vivere dove sei nato?”. Dopo una laurea in chimica a Pisa, un dottorato in Danimarca e un postdoc all’università di Lubiana, Fabiana Di Gianvincenzo, 33enne di origini abruzzesi, oggi lavora come ricercatrice presso il Rijksmuseum di Amsterdam. E si occupa di un progetto per limitare le conseguenze di una particolare tecnica di restauro dei dipinti. In Olanda dall’anno scorso, durante il postdoc in Slovenia ha contribuito ad un’importante ricerca sull’odore delle mummie, in cui gli studiosi hanno analizzato in modo non invasivo i materiali usati nel processo di mummificazione e del cambiamento del reperto con il passare del tempo. “Lavorare a stretto contatto con le opere d’arte è il sogno di ogni appassionato di beni culturali e ha un grande impatto sul proprio lavoro”.
Fabiana fa parte degli scienziati dei beni culturali, i “tecnici” dell’arte. “La mia passione è nata alle medie – racconta a ilfattoquotidiano.it –. Poi crescendo mi sono interessata anche alle scienze e ho avuto la fortuna di trovare un corso di studi che potesse unire questi due ambiti”. Dopo una prima parte di carriera con i piedi piantati nel mondo accademico, ha deciso di intraprendere un’altra strada. “Il motivo principale riguarda il precariato nel nostro Paese, che insieme agli stipendi, troppo bassi, mi ha spinta verso un percorso fuori dall’università. Il problema – sottolinea – è che quando ho cercato in Italia c’erano poche opportunità come scienziata dei beni culturali, mentre ampliando la ricerca in Europa non c’era paragone”. E così che le si apre la porta del Rijksmuseum con un contratto a tempo determinato, “uno dei centri scientifici per i beni culturali più avanzati al mondo. Una di quelle occasioni che non puoi rifiutare”. Il progetto di ricerca che sta portando avanti riguarda “una tecnica di restauro invasiva, in uso tra il XIX e XX, rivestimento in cera-resina (wax-resin lining in inglese), e stiamo cercando di capire come contenere le conseguenze sulle opere”.
Guardando allo stipendio, dice Fabiana, “guadagno di più di un mio collega in Italia a parità di costo della vita”. In più, continua, “ho orari ben delimitati, i superiori non ti fanno andare oltre. Anzi, c’è una precisa volontà di rispettare l’equilibrio tra vita privata e lavorativa. Se un tuo superiore può facilitarti tendenzialmente cercherà di farlo. C’è un approccio orizzontale, i feedback vengono tenuti molto in considerazione. In Italia possiamo dire lo stesso?”, si chiede ironica. Certo, ci sono delle difficoltà: prima di tutto la lingua, “che sto imparando”, ma l’accoglienza aiuta: “Amsterdam è una città multietnica e internazionale dove con l’inglese si può affrontare la vita di tutti i giorni. E dove è abbastanza facile integrarsi e i servizi funzionano. Diciamo che vedi con i tuoi occhi dove finiscono le tue tasse e in generale tendi a considerare un bene pubblico qualcosa di tuo da dover tutelare”.
Al momento la stabilità non la preoccupa. “È uno degli svantaggi di questa carriera. Oggi sono qui e tra qualche anno potrei ritrovarmi a cercare un nuovo contratto altrove – confida –. Sarà l’Italia? Non lo escludo ma ad oggi una carriera come la mia gode di pochi investimenti”. Per dare un’idea, i Paesi Bassi, con 18 milioni di abitanti, investono in ricerca oltre il 2% del Pil, l’Italia con quasi 60 milioni di abitanti solo l’1,3%. “La diversificazione della ricerca è per me un aspetto fondamentale. È facile e lecito pensare che l’ambito dei beni culturali non debba avere la priorità rispetto la medicina, ad esempio, ma ricordiamoci pure che l’Italia è uno dei paesi con più opere d’arte del mondo”. Per la scienziata dobbiamo fare di più per essere attrattivi in questo settore: “Riusciamo a far venire studenti da tante parti del mondo in Italia e formiamo i giovani con spese per lo più pubbliche, poi abbiamo un mercato del lavoro che offre stipendi bassi rispetto la media europea e precariato. Ed è questo che blocca molti giovani europei”. Tornare? “Non lo escludo, ma solo se potessi averne la possibilità. Ora la priorità è un lavoro soddisfacente, come quello che ho”.
L'articolo Scienziata dei beni culturali in Olanda. “Guadagno più che in Italia e vedo dove vanno a finire le mie tasse” proviene da Il Fatto Quotidiano.