Schlein: “Redistribuzione ricchezze al centro del dibattito”. Ma Tremonti: “Anche Marx era contrario”
- Postato il 9 novembre 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Patrimoniale alla francese? A Parigi a metà dell’800 si discute delle imposte progressive, patrimoniali. Arriva Carlo Marx e dice che sono tutte stupidate, perché la proprietà è un furto. Io credo che la patrimoniale sia una stupidata perché, in un mondo dove la ricchezza circola, nessuno stato, nessuna entità politica la può controllare con la logica della patrimoniale”. Giulio Tremonti, tributarista di Sondrio già ministro dell’Economia con Silvio Berlusconi, non è mai stato un fan della patrimoniale. In passato l’ha definita una “cazz … abissale” che, diceva, era chiesta dalle élite per poi farla pagare solo ai poveri. Ma si riferiva a un prelievo forzoso in stile Giuliano Amato e non a un’imposizione selettiva sui grandi patrimoni. Oggi che la ‘tassa sui ricchi’ è tornata sulla bocca dei politici, l’onorevole convertito Fratelli d’Italia non ha cambiato idea e ribadisce il concetto dall’alto dei suoi 2,1 milioni di euro di reddito dichiarato per il 2024. E conferma indirettamente quanto diceva nel 2020 sulla posta del bilancio dello Stato destinata alle donazioni dei ricchi del Paese che lì giaceva a quota zero.
“Per noi” la patrimoniale “è all’ordine del giorno perché è una misura di equità sociale. Dopo le regionali si dovrà avviare con le forze di opposizione un tavolo per la costruzione del programma per il governo del paese. E noi porremo tra le questioni prioritarie – insieme al caro bollette, al caro affitti, alla carenza dell’offerta di tpl e di investimenti per la scuola – la questione patrimoniale“, è la risposta indiretta del leader di Avs Angelo Bonelli che, tramite l’Ansa, ha replicato al presidente dei 5 Stelle, Giuseppe Conte, secondo il quale per il Movimento una patrimoniale non è all’ordine del giorno. “Non può essere sempre ceto medio a pagare, come sta avvenendo con Meloni. Ragioniamo sull’aliquota e sulla soglia da cui deve deve scattare, chiamiamolo contributo di solidarietà, ma ragioniamo. Dico anche ai miei alleati che non si può prescindere da un fisco più equo”.
La segretaria del Pd, Elly Schlein, conferma. Dal palco del Congresso nazionale dei giovani democratici lancia il cuore oltre l’ostacolo: “È un’epoca segnata dall’aumentano delle diseguaglianze, in cui l’ascensore sociale si è completamente bloccato. E non possiamo accettare un mondo in cui la povertà si trasmette di generazione in generazione e che sia questo il destino anche in Italia”, dice promettendo che “saremo quelli che vogliono portare una parola fondamentale per la sinistra al centro del dibattito: la redistribuzione delle ricchezze, del potere, ma anche del tempo che è diventata una risorsa fondamentale”. E torna a parlare del “volto della destra che come al solito aiuta chi è già più ricco e dimentica chi fa fatica e rimane ai margini delle nostre società”.
Chi non aspetta le Regionali è Roberto Fico. “Dobbiamo partire da un assunto di base, che di fatto è il principio solidaristico che vige nella nostra Costituzione, ovvero la proporzionalità delle imposte: quindi chi ha di più deve dare a chi ha di meno per far crescere tutto il Paese”, dice il candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Campania. “Parliamo di un tema che ha lo stesso principio della redistribuzione della ricchezza tra le regioni del Paese. Le regioni che hanno di meno devono crescere e la ricchezza deve essere distribuita. Parlerei sempre di distribuzione della ricchezza ai fini di una crescita maggiore di tutto il Paese e di tutte le persone”, chiude allargando il campo.
Rilancia, poi, il deputato Pd, Roberto Morassut. E riesce a mettere un dito anche nella questione dell’edilizia urbana che ha travolto Milano e l’amministrazione piddina di Beppe Sala: “Bene Elly su patrimoniale e nazionalizzazione ILVA. Serve un riformismo forte. Non metodologico. Che tocchi nel profondo le gravi ingiustizie sociali che frenano lo sviluppo e la crescita. La patrimoniale non deve colpire i ceti produttivi ma avere una soglia alta. Non 2 milioni. Ma molto più alta. Una prima patrimoniale va applicata alla fiscalità urbana riformando le norme sugli oneri di trasformazione (costruzione e urbanizzazione). I profitti delle grandi trasformazioni sono enormi, i Comuni raccolgono briciole. Qui si può intervenire subito”.
A chiamarsene indirettamente fuori è Paolo Gentiloni. Per l’ex premier,oggi conferenziere in gran voga intervenuto al Festival de Linkiesta a Milano, bisogna ancora lavorare per creare un’alternativa credibile e seria a Giorgia Meloni: “Se pensiamo che c’è già, ok, good luck…”.
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