Schiaffo all’auto elettrica, taglio da oltre 4 miliardi di euro

  • Postato il 29 ottobre 2024
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La decisione del Governo di tagliare 4,6 miliardi di euro dal Fondo Automotive per le auto elettriche colpisce il cuore dell’industria in una fase critica. La riconversione richiede investimenti strategici per sviluppare tecnologie e infrastrutture dedicate. Tagliare i fondi potrebbe rallentare il processo. La produzione nazionale rischierebbe, perciò di diventare meno competitiva in confronto a Paesi come Germania e Francia, le quali stanno investendo in misura massiccia in soluzioni ecologiche.

Inoltre, la mossa potrebbe compromettere gli obiettivi di sostenibilità europei. In carenza di risorse, il settore avrebbe difficoltà a rispettare le normative ambientali, che implicherebbe, fra l’altro, delle sanzioni economiche. Dipinge uno scenario oscuro Anfia durante il Forum Automotive, intervenuta a gamba tesa contro l’improvviso dietrofront.

Lo sconcerto di Anfia e Motus-E

“Il taglio previsto dal Disegno di Legge di Bilancio alle già scarse risorse stanziate nel 2020 – spiega l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica – è un’inaccettabile fulmine a ciel sereno che contraddice in modo clamoroso l’importante attività che il governo sta svolgendo in Europa a favore del settore per migliorare la regolamentazione.

Annulla mesi di intenso lavoro del Tavolo Sviluppo Automotive, che hanno portato Anfia, parti sociali e Regioni a proporre al governo un piano d’azione per supportare la filiera. di vedere fortemente ridotto il taglio nell’iter di approvazione della manovra in Parlamento. In caso contrario, questo tragico ridimensionamento delle risorse, segnerebbe una profonda frattura nella fin qui ottima collaborazione tra la filiera e il governo”.

In una nota, anche Motus-E, gruppo interessato allo sviluppo e al successo della mobilità elettrica lungo lo Stivale, ha espresso profondo disappunto: “La filiera dell’auto rappresenta un elemento fondamentale dell’economia italiana e stupisce che dopo la meritoria attenzione prestata al settore dall’esecutivo possa arrivare ora una decisione di questo tipo, le cui conseguenze sarebbero gravissime per l’occupazione e per le prospettive dell’industria nazionale, che necessita del pieno supporto delle Istituzioni per poter innovare e affrontare con fiducia le sfide del futuro.

Comprendiamo e condividiamo lo sconcerto manifestato in modo trasversale nella filiera e auspichiamo che si attivino immediatamente tutte le interlocuzioni del caso per fermare questa distrazione di fondi indispensabili per proteggere lavoratori, industria e consumatori, e che anzi si apra un dialogo costruttivo e aperto per mettere a terra quanto più velocemente possibile le risorse per il settore”.

Svolta non prevista

Soltanto un giorno prima, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, aveva rilasciato delle dichiarazioni rassicuranti sul tema: “Non c’è tempo da perdere – aveva esortato l’onorevole -. Non si può aspettare la fine del 2026, come previsto dal regolamento sui veicoli leggeri, per esaminare quello che è accaduto ed eventualmente modificare la rotta.

Non si può aspettare la fine del 2027, come previsto dal regolamento sui veicoli pesanti, per vedere quello che accade e poi eventualmente modificare la rotta. Non ci sarà più l’industria dell’auto nel 2027. È necessario anticipare le decisioni su quelle clausole di revisione già previste nei regolamenti all’inizio del prossimo anno, così da decidere cosa modificare per salvaguardare l’industria europea. Perché altrimenti, alla fine del percorso, nel 2035, non avremo un’industria net zero, avremo zero industria in Europa”.

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