Sceneggiata "cacio e pepe" di Gassman e moglie contro Trump: com'è ridotta la sinistra
- Postato il 7 marzo 2025
- Di Libero Quotidiano
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Sceneggiata "cacio e pepe" di Gassman e moglie contro Trump: com'è ridotta la sinistra
Eccoli gli antiTrump de' noantri. Firmano autografi, gli piace piacere, e sono tanto tanto alla moda. Bravi nel loro mestiere, ne prendessero mai una quando si azzardano a cimentarsi con la politica. Adesso ce l'hanno col presidente americano. Donald Trump spezza le convenzioni e le (loro) convinzioni. L'altra settimana ce lo ha fatto capire anche Massimo Gramellini, che malediva le stars americane per non aver fatto nulla di concreto contro il tycoon. Ma come, ci siamo schierati tutti con la Harris e le abbiamo prese. Vero, ma in Italia la voce arriva sempre tardi e quindi da queste parti si ricomincia. Prendete il prode (da Prodi) Alessandro Gassman, che punta tutte le sue carte contro il capo della Casa Bianca. Da antidazista - la nuova divisa dem - si è scatenato in casa e ce lo racconta Repubblica che ha rilanciato un video dell'attore in casa: «Cari follower americani, ecco una ricetta di pasta cacio e pepe che potete tranquillamente fare a casa vostra, finché sarete in grado di importare prodotti autentici italiani, ma temo che questo non accadrà ancora per molto con le politiche di importazione di Trump. Quindi sbrigatevi! Buona cena!». Queste le parole, tradotte dall'inglese, che accompagnano il video postato su Instagram da Gassmann: un tutorial in cui la moglie, l'attrice Sabrina Knaflitz, prepara il primo piatto spiegando passo passo in inglese, con l'aiuto del marito, la preparazione. Sicuramente nelle case di Washington e dintorni si saranno chiesti what's?
PIACE COSÌ
È una nuova moda del momento, la deTrump mania. Basti pensare al big match tentato da Luisa Ranieri contro Melania Trump. Bellezze mozzafiato contro, con l'italiana che vanta se stessa contro l'americana della Casa Bianca, bollata come una specie di emblema della tristezza. Ma come? Pensa se Melania fosse stata cognata di uno Zingaretti newyorkese, poverina... Al coro non poteva non accodarsi - ed è storia dei giorni scorsi- Luciana Littizzetto, l'eroina di Fabio Fazio. Particolarmente infantile il suo monologo. Una lezione abbastanza presuntuosa al capo dell'America ci voleva da donna Luciana: «Illustrissimo presidente Donald Trump, uomo tricologicamente confuso 47esimo presidente degli Stati Uniti sperando che ce ne sia un 48esimo. Chi le scrive è una “donna” “non americana”, due attributi che so che per lei rappresentano i gradini più bassi della scala evolutiva, subito sotto le rane anfibie e i messicani senza documenti» e tante altre amenità del genere. Ma è difficile immaginare che The Donald possa farsi spaventare dalle sciocchezze televisive della Littizzetto, anche perché in Patria sua, nonostante la batosta di novembre, ci si mettono ancora alcuni protestatari in ritardo. Tipo gli artisti di strada che si stanno sbizzarrendo nel lanciare allarmi (urbani e social) di diversa gravità. Non solo.
Buon ultimo arriva Claudio Amendola, anche se un po' e un po'. Perché da una parte aderisce con entusiasmo alla piazza pazza di Michele Serra – quella che il 15 marzo dovrebbe radunare i riarmisti filoucraina alla Calenda e soci, ma senza Pd, Avs e Cinque stelle – anche se ha specificato di volerci stare solo con il cuore. Poi, a “Un giorno da Pecora” su RadioUno, l'attore si sbilancia ancora di più sulla politica estera. «Devo ammettere che Trump un po' paura me la fa, è imprevedibile, e stavolta non c'è un apparato a proteggerci negli Usa, si è messo attorno tutte persone perfette per compiere chissà cosa». E aggiunge: «Siamo curiosi di capire dove vuole andare, in Canada, a Panama, in Groenlandia». Gli chiedono un giudizio sull'incontro allo studio ovale con Zelensky. E Amendola però non dà tutte le colpe a Trump: «Ho visto tutto l'incontro, per gran parte del tempo i toni erano normali, poi forse Zelensky ha commesso un errore diplomatico». Quale? «Quelle foto, che hanno indispettito Trump. Però chi fa più paura è Vance». Ci manca solo la sora Lella.
REGOLE DEL GIOCO
Già è difficile capire e spiegare come evolve la politica internazionale, ma ci si mettono pure gli artisti di casa nostra a dare giudizi, spesso contraddittori. La realtà è che – nemmeno dai palcoscenici – si vogliono fare i conti con quello che c'è di più bello e che si chiama democrazia. È il popolo, come in Italia e perfino in America, a dover stabilire chi governa anche in omaggio a tesi e programmi elettorali. Trump ha promesso di volere la pace in Ucraina e sta facendo di tutto per ottenerla. La cultura “artistica” non lo tollera. Perché è giusto solo ciò che va nella direzione woke. Ma si illudono: il vento soffia altrove.
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