Scarsa esperienza, un’eredità pesante e lo spogliatoio: le incognite su Chivu all’Inter

  • Postato il 18 agosto 2025
  • Calcio
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“La responsabilità me la prendo tutta. Ho l’Inter nel cuore, voglio ridare indietro qualcosa di importante”. Parola di Cristian Chivu. Tono fermo, quasi a voler placare in anticipo lo scetticismo introno ai nerazzurri. La finale di Champions col Psg è una ferita ancora aperta, ma la Serie A 2025/26 è ormai alle porte. Per l’allenatore romeno, alla prima stagione su una grande panchina, le sfide sono numerose. E tutt’altro che banali.

Il primo ostacolo: l’eredità tecnica di Simone Inzaghi. Con il piacentino, l’Inter ha conquistato sei trofei in quattro stagioni. A questi vanno aggiunte le due finali di Champions League raggiunte negli ultimi tre anni. Merito di un’identità tattica fortissima. Una squadra riconoscibile, affiatata ed efficace. “Il gruppo è solido – ammise Chivu nella conferenza d’inizio stagione –. Ripartiamo per rimanere competitivi. Le aspettative sono le stesse, ma la mia Inter sarà più ibrida e imprevedibile”. Cambiare senza disorientare, innovare senza destabilizzare. E soprattutto vincere. Un’impresa molto complicata attende l’eroe del Triplete.

Chivu dovrà anche gestire uno spogliatoio che quest’estate si è ritrovato a vivere delle frizioni interne. Su tutte, il rimprovero pubblico di Lautaro a Calhanoglu post eliminazione al Mondiale per Club. Il caso è ormai rientrato. I due si sono chiariti, ed è molto probabile che dietro la riappacificazione ci sia stata anche la mano di Chivu. “Chiedo rispetto per i compagni, per se stessi e per la società. Io voglio capire i miei calciatori. A volte ci si dimentica del fatto che sono persone e, come tutti, hanno dei problemi. Credo molto nella comunicazione, mi piace questo modo di lavorare e vivere”. E nei suoi primi mesi sulla panchina dell’Inter, forse è proprio questo l’aspetto che è stato apprezzato di più: le sue doti comunicative, quelle in cui Inzaghi non eccelleva. D’altro canto, l’ex allenatore nerazzurro godeva certo di maggior esperienza.

Legame e profonda conoscenza del settore giovanile: perché l’Inter ha scelto Chivu

L’unica avventura su una panchina di Serie A, Chivu l’ha vissuta lo scorso anno con il Parma: 13 partite e una retrocessione evitata per 5 punti di vantaggio sull’Empoli. Ora si ritrova alla guida della squadra che per un centimetro non ha vinto lo Scudetto. Troppo presto? Forse, ma la società punta eccome su di lui. Ad aver convinto, è soprattutto il suo legame con il club e la profonda conoscenza del settore giovanile nerazzurro. Da qui proviene Pio Esposito (l’anno scorso in prestito allo Spezia), attaccante che il tecnico romeno ha già allenato e nel quale ripone grande fiducia.

Anche il classe 2005 farà parte di quest’Inter imprevedibile: pressing alto, centrocampo dinamico, cambi di modulo e calciatori in grado di saltare l’uomo. Ma il tempo stringe e il calendario non aiuta. Torino e Udinese saranno le prime avversarie dei nerazzurri. Due squadre muscolari. Non l’ideale per cominciare, considerando che la forma fisica non è ancora delle migliori. E poi, alla terza giornata, il big match contro la Juventus in trasferta. Una gara che potrebbe essere già indicativa. L’Inter troverà in Chivu il suo nuovo condottiero, o l’uomo “di casa” si rivelerà ancora troppo acerbo per guidare la squadra vice campione d’Europa?

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