Scarlet Rivera, la regina di spade che incantò Bob Dylan

  • Postato il 24 agosto 2025
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Scarlet Rivera, la regina di spade che incantò Bob Dylan

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Scarlet Rivera, violinista di fama mondiale, ospite a Diamante del Peperoncino Jazz Festival, l’intervista alla “regina di spade” che incantò anche Bob Dylan


Ci sono appuntamenti che sarebbe un vero peccato perdere. Uno di questi, all’interno del Peperoncino Jazz Festival, sarà il 25 agosto, alle 22, al Convento dei Minimi di Cirella di Diamante. Qui Andrea Parodi, famoso giornalista musicale del Buscadero, introdurrà in anteprima mondiale una serata straordinaria per ricordare la musica del Premio Nobel Bob Dylan e di uno dei suoi padri nobili Woody Guthrie: Guthrie Family Singers meet Scarlet Rivera. Proprio lei, la Regina di Spade, la violinista rossa che fece impazzire il grande Dylan e che per molto tempo lavorò con lui divenendo sua amica. L’incontro tra Bob Dylan e Scarlet Rivera è uno dei momenti più intensi e romantici della storia del rock ed è stato magistralmente raccontato nel film di Martin Scorsese sul leggendario tour della Rolling Thunder Review.

La leggenda vuole che Dylan stesse girando in macchina per il Greenwich Village quando una donna con una splendida e folta chioma rossa ed un violino con sé gli attraversò la strada. Lui scese dall’auto, la fermò ed i due andarono in un locale per bere qualcosa e conoscersi. Poi lui la sentì suonare. Bob rimase talmente incantato e folgorato dal suono di quel violino elettrico che decise che non ne avrebbe potuto fare e meno. E pensare che Eric Clapton – proprio quell’Eric Clapton – aveva già inciso tutte le parti di chitarra elettrica per l’intero disco. Dylan non volle sentire ragioni e Scarlet Rivera suonò tutte le parti nuove del disco.

A distanza di 50 anni Scarlet ha deciso di rendere omaggio a Bob Dylan, l’uomo che ha cambiato la sua vita per sempre. Scarlet canterà dal vivo diverse canzoni di Dylan, tra cui Senor e Blowin’ in the Wind. Un viaggio musicale affascinante insieme a uno dei personaggi più iconici della storia del rock che omaggerà i grandi songwriters: Bob Dylan, Leonard Cohen e perfino Fabrizio De Andrè di cui Scarlet ha tradotto la struggente Hotel Supramonte.

Con Scarlett la notte del 25 agosto ci saranno le Guthrie Family Singers, un trio tutto al femminile composto da Sarah Lee Guthrie, Serena Guthrie e Robin Guthrie-Irion. Un mix dinamico di folk, indie, country, gospel e classic girl-group, trasmesso con il tipo di alchimia naturale che solo una famiglia può offrire. Nipoti del leggendario Woody Guthrie, rappresentano la terza e la quarta generazione di una delle famiglie musicali più iconiche d’America, una vera e propria regalità del folk sia per discendenza che per spirito. Abbiamo raggiunto la Regina di Spade telefonicamente nella sua casa di New York.

Come è stato il tuo rapporto con Bob Dylan?

«Meraviglioso. Un rapporto che ha definito la mia carriera, lui con me è stato molto caloroso e mi ha sostenuto incredibilmente in tour e in studio. Io sono andata a trovarlo molto volte dopo il Rolling Thunder in Minnesota (n.d.r. 1975) e sai lui è persino venuto a vedermi in un mio piccolo concerto sedendosi in fondo con il pubblico».

Com’è lui nella vita privata?

«È rimasto sempre legato ai suoi più vecchi amici d’infanzia. Durante il Rolling Thunder mi presentò proprio a Larry Keegan, che era, come si può vedere in un piccolo frammento del film a lui dedicato, il ragazzo sulla sedia a rotelle. Restò anche molto amico di colui che fu il produttore di tutto il Rolling Thunder, che in pratica gestiva il tour, Lee Kemp. Questo è un esempio di come lui tenesse molto alla sua vita privata e quando non viaggiava apprezzava la sua privacy e gli piaceva dipingere».

Ti è piaciuto A Complete Unknown, il film che gli hanno dedicato?

«Assolutamente. Chalamet ha fatto un lavoro incredibile nel ritrarlo. Ha studiato in profondità e intimamente il personaggio e ha catturato i suoi modi di fare, la sua voce, poi sono rimasta sbalordita dal fatto che abbia imparato a suonare la chitarra e a cantare in un periodo di tempo relativamente breve. Inoltre, l’intero cast ha fatto un lavoro incredibile»

Il prossimo anno sarà l’anniversario di un importante disco di Dylan come Desire. Pensi di festeggiarlo in qualche modo?

«Certo, ci stiamo riflettendo al Dylan Center di Tulsa in Oklahoma, che sta valutando quando, come ed in che misura farlo e sono sicura che riusciranno a fare le scelte migliori. Comunque, anche in altre parti degli Stati Uniti si stanno preparando all’evento e mi hanno invitata ma io non ho ancora accettato».

Il 25 qui in Italia tu suonerai con la Guthrie Family Singers. Pensi che la musica ed il messaggio di Woody Guthrie siano ancora attuali?

«Sia la sua musica che il suo messaggio sono stati di grande ispirazione per molti perché sono chiari e forti, lui ha creato qualcosa che ha esplorato e approfondito l’umanità nei suoi lati chiari e scuri».

So che tu sei amica di Dori Ghezzi e hai conosciuto la musica di Fabrizio De Andrè. Come è stato il vostro incontro?

«Io e lei siamo entrate in sintonia immediatamente. Sono convinta possegga quel senso intuitivo degli artisti ed un amore per la vera arte. Mi ha dimostrato un’amicizia calorosa, poi mi è stata di supporto quando ho cantato tutte le canzoni Hotel Supramonte e anche quelle di Dylan che ho fatto in Italia. Si tratta di una donna meravigliosa e mi piace come porta avanti il ricordo di Fabrizio in un bellissimo modo».

Quali sono gli altri artisti a cui ti senti legata?

«Sicuramente Joni Mitchell che conosco bene dal Rolling Thunder e la vedo ad ogni compleanno e anche a Capodanno. Partecipo sempre alle celebrazioni per Joni, ci sono anche altri grandi artisti come James Taylor e Norah Jones. Io ero una artista ospite, lei è una persona fantastica ed io l’ammiro molto da ogni punto di vista».

Ho saputo che sarai inserita nella Hall of Fame. Come ti fa sentire la notizia?

«Oh, è incredibile! Sono rimasta sorpresa in realtà. La cosa divertente è che è successo ben tre volte. La prima è stata rimandata a causa degli incendi a Los Angeles, poi la seconda volta stessa sorte perché purtroppo uno degli organizzatori è morto. Adesso c’è la nuova data definitiva, il 15 novembre al Warner Center di Burbank in California».

Quali sono i tuoi progetti futuri?

«In un certo senso sono in fibrillazione ora più che mai. Io voglio raggiungere un’altezza tale da lasciare in eredità la musica e le passioni che ho avuto nella mia vita. Voglio esibirmi il più possibile e produrre quanta più musica nei prossimi anni. Ho anche amicizie meravigliose con artisti e musicisti italiani e forse ne nascerà qualcosa. Per me l’Italia è come una seconda casa. Inoltre, sto lavorando anche ad un libro di memorie e ad un possibile docufilm rock sulla mia vita, un progetto che interessa molti registi. Inoltre, sto lavorando alla colonna sonora di un film scritto e diretto da Viggo Mortensen, intitolato The Dead don’t hurt. Sarà una colonna sonora meravigliosa, molto intima ed acustica, con pianoforte, tastiere violino e violoncello».

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