Scandalo su X, il social di Musk: la geolocalizzazione smaschera account “patriottici” di politici americani all’estero
- Postato il 24 novembre 2025
- Di Panorama
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Da qualche settimana, X – l’ex Twitter di Elon Musk – è tornato al centro del dibattito internazionale. Il motivo? Una nuova funzione di trasparenza, About This Account, che mostra il paese da cui un profilo sembra operare. Una misura pensata per mettere ordine nella “giungla digitale” delle identità online. Ma il risultato è stato tutt’altro che un semplice aggiornamento tecnico: la nuova etichetta ha scatenato una vera tempesta politica e mediatica.
La funzione ha infatti rivelato che numerosi account americani, molti legati all’area MAGA o a forti narrative politiche nazionali e governative, in realtà risultano basati all’estero. Paesi come Israele, Thailandia, Nigeria, Bangladesh, Russia, India e diversi stati dell’Europa dell’Est sono comparsi sotto gli occhi di tutti, in profili che, almeno fino a ieri, si presentavano come autenticamente “made in USA”, difensori del conservatorismo, della politica estera presidenziale e portavoce delle tensioni sociali interne.
Il cortocircuito della trasparenza
La prima ondata di reazioni è arrivata dagli utenti: confusione, accuse, indignazione. Alcuni dei più popolari account conservatori e non solo, con centinaia di migliaia di follower, sono stati etichettati come operanti dall’estero. Tra questi, profili come Maga Nation, Dark Maga e Homeland Security (account ufficiale del Dipartimento di Sicurezza Interna degli Stati Uniti d’America).
Allo stesso tempo, la funzione ha rivelato profili che fingevano di essere dei civili o dei giornalisti residenti a Gaza, i quali sfruttavano tale copertura per cercare di raccogliere fondi e consenso, operando però comodamente dall’Europa o dall’Asia meridionale.
In questo contesto la promessa di trasparenza si è subito scontrata con un dato tecnico fondamentale: la geolocalizzazione non è sempre precisa. X stesso ha ammesso problemi con gli account più vecchi, dati non aggiornati, uso massiccio di VPN, e perfino errori di rilevamento. Non solo: nelle prime ore, la piattaforma ha dovuto ritirare la voce “Paese di creazione dell’account”, perché risultata troppo inaffidabile.
Il risultato? Un cocktail esplosivo di verità parziali, sospetti e reazioni a catena.







Smascheramento politico o caos algoritmico
La questione si inserisce in un contesto già saturo di tensioni. L’ecosistema digitale statunitense, specialmente in anni elettorali, è terreno fertile per campagne organizzate, manipolazioni, troll farm e influencer improvvisati.
Secondo alcuni analisti, il fatto che profili considerati “voci influenti negli USA” si trovino all’estero getta nuova luce sul ruolo delle operazioni di influenza straniera. Se addirittura, account istituzionali ufficiali, almeno all’inizio, segnalavano origini tutt’altro che americane, quanto potrebbero essere “contaminate” e reindirizzate le informazioni e le iniziative decantate pubblicamente come benefici per i cittadini statunitensi?
Dall’altra parte una buona metà dell’opinione pubblica attribuisce tutto al consueto “caos Musk”: un aggiornamento affrettato, dati incoerenti e un algoritmo che interpreta male lo storico degli utenti.
Secondo questa linea, infatti molti account sarebbero stati “semplicemente” mal geolocalizzati a causa delle VPN, delle connessioni obsolete o a causa degli errori dei sistemi di rilevamento.
Il nodo della privacy e il rischio di nuovi conflitti digitali
L’estensione di X riapre anche il tema delicatissimo della privacy online. Mostrare il paese da cui una persona opera potrebbe essere utile per smascherare inganni, certo, ma rischia anche di esporre utenti vulnerabili in paesi autoritari o contesti sensibili.
Non è un dettaglio da poco: molte persone nel mondo utilizzano le VPN proprio per proteggersi.
Allo stesso tempo, sapere se un account che incita all’odio o promuove narrative politiche sia gestito dall’altra parte del mondo può cambiare, e di molto, la percezione del contenuto e delle sue intenzioni.
Il confine tra trasparenza e pericolo, qui, è sottile.
Un laboratorio geopolitico a cielo aperto
Questo nuovo “scandalo” di X sta mostrando che il problema non è solo tecnologico, ma profondamente politico, culturale e socio-geopolitico.
Oggi più che mai, le piattaforme non sono soltanto mezzi di comunicazione, ma strumenti di potere. E la domanda che molti si pongono è: chi popola realmente queste piazze digitali? E chi detta il ritmo del dibattito?
Questa vicenda suggerisce che quello che appare “americano”, “europeo”, “locale” o “autentico” potrebbe non esserlo affatto.
In un’epoca dove l’identità è la fonte energetica della polarizzazione, scoprire che alcune delle voci più forti provengono da lontano non è soltanto un fatto destabilizzante: è un indizio di una trasformazione epocale del modo in cui viene costruito il consenso.