Scambio elettorale politico-mafioso: sei arresti tra Bari e Foggia
- Postato il 5 novembre 2025
- Di Quotidiano del Sud
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Il Quotidiano del Sud
Scambio elettorale politico-mafioso: sei arresti tra Bari e Foggia

Sei persone arrestate tra Bari e Foggia per scambio elettorale politico-mafioso, estorsione e detenzione di armi. Indagato anche il sindaco di Modugno, Nicola Bonasia
Operazione all’alba in Puglia. La Guardia di Finanza ha eseguito sei arresti tra Bari e Foggia nell’ambito di un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.
Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di scambio elettorale politico-mafioso, estorsione e detenzione illegale di armi. Lo comunica in una nota la Procura di Bari.
Indagato il sindaco di Modugno
Tra gli indagati figura anche Nicola Bonasia, sindaco di Modugno (Bari). L’operazione è l’esito di indagini coordinate dalla Procura e condotte dal Gico del Nucleo Pef Bari insieme al Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata.
Secondo gli inquirenti, nel 2020 si sarebbe formato un accordo tra esponenti del clan Parisi di Bari e candidati alle elezioni comunali di Modugno. In cambio di denaro e favori, il gruppo criminale avrebbe garantito pacchetti di voti.
Voti in cambio di favori
Un candidato poi eletto al Consiglio comunale avrebbe acquistato voti dal clan Parisi in cambio di denaro e disponibilità a soddisfare richieste del gruppo mafioso.
Durante il ballottaggio, lo stesso avrebbe procurato voti al candidato sindaco — anche lui oggi indagato — promettendo un posto di lavoro a un affiliato del clan. L’obiettivo, secondo la Procura, era accelerare la propria “carriera politica”.
Inchiesta estesa alle elezioni europee 2024
L’inchiesta tocca anche la tornata delle europee 2024. Cinque persone avrebbero partecipato a un vertice in casa di un boss del clan Parisi per stringere un accordo elettorale.
Il patto prevedeva la compravendita di voti in cambio di denaro a favore di un candidato estraneo agli accordi.
Estorsioni e minacce nel Foggiano
Un imprenditore del Foggiano, attivo nel settore agricolo, avrebbe recuperato crediti ricorrendo a minacce e legami mafiosi. Avrebbe intimidito altri imprenditori, promettendo metà dei proventi estorti al clan Parisi.
Gli investigatori hanno documentato la detenzione e il porto illegale di armi da parte dell’imprenditore e di due presunti complici.
Le accuse della Procura
I provvedimenti cautelari sono stati emessi dal gip di Bari su richiesta della Procura, che definisce “perniciosissima” la fusione tra politica e mafia.
Secondo gli inquirenti, questa commistione mina la libertà di voto e inquina le elezioni. Il fenomeno estorsivo resta una delle pratiche più odiose, alimentata da chi sfrutta la propria fama criminale per ottenere denaro e potere con minacce e violenza.
Il Quotidiano del Sud.
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