“Saulo”, il “locale” di Cirò spadroneggiava anche a Cetraro
- Postato il 21 novembre 2025
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“Saulo”, il “locale” di Cirò spadroneggiava anche a Cetraro

Operazione “Saulo”, pistola messa in bocca all’autore di un furto commesso a Cetraro ai danni di una ditta protetta dal “locale” di Cirò
CIRÒ MARINA – Prima lo torturarono. Poi gli misero una pistola in bocca perché aveva osato danneggiare, per rubare del gasolio, un escavatore della Icogea di Claudio Adorisio, ritenuto uno degli imprenditori di riferimento del “locale” di ‘ndrangheta di Cirò, che aveva ottenuto un appalto dal Comune di Cetraro. Accadde nel centro tirrenico, qualche anno fa. Lo spessore criminale della cosca Farao Marincola era riconosciuto anche nel Cosentino. Ne sa qualcosa il malcapitato autore del furto, pestato da esponenti di ‘ndrangheta di Cetraro, a quanto pare preoccupati di aver fatto brutta figura con i “cirotani” per quel danneggiamento compiuto nonostante la loro influenza criminale nel territorio.
L’INFORMATIVA
L’episodio viene riportato nella voluminosa informativa dei carabinieri che, nelle scorse settimane, hanno messo a segno l’operazione Saulo, condotta contro le nuove leve della super cosca cirotana. Un episodio che la dice lunga sulle “regole” di ‘ndrangheta che presiedono all’acquisizione di lavori pubblici in Calabria. Dalle carte, ormai discoverate dalla Dda di Catanzaro, emerge come fosse rispettoso di quelle regole Adorisio, tra gli indagati finiti in carcere.
LE “REGOLE”
Ogni volta che acquisiva una commessa pubblica, a suo dire, prima di dare inizio ai lavori andava a “bussare”. Prendeva, cioè, contatti con la consorteria criminale di riferimento, a seconda della zona in cui operava, per mettersi al riparo da eventuali azioni predatorie e garantirsi protezione negli ambienti criminali. E siccome lui operava per conto del “locale” di Cirò, godeva del “rispetto” che gli esponenti di ‘ndrangheta nutrivano nei confronti della super cosca cirotana. E veniva esentato dal pagamento del pizzo. Anche fuori dal comprensorio cirotano.
L’EPISODIO DI S. SEVERINA
Una volta, a Santa Severina, qualcuno si avvicinò al suo cantiere lamentandosi che “qui non ci sono escavatori che possono lavorare”. Adorisio, come racconta in una conversazione intercettata, lo avrebbe fatto presente a chi di dovere. Al suo interlocutore mimava il gesto dello schiaffo. Il riferimento è al fatto che l’autore di quella minaccia sarebbe stato poi ripreso dagli ‘ndranghetisti del luogo. Perché se qualcuno era giunto da Cirò per lavorare «ci sarà un motivo».
L’EPISODIO DI CETRARO
Emblematica la vicenda di Cetraro, dove l’impresa cirotana aveva ottenuto un appalto pubblico per un importo di oltre 235mila euro. Prima di avviare le opere, Adorisio avrebbe incontrato il pluripregiudicato di Cetraro Franco Cipolla, detto “Tabacco”. Questi avrebbe assicurato Adorisio che avrebbe potuto svolgere i lavori con l’unico impegno di acquistare cemento ad Amantea da un suo amico. “Tabacco” gli avrebbe pure offerto un pranzo che l’imprenditore cirotano definiva “di lusso”, durante il colloquio captato dagli inquirenti. Dagli accertamenti svolti dai carabinieri è poi emerso che tra gli assunti della ditta Icogea, nel periodo in cui lavorò a Cetraro, c’era un fiancheggiatore di Cipolla.
PISTOLA IN BOCCA
Eppure, una mattina Adorisio trovò un escavatore danneggiato sul cantiere, con del gasolio prelevato. Adorisio lo riferì a Cipolla che, insieme al suo gruppo criminale, si sarebbe attivato per individuare il responsabile del danneggiamento. «Prendendolo per i capelli lo ficcavano in macchina», racconta Adorisio al suo interlocutore. Il giovane fu torturato e costretto a confermare, al cospetto di Cipolla, di essere stato l’autore del furto. Almeno questa è la versione di Adorisio. Uno degli autori del pestaggio avrebbe sparato due colpi di pistola e avrebbe infilato in bocca l’arma al malcapitato. Lo colpirono alla testa col calcio della pistola, lasciandolo vivo ma steso per terra.
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“A DISPOSIZIONE”
“Tabacco”, amareggiato per la figura rimediata con i cirotani, chiese pure quanto fosse l’ammontare del danno per risarcire l’imprenditore. Ma Adorisio rispose che il danno era irrisorio e che non c’era bisogno di alcun rimborso. Cipolla avrebbe poi ribattuto: «siamo a disposizione per quello che vi serve, se dovete fare qualche dovere fatelo a Cirò». Un altro segno di deferenza nei confronti della cosca cirotana. Come quello che Adorisio notò quando si alzò per andare a pagare il pranzo. «Non ti permettere», disse cipolla. Insomma, pranzo offerto e protezione assicurata. «Porta i tuoi mezzi e non ti preoccupare».
IL CAMBIAMENTO
Qualcosa, però, sta cambiando. L’inchiesta che ha portato all’operazione Saulo scaturisce dalle denunce degli imprenditori dell’area cirotana che hanno deciso di ribellarsi al racket. E nel processo scaturito dall’inchiesta che portò alla precedente retata contro la cosca Farao Marincola, l’operazione Ultimo Atto, gli imprenditori stanno testimoniando confermando le accuse, e riconoscendo in aula i loro aguzzini. Il cambiamento è possibile, anche in territori difficili.
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“Saulo”, il “locale” di Cirò spadroneggiava anche a Cetraro