Sargsyan e gli omicidi compiuti dai titushky contro giornalisti e oppositori di Euromaidan: ecco perchè Kiev lo considerava un nemico

  • Postato il 3 febbraio 2025
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Una delle ultime foto scattate ad una manifestazione pubblica ritrae Armen Sarkisian (o Sargsyan come indicato da media occidentali) a Mosca, durante la benedizione del battaglione armeno Arbat da lui fondato, che si sarebbe poi schierato al fronte contro l’Ucraina. E già questo, per Kiev, sarebbe stato un buon motivo per incasellare Sarkisian tra i nemici della patria. Ma c’è di più: Sarkisian evocava – a chi aveva partecipato alla rivolta di Euromaidan nel 2014 – pestaggi e delitti: come quello del giornalista Viacheslav Veremii, ucciso nella capitale nella notte tra il 18 e il 19 febbraio di quell’anno.

Ad ammazzare il cronista, caduto in un agguato assieme ad un collega, era stata una banda di titushky armati. Ed i titushky, secondo le indagini ed i processi seguenti, erano stati agevolati anche dall’aiuto di Sarkisian. Questa banda era stata organizzata per tenere a bada i manifestanti con modi spicci: il termine è stato coniato nel maggio 2013 e deriva dal nome di un combattente di arti marziali, Vadym Titushko. Quest’ultimo aggredì un giornalista a Kiev, durante una protesta. La cronaca della Ukraiinska Pravda raccontò che la polizia non intervenne, nonostante le grida d’aiuto del reporter.

Da quel momento, i titushky furono identificati come picchiatori al soldo dello Stato, con il compito di scoraggiare i dissidenti. Quando scoppia Euromaidan ed iniziano le proteste per mandare via il presidente filo-russo Viktor Yanukovych, la banda trova piena legittimazione nelle strade. Sempre l’Ukrayinska Pravda ricorda come i titushky collaborarono con i reparti speciali della polizia – i Berkut – e a loro si attribuirono una decina di uccisioni, tra cui coloro che il 18 febbraio 2014 manifestarono dinanzi alla Corte Suprema di Kiev. Inoltre, a questi volontari – soggetti provenienti dalle classi più povere e con difficoltà di occupazione – era demandato il compito di infiltrarsi nei cortei per poi provocare disordini.

A quanto stabilì l’Ukrainian Security Service Press Centre, i titushky erano stati finanziati dal miliardario Serhiy Kurchenko. Il nome di Sarkisian salta fuori nell’inchiesta per l’omicidio di Viacheslav Veremii, aggredito a colpi di mazza da baseball e poi finito con una pistolettata al petto. Uno dei componenti della banda che partecipò al delitto, Yuri Krysin, puntò il dito contro Sarkisian, affermando di aver ricevuto da lui, nel tempo, una cifra pari a 20.000 dollari per terrorizzare gli oppositori. In una seconda fase, Krysin ritrattò questa versione, raccontando che aveva accusato Sarkisian per dissapori pregressi.

Di certo quell’inchiesta portò il nome dell’armeno all’attenzione dei servizi di sicurezza ucraini come uno degli organizzatori delle attività più violente da parte del governo Yanukovych ai tempi di Euromaidan. Se Sarkisian sia stata l’ennesima vittima di un omicidio mirato organizzato a Mosca dagli 007 di Kiev, o se invece sia rimasto ucciso per una vendetta criminale, è ancora presto per dirlo. Il mondo della vittima era variegato, passava dagli interessi delle palestre di pugilato nel Donbass ai combattimenti del battaglione armeno nel Kursk. Comunque e sempre una vita a fianco di Mosca, per combattere il nemico ucraino che guarda all’Occidente.

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Il Fatto Quotidiano

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