Sardegna, scoperte tre nuove Domus de Janas: le “case delle fate” continuano a stupire

  • Postato il 30 luglio 2025
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  • Di SiViaggia.it
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Le Domus de Janas sarde, recentemente riconosciute come Patrimonio UNESCO, continuano a stupire. Nel sito di Sant’Andrea Priu, nell’area archeologica di Bonorva, sono emerse tre nuove tombe ipogee scavate nella roccia: una preziosa testimonianza delle pratiche funerarie e religiose delle comunità neolitiche sarde, nonché un elemento chiave per comprendere la loro evoluzione sociale.

La scoperta si inserisce nell’ambito delle attività promosse dal Ministero della Cultura per lo scavo, il restauro e la valorizzazione del territorio del Meilogu. Con questo ritrovamento, il numero degli ipogei noti sale a venti e, all’interno delle nuove domus, sono già in corso di analisi numerosi ritrovamenti.

La scoperta delle tre nuove Domus de Janas

La scoperta delle tre nuove Domus de Janas è avvenuta durante la campagna di scavi svolta nell’area del pianoro, vicino alla roccia lavorata denominata “Campanile” o “Toro”, che con la sua figura domina la valle circostante. I ricercatori hanno cominciato a indagare questa zona perché le caratteristiche del terreno tra la Tomba XII e la Tomba XIII (detta “Tomba del Focolare”) facevano ipotizzare la presenza di una nuova tomba ancora da esplorare.

Ed è proprio quello che gli scavi hanno portato alla luce: non una, bensì tre nuove Domus de Janas (la XVIII, XIX e XX), disposte a ventaglio proprio a partire dalla Tomba del Focolare.

Le caratteristiche delle nuove Domus

La Tomba XVIII, la prima a essere individuata, è caratterizzata da un corridoio (dromos) scavato con precisione nella roccia. Da questa struttura provengono reperti di particolare interesse, tra cui picconi, un’accetta in pietra verde, una fusaiola e frammenti di ossidiana. La tomba presenta una cella quadrangolare con al centro un focolare scolpito a rilievo e dotato di un incavo centrale. Da qui si accede alla cella principale, di forma rettangolare, sul cui lato sinistro si apre una terza cella, più piccola.

La Tomba XIX, sensibilmente più piccola, presenta all’esterno un piccolo padiglione e all’interno una cella rettangolare, da cui si apre una seconda celletta, quasi una nicchia, di forma tondeggiante. Tra i reperti rinvenuti vi sono frammenti di ossidiana e ceramica, tra cui spicca un vasetto miniaturistico.

Decisamente più articolata è la Tomba XX, composta da una cella d’ingresso dalla quale si diramano due rami laterali, per un totale di sette ambienti. In una di queste celle è conservata una fascia dipinta, e l’intera struttura è stata soprannominata “Tomba dei Vasi Romani” per via del ricco corredo funerario di epoca imperiale, costituito da oltre 30 reperti ceramici in ottimo stato di conservazione.

I materiali ritrovati saranno restaurati presso il Centro di Restauro e Conservazione della Soprintendenza a Li Punti, mentre le ricerche archeologiche proseguiranno anche nella parte inferiore del sito, dove sono presenti tracce di un insediamento di epoca romana e altomedievale.

Se vi trovate in Sardegna e siete curiosi di visitare il sito archeologico, le nuove tombe sono già accessibili al pubblico.

Autore
SiViaggia.it

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