Sardegna, le Domus de Janas sono il 61esimo sito Unesco italiano: le tombe nella roccia raccontano il neolitico sardo
- Postato il 13 luglio 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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Le “domus de janas” sono il 61esimo sito italiano iscritto nella lista del Patrimonio mondiale, confermando il primato dell’Italia quale nazione con il maggior numero di siti Unesco al mondo. Il Comitato del Patrimonio Mondiale, riunito a Parigi nella sua 47° sessione, ha infatti deciso l’iscrizione delle “Tradizioni funerarie nella Preistoria della Sardegna: le domus de janas”, riconoscendo l’Eccezionale Valore Universale di queste “case delle fate”, tombe scavate nella roccia che testimoniano le pratiche funerarie, le credenze religiose e l’evoluzione sociale delle comunità neolitiche sarde.
Caratterizzate da articolati sistemi planimetrici e decorazioni simboliche, le domus de janas rappresentano la più estesa manifestazione di architettura funeraria ipogea del Mediterraneo occidentale. Il sito è formato da una serie di componenti individuate su tutta l’area dell’isola, in particolare nella parte centro-settentrionale, spesso raggruppate in necropoli verosimilmente associate a insediamenti e villaggi oltre che a luoghi di culto. L’origine di queste tombe preistoriche a camera della Sardegna risale al Neolitico Medio I (V millennio a.C.). Studi recenti hanno dimostrato il loro utilizzo e la continua escavazione durante i periodi successivi, fino all’alba della civiltà nuragica, includendo il riutilizzo o la ristrutturazione di tombe preesistenti.
La candidatura, promossa dall’Associazione CeSIM Sardegna e dalla Rete dei Comuni delle domus de janas, con il Comune di Alghero come capofila, si basa sul criterio III della Convenzione del 1972 e fa riferimento alla testimonianza unica ed eccezionale di una tradizione culturale scomparsa, legata al culto dei morti e alle credenze sull’aldilà sviluppate dalle comunità preistoriche dell’isola tra il V e il III millennio a.C. Attraverso la varietà architettonica, la complessità decorativa e l’evoluzione planimetrica, queste tombe documentano come nessun altro sito nel Mediterraneo l’organizzazione sociale, i rituali e la concezione spirituale delle più antiche comunità insediate sull’isola, mostrando allo stesso tempo continuità e trasformazioni culturali fino all’inizio dell’Età del Bronzo.
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