“Sarà un Psg più forte senza Mbappé”: Luis Enrique in missione per adempiere la sua profezia
- Postato il 15 aprile 2025
- Calcio
- Di Il Fatto Quotidiano
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A Parigi non c’è più spazio per l’ego. E il merito è di Luis Enrique. L’allenatore spagnolo è stato in grado di ribaltare la decennale filosofia del Paris Saint-Germain con un progetto coraggioso e moderno. Creato da superstar, fatto per le superstar e gestito per le superstar, oggi il club è stato plasmato secondo le volontà di chi siede in panchina. La politica è chiara: giovani di grandi prospettive affiancati da veterani che fanno la differenza. Con un titolo di campione di Francia in più e una qualificazione alla semifinale di Champions League ampiamente alla portata (dopo la vittoria nell’andata dei quarti di finale contro l’Aston Villa per 3-1), il Psg sta vivendo il suo anno zero.
Il PSG a sua immagine
Dopo un primo anno di assestamento e di attesa, la vera rivoluzione era iniziata con queste parole: “Sarà un PSG più forte senza Mbappé”. Folle pensarlo otto mesi fa, ma il tempo sta dando ragione a Luis Enrique. Con l’addio del numero 9 (oggi al Real Madrid) è stata tracciata una linea ben precisa che ha allontanato il club dalle vecchie brutte abitudini, per il modo di pensare e giocare. Ricostruire nel segno delle idee. Luis Enrique ha dato spazio al suo stile di gioco dando vita a una nuova era. Tutti attaccano, tutti difendono: a fare la differenza non è il singolo (strapagato) giocatore, ma il collettivo. Precisione al limite dell’ossessione, ma l’obiettivo è quello di divertirsi e far divertire: “Vogliamo giocare bene per i nostri tifosi. Questo è un Psg diverso”. Collante tattico ed emotivo, Luis Enrique sa sicuramente come portare a casa i risultati. Anche in Europa. Tagliato il traguardo delle 100 panchine a Parigi, le statistiche dicono 78 vittorie (18 pareggi e 11 sconfitte) e quasi 300 gol segnati, praticamente 3 a partita. Tutto merito di un 2025 ai limiti della perfezione: con lo spostamento di Ousmane Dembélé in attacco il Psg ha segnato almeno quattro gol a Manchester City, Stoccarda, Brest, Monaco e Lille. E, contro ogni pronostico, il passaggio del turno in Europa contro il Liverpool è sicuramente il punto più alto e prestigioso.
Il talento di Désiré Doué e la sicurezza di Donnarumma
Una squadra talentuosa, plasmabile ma non inesperta. Al suo arrivo Luis Enrique aveva chiesto almeno due anni di lavoro prima di vedere il miglior Psg possibile: “Se fallisco, sarà con le mie idee. Continuerò a seguirle. Ci sto arrivando”, aveva dichiarato a novembre. Ora, è tutta un’altra storia. La superiorità del Psg viene riconosciuta e sottolineata anche dagli avversari. “Penso che siano campioni davvero splendidi. Tutti attaccano, tutti difendono. Mi diverto quando vedo questo. Lo trovo fantastico”. Vitinha, Bradley Barcola (18 gol e 15 assist), Désiré Doué (11 gol e 11 assist) e Willian Pacho sono i protagonisti del manifesto di Luis Enrique. Giovani, imprevedibili e molto forti. Se poi si aggiungono l’esperienza di Donnarumma e Marquinhos, la classe del nuovo arrivato Kvaratskhelia e la concretezza del rinato Dembélé (32 gol e 7 assist in tutte le competizioni), diventa un obbligo aggiungere il club francese tra le grandi più temibili d’Europa. Giocare al Parco dei Principi non è più – solo – una questione di soldi. Perché la semplicità e un progetto chiaro valgono più di un super contratto. Entrato in punta di piedi, oggi Luis Enrique è la vera (e unica) superstar.
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