“Sanzioni ai coloni israeliani? Sono inutili, la loro è una violenza di stato. L’Ue sospenda tutti gli accordi”: intervista al giurista Mariniello
- Postato il 12 settembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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“Per 23 mesi la Commissione europea è rimasta a guardare e ora Gaza non ha più tempo: servono misure urgenti. Stop a tutti gli accordi”. È rientrato dall’Aja da alcuni giorni Triestino Mariniello, docente di Diritto penale internazionale all’Università John Moores di Liverpool e attualmente uno dei componenti del team legale che rappresenta le vittime di Gaza e assiste le sue famiglie davanti alla Corte penale internazionale. Esperto di diritto internazionale e diritti umani, da molti anni si occupa di ciò che accade in Cisgiordania e nella Striscia. E oggi, pur riconoscendo un piccolo progresso nella postura dell’Ue, giudica insufficienti e ancora carenti le promesse fatte della presidente Von der Leyen durante il suo discorso sullo Stato dell’Unione.
Ursula von der Leyen ha annunciato che proporrà una prima serie di misure contro Israele. Siamo di fronte una svolta?
È un passo in avanti, ma mi sembra ancora molto poco. Ed è arrivato tardi. L’aspetto più preoccupante è che non c’è alcun riferimento alle tempistiche. Col piano di trasferimento forzato da Gaza City, c’è bisogno di misure urgenti. La sospensione parziale dell’accordo di Associazione sarebbe una misura importante, ma dovrebbero essere sospesi tutti gli accordi, non solo quelli di natura commerciale. Stop a quelli della ricerca Horizon e a quello sulla condivisione dei dati personali. Allo stesso tempo sanzionare i ministri Ben Gvir e Smotrich rischia di alimentare una retorica secondo la quale si tratta di poche mele marce che sbagliano. Il piano di pulizia etnica all’interno alla Striscia gode del supporto dell’intero governo e purtroppo anche di ampie fasce della società civile.
Ieri il Parlamento Ue ha approvato una risoluzione su Gaza. Finora però l’Europa è stata incapace di prendere provvedimenti concreti contro Israele. Qual è il suo giudizio sull’inazione dell’Unione?
Per 23 mesi la Commissione europea ha taciuto sul genocidio in corso. Mentre adottava 18 pacchetti di sanzioni nei confronti della Russia (ed è atteso il 19esimo, ndr), non ha fatto niente di lontanamente simile nei confronti di Israele, è rimasta a guardare. Abbiamo assistito a una chiara politica di doppi standard. Ma non parlerei di inazione: ha agito e l’ha fatto a difesa di Israele. Soltanto qualche mese fa, i vertici europei ribadivano la partnership strategica con Israele, continuando a sostenerlo e legittimarlo. Vale per Von der Leyen e vale per Kallas. Con i viaggi a Tel Aviv hanno mandato un messaggio molto pericoloso, ossia che Netanyahu potesse continuare ad agire in completa impunità nonostante le prese di posizioni, le sentenze, le decisioni delle organizzazioni internazionali. Nel discorso della presidente inoltre preoccupa la mancanza di riferimenti al genocidio, nonostante l’ampiezza di prove. Sta contribuendo, insieme a Trump a delegittimare l’intero ordinamento della legalità internazionale.
Il ministro Tajani si è detto contrario alla sospensione di Horizon, ma favorevole a sanzionare i ministri estremisti e i coloni violenti.
Da un punto di vista giuridico è estremamente preoccupante, perché anche società che producono droni militari, come l’israeliana Rafael, beneficiano dei fondi di ricerca europei del programma Horizon. Le parole di Tajani ignorano gli obblighi giuridici che l’Italia avrebbe a livello internazionale. La decisione di adottare tutte le misure possibili per porre fine al genocidio non appartiene alle discrezione politica di uno stato, è un chiaro obbligo giuridico previsto dal diritto internazionale.
Quali effetti avrebbero le sanzioni ai coloni?
Nessuno. Sono sanzioni economiche e di limitazione della libertà di movimento assolutamente inutili ed inefficaci. Le ha già adottate l’amministrazione Biden e il governo Starmer senza effetti. Inoltre mandano un messaggio pericoloso. I coloni violenti vengono armati direttamente da Israele. Conducono i loro attacchi nei villaggi palestinesi scortati dall’esercito di Tel Aviv. Se colpisci soltanto loro, vai ad assolvere la politica israeliana. Mentre la violenza dei coloni va inquadrata da un punto di vista del diritto internazionale come violenza di stato, perché tende allo stesso obiettivo che hanno le autorità israeliane: l’annessione del territori palestinesi. I coloni sono uno strumento.
Il progetto di insediamento E1 di 3500 appartamenti che taglieranno in due la West Bank è stato approvato dal governo di Tel Aviv.
Si tratta di un progetto che blocca qualsiasi possibilità di continuità territoriale all’interno della Cisgiordania occupata e che comporta la commissione di una serie di crimini internazionali. Trasferimento forzato della popolazione palestinese, distruzione della proprietà civile, in particolare delle comunità beduine. L’obiettivo del piano è quello di annettere il territorio palestinese. La Corte Internazionale di Giustizia ha stabilito che l’intera occupazione del territorio palestinese della Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, e della Striscia di Gaza è illegale ai sensi del diritto internazionale. Proprio sulla base di questa decisione, paesi come l’Italia hanno chiari obblighi giuridici, che sono quelli di interrompere qualsiasi tipo di cooperazione con le autorità israeliane che possa facilitare questa occupazione.
L’Italia ha delle responsabilità giuridiche per ciò che sta avvenendo a Gaza? Quali sono?
Continuando a trasferire armi o cosiddetti oggetti dal duplice uso utilizzati nella Striscia di Gaza, l’Italia si rende complice del genocidio in corso. Se un paese dovesse portare l’Italia davanti alla Corte Internazionale di Giustizia è probabile che si giungerebbe a questa conclusione. C’è poi anche una responsabilità penale individuale di attori pubblici e privati. Per attori pubblici intendo decisori politici, membri del governo. Potrebbero essere ritenuti responsabili di facilitazione nella commissione di crimini internazionali. E lo stesso vale per gli attori privati, ossia per dirigenti di quelle aziende, come la Leonardo Spa, che continuano a trasferire armi o oggetti dal duplice uso alle autorità alle autorità israeliane. In altre parole, tutte queste persone potrebbero essere sottoposte a procedimenti penali dinanzi alla Corte Penale Internazionale o ad altri Paesi. Si tratta, da un punto di vista concreto, di un’ipotesi remota. Ma da un punto di vista teorico, le queste forme di responsabilità sarebbero ampiamente configurabili.
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