Sanvito: la sinistra cancella maschio e femmina, gender fluid anche tra i bimbi di 2 anni

  • Postato il 21 febbraio 2025
  • Di Libero Quotidiano
  • 3 Visualizzazioni
Sanvito: la sinistra cancella maschio e femmina, gender fluid anche tra i bimbi di 2 anni

Bambini e bambine non esistono più. Puff: spariti. Ci sono gli asterischi finali ad annacquare le loro pur innegabili diversità. È la solita guerra ai generi - maschile e femminile che però in questo caso stride e spaventa maggiormente: di mezzo, infatti, ci sono pargoli di appena due anni e poco più. Succede che a Figino Serenza, piccolo centro in provincia di Como, l'amministrazione comunale di centrosinistra - insieme all'associazione culturale Arte Diem e a un'altra sfilza di sigle - per promuovere una due giorni (1 e 2 marzo) di laboratori di riuso creativo («per conoscere e reinterpretare i materiali di scarto intesi come costruttori di cultura, mediatori di apprendimenti e promotori del diritto alla bellezza») ricorra a una terminologia altrettanto creativa. Quella appunto degli asterischi al posto delle classiche desinenze. La preoccupazione è che l'ideologia gender possa anche entrare “fisicamente” negli atelier allestiti per l'occasione.

La sezione comasca della Lega è già saltata in blocco sulla sedia: «L'iniziativa denominata “Soste Creative” mira a insegnare ai più piccoli l'arte del riuso creativo, ma ciò che ci preoccupa è la terminologia usata per pubblicizzare gli eventi rivolti ai bambini attraverso i canali istituzionali del Comune, dell'associazione e del sito di Villa Ferranti (il luogo dove si terranno i laboratori, ndr). Invece di “bambini” e “bambine”, infatti, viene adottata la dicitura “bambin*”, con l'asterisco al posto delle desinenze maschili e femminili, artificio ideologico tipico della comunicazione legata all'ideologia gender», spiegano Matteo Mauri, coordinatore provinciale dei giovani leghisti di Como e capogruppo in Consiglio comunale a Figino Serenza, e i colleghi consiglieri Roberto Moscatelli, Sara Bellini e Cattaneo Maurizio. «Questo linguaggio mira a destrutturare la nostra lingua e la nostra identità culturale con pericolosi neologismi ideologici. Si tratta di un'imposizione portata avanti da una certa parte politica per minare la distinzione tra uomini e donne, tra madri e padri, e persino tra bambini e bambine, mettendo a rischio la famiglia naturale», prosegono gli esponenti del Carroccio. La battaglia (politica) è solo agli inizi. «Come gruppo consigliare, siamo fermamente contrari a questa strumentalizzazione ideologica, a maggior ragione quando riguarda i più piccoli. Per questo chiederemo chiarimenti alla Fondazione Cariplo, finanziatrice del progetto, e all'amministrazione comunale, affinché questo linguaggio divisivo venga messo da parte una volta per tutte», assicura Mauri. Dal comasco alla rossissima Reggio Emilia. A far discutere, negli ultimi giorni, è stato uno spettacolo teatrale (della compagnia leccese Koreja) intitolato “Essere o non essere. Le parole disegnano il mondo. Le parole il mondo possono cambiarlo” e proposto ai ragazzini di alcune scuole medie della città. Uomini col rossetto e in abiti da donna (e il contrario). Persino con caschi sotto la maglietta a simulare un'improbabile gravidanza. Baci tra donne.

Baci tra uomini. «I corpi degli attori divengono campo di gioco: si colorano, si vestono, si travestono, si scambiano di posto per dimostrare come ognuno di noi sia una serie infinita di sfumature di peculiarità, di possibilità e anche di contraddizioni», si legge nella presentazione sul sito del Teatro Ariosto di Reggio. E dire che i genitori delle scuole “Manzoni” e “Fontanesi” siano inviperiti è dire poco. «È un vergogna. Quando l'istituto ha aperto le prenotazioni per questo spettacolo, per una cifra di sei euro, nessuno ci ha spiegato di cosa si trattasse. Il titolo, tra l'altro, non lasciava presagire nulla di male. E invece... Mio figlio era sconvolto: tutto ciò è inammissibile», racconta a Libero un papà. «È scandaloso. Uno spettacolo del genere non l'avevo mai visto e sinceramente avrei preferito darmi per malato piuttosto che partecipare», ci spiega invece uno degli studenti direttamente coinvolti.

Continua a leggere...

Autore
Libero Quotidiano

Potrebbero anche piacerti