Santucci, coreografo del Gattopardo, ospite del Fini dance festival

  • Postato il 21 luglio 2025
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Santucci, coreografo del Gattopardo, ospite del Fini dance festival

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L’intervista a Gianni Santucci, coreografo della serie Il Gattopardo, uno degli ospiti d’onore del Fini dance festival di Villapiana


Anche quest’anno grandi ospiti al Fini Dance Festival che si svolge a Villapiana, oggi alla sua quindicesima edizione. La rassegna coreutica ideata e fortemente voluta da Antonio Fini, ballerino e coreografo internazionale, il quale ha solcato i più grandi palcoscenici in Italia e all’estero e continua ad amare la sua terra con un sentimento viscerale. Nei prossimi giorni il Fini Dance Festival, che si concluderà il 26 luglio, ospiterà un coreografo d’eccezione: Gianni Santucci.

Tra le ultime fatiche del ballerino e coreografo Santucci lo ricordiamo per aver coreografato le danze presenti nella serie “Il Gattopardo”, lo sceneggiato televisivo nel quale è stato presente nel corpo di ballo anche Antonio Fini. Una presenza di alta caratura quella di Santucci, che a conclusione della manifestazione gli sarà consegnato un riconoscimento alla carriera il 24 luglio in occasione della serata dedicata a “Il Gattopardo”. Gianni Santucci si racconta al Quotidiano del Sud.

Lei è stato il ballerino che ha coreografato le danze della serie “Il Gattopardo” le scene più rappresentative della società dell’epoca, come si è preparato per la realizzazione del film?

«Studiando il copione e la parte storica».

Lei ha coreografato diversi film, come si organizza nell’affrontare una pellicola?

«Credo di aver coreografato al momento attuale 24 film. La mia preparazione parte dalla lettura attenta del copione e in base a quello che la storia racconta creo delle coreografie che siano in linea con la narrazione. Il ballo deve essere il seguito di quello che è una vicenda drammaturgica e quello che è la storia dei personaggi. Sulla base di ciò che mi chiede il regista io organizzo delle danze che siano storiche, contemporanee o antiche. Io uso la danza contemporanea per riprodurre delle danze antiche delle quali non abbiamo un’iconografia perché spesso si parla di periodi di cui non abbiamo memoria».

Quindi la conoscenza della storia della danza per un ballerino è fondamentale?

«Assolutamente sì! Per chi vuole fare della danza una professione è necessaria la conoscenza della storia della danza perché se non abbiamo una base non sappiamo chi siamo».

Nel Gattopardo è stata danzata una bellissima tarantella?

«Ci siamo divertiti molto a farla, dal punto di vista coreografico era più una pizzica che una tarantella siciliana. Ho fatto questa scelta perché la tarantella siciliana non si addiceva molto alla scena che dovevamo girare, si svolgeva in una piazza per cui ho optato di andare più verso la coreografia di una pizzica che di una tarantella pura».

Lei si sente più vicino alla danza moderna o alla classica?

«Sono più attratto dal classico e dal contemporaneo, che sono due cose totalmente diverse, ma sono le mie due anime. Da un lato il tecnicismo, la pulizia e l’eleganza del classico e dall’altra la carnalità, l’essere un po’ animalesco del contemporaneo».

Che differenza c’è tra la danza classica e quella contemporanea?

«La danza classica è la l’estremizzazione di un gesto che all’inizio era manieristico, poi è diventato tecnico, ma è un’espressione di eleganza, mentre la danza contemporanea è collegata all’essere animale, a quella parte animalesca che è insita nell’uomo».

C’è stata una scena nella serie “Il Gattopardo” dove ha incontrato delle difficoltà?

«Non ho avuto difficoltà perché mi ero preparato molto in anticipo e ho cercato di prevedere tutti quelli che potevano essere i contrattempi. Quando siamo andati a girare le scene io avevo già preparato tantissimo materiale, pensi che avevo preparato 4 valzer differenti, 2 mazurke e 3 polke».

Quale sarà il suo ruolo al Fini Dance Festival?

«Darò delle lezioni durante la mia presenza al festival e monterò delle coreografie per il Fini Dance che termineranno con una performance all’interno del Festival».

Ha già un’idea su quello che farà a Villapiana?

«Sto ancora valutando e poi mi devo confrontare con Antonio Fini».

Le daranno un premio.

«Così mi hanno detto».

Orgoglioso di ricevere questo riconoscimento?

«Moltissimo».

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