Sanità in Calabria: «Di fronte a un diritto negato mobilitarsi è un dovere civile»
- Postato il 14 gennaio 2025
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- Di Quotidiano del Sud
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Il Quotidiano del Sud
Sanità in Calabria: «Di fronte a un diritto negato mobilitarsi è un dovere civile»
Sanità in Calabria, il vescovo di Locri-Gerace, Francesco Oliva, risponde positivamente al nostro appello a mobilitarsi: «Tacere diventa una colpa e parlare è un obbligo morale»
Leggo con interesse quanto scritto a più mani ne “Il Quotidiano del Sud” il 12 gennaio 2025. Vari articoli sul tema della sanità, che raccontano la realtà di una sanità in difficoltà. È dovere di una buona informazione raccontare le storie che riguardano il mondo della sanità, con le sue luci e ombre: fatti di mala sanità ma anche di buona sanità. Come il racconto di quanti nel dolore e nella malattia hanno ritrovato guarigione, la gioia di un medico vicino, competente ed umano, il sorriso e la mano di un infermiere.
LEGGI L’APPELLO DEL QUOTIDIANO DEL SUD: Basta Sanità negata. Calabria, devi mobilitarti
Eppure, mentre sul piano dei principi si riconosce che la salute è un bene fondamentale che si traduce in un diritto per tutti, da tutelare e difendere sempre, nella realtà questo non sempre accade. Tanta gente malata delle nostre aree meridionali è costretta ad affrontare lunghi e costosi viaggi per farsi curare in strutture sanitarie del Nord più attrezzate ed organizzate.
Quando scarseggiamo le ambulanze o sono senza la presenza di un medico, quando i tempi di attesa in pronto soccorso si allungano e non si trova un posto disponibile in reparto, si può continuare a parlare di diritto alla salute? Di fronte ad un diritto negato mobilitarsi, come viene più volte sollecitato nel su citato articolo, denunciare i limiti e le incongruenze di una sanità che penalizza soprattutto le aree più periferiche del profondo Sud, è un dovere civile. Alla tutela del diritto alla sanità è correlata l’uguaglianza dei cittadini. Essa è la cartina di tornasole del livello di civiltà di un paese.
MOBILITARSI PER LA SANITÀ IN CALABRIA: SEMBRA CHE NULLA CAMBI
È da tempo che si parla di disfunzioni varie, di piani di rientro, di commissariamenti, di ospedali in affanno per mancanza di medici, di infermieri di personale sociosanitario, di attrezzature fatiscenti. Da anni non c’è politico, sindacalista, operatore del mondo della comunicazione che non si cimenti su queste tematiche. Eppure, i problemi continuano ad essere sempre gli stessi. Sembra che nulla cambi. Le ragioni sono diverse.
Né se ne possono attribuire le cause a sole ragioni strutturali o a mancanze di risorse. Le risorse ci sono ma sono male utilizzate: inutili sprechi, spese non controllate, mancanza di programmazione e via dicendo e soprattutto la mancanza di valori etici e di senso di responsabilità in chi opera a qualunque livello in un settore così strategico. Il calo del livello etico in vari ambiti e settori pubblici rende un servizio deleterio a tutta l’organizzazione della vita sociale.
Leggo nello stesso Quotidiano che anche in contesti di difficile gestione della sanità, ci sono tanti segni di speranza, che non sempre vengono raccontati. Mi riferisco a quanto scritto sull’“Open day”, dedicato allo screening ecografico delle anche e dei reni presso l’Unità Operativa complessa di Pediatria e Neonatologia dell’ospedale di Locri, ove il personale sanitario effettua senza necessità di prenotarsi né di avere alcuna prescrizione medica servizi quali screening prenatale ecografico delle anche per i bambini dal 1° mese compiuto di vita sino al terzo mese e screening ecografico dei reni per i bambini dal 1° mese compiuto di vita fino al 1° anno di età.
LA GENTE DEVE ESSERE INFORMATA E COINVOLTA
Per la vicinanza in ragione del mio ufficio pastorale e della frequenza di questo presidio ospedaliero, nel corso degli anni non sono mancate le prese di posizioni circa le disfunzioni e limiti, e soprattutto sull’eventuale suo ridimensionamento. Arrivando persino ad organizzare insieme ad altre istituzioni una grande manifestazione piazza con tanta partecipazione di popolo. La gente dev’essere informata e coinvolta, deve essere messa in grado di reagire di fronte ad ogni speculazione nell’amministrazione delle risorse destinate alla sanità. Non si può tacere di fonte a ingiustizie sociali così gravi. Tacere diventa una colpa e parlare è un obbligo morale e civile. Occorre far sentire la propria voce. In un’azione di sensibilizzazione che la stampa libera e democratica deve avere il coraggio di portare avanti.
Investire in sanità è una scelta di civiltà e di vita: una società che ama la vita investe le sue risorse nella sanità, nella cultura, nei servizi essenziali.
Non sperpera troppe risorse in armamenti e in industrie belliche che provocano morte. Se è vero, come afferma papa Francesco, che la guerra è sempre una sconfitta, togliere risorse alla sanità per sostenere l’impresa bellica è anch’essa una sconfitta.
MOBILITARSI PER LA SANITÀ IN CALABRIA: LA CHIESA NON TACE
La chiesa non tace e non può tacere, sapendo che il nostro sistema sanitario è una conquista di civiltà che va difeso a denti stretti. Come afferma papa Francesco: “La salute non è un lusso”. La salute non è un lusso! Un mondo che scarta gli ammalati, che non assiste chi non può permettersi le cure, è un mondo cinico e non ha futuro. Ricordiamo sempre questo: la salute non è un lusso, è per tutti”. Quando anche la Chiesa con i suoi pastori interviene in materia non fa politica in senso stretto, ma vive la politica come la più alta forma di carità.
Il Quotidiano del Sud.
Sanità in Calabria: «Di fronte a un diritto negato mobilitarsi è un dovere civile»