Sanità in Basilicata, nuova bocciatura nel rapporto Crea
- Postato il 3 luglio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Sanità in Basilicata, nuova bocciatura nel rapporto Crea
LA BASILICATA con Puglia, Campania, Sicilia e Calabria è tra le regioni meno performanti sulla sanità: è questa in sintesi la fotografia scattata dal XIII Rapporto Crea-Sanità, (il Centro per la ricerca economica applicata in sanità dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata) sulle performance regionali, presentato ieri a Roma. Il report analizza – dal 2019 al 2024 – le opportunità di tutela della salute offerte ai cittadini nelle diverse regioni e delinea un quadro molto severo per la Basilicata, inserita nel gruppo delle regioni ad elevata criticità: basti pensare che secondo i dati di Crea-Sanità, con un indice di performance generale di 26 (100 il massimo risultato raggiungibile), peggio della sanità della Basilicata ci sono solo quella della Sicilia (25) e della Calabria (22).
«Va osservato – si legge nel rapporto – che la composizione del gruppo delle Regioni che si situano nell’area dell’eccellenza (Veneto e Provincia autonoma di Trento, ndr), come anche quella del gruppo, numericamente rilevante, delle Regioni -tutte meridionali- che purtroppo rimangono nell’area intermedia e critica, rimane pressoché immutata negli anni».
La regione con il risultato in assoluto migliore è il Veneto (55). Di conseguenza anche la soddisfazione dei cittadini lucani risulta tra le più basse: il rapporto misura infatti anche la soddisfazione per i servizi del sistema sanitario nazionale e oscilla da un punteggio massimo di 8,3 (dove 10 è il massimo), del Trentino Alto Adige, a quello minimo, pari a 6,5, di Puglia e Basilicata. C’è poi un altro dato significativo da soppesare. Nonostante il divario tra nord e sud rimanga significativo, si osserva una progressiva riduzione delle disparità, con un miglioramento più marcato nelle regioni del Mezzogiorno (tra queste, per esempio, la Campania ha registrato l’incremento più rilevante, seguita da Abruzzo e Molise): in questa dinamica la Basilicata è immobile. Nel quadro di difficoltà delineato, a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, ci sono alcuni valori lucani migliori della media nazionale. Tra questi la spesa sociale dei Comuni per interventi di integrazione sociale e assistenza domiciliare, la spesa sanitaria pubblica pro capite (gap rispetto alla media Ue), la quota di prestazioni con priorità B eseguite nei tempi previsti e il tasso di anziani in assistenza domiciliare integrata. I valori peggiori della media nazionali riguardano invece per intero i blocchi innovazione e sociale (quindi l’indice di implementazione tecnologica integrata, il tasso di utilizzo del Fse da un lato e il tasso di persone deboli o a rischio -anziani o poveri- che ricevono interventi per l’integrazione sociale e tasso di disabili o anziani che ricevono assistenza domiciliare integrata con servizi sanitari) e buona parte delle voci ”equità” ed “esiti”. Lo studio è stato condotto con il contributo di un panel di 107 stakeholder del Servizio sanitario nazionale, tra cui professionisti sanitari, produttori di farmaci e dispositivi, manager di Asl e ospedali, cittadini. Se il Veneto si conferma la Regione con la migliore performance, raggiungendo il 55% del massimo teorico possibile, la Provincia Autonoma di Trento segue con il 50%.
Un aspetto innovativo dello studio è l’introduzione di un’indagine sulla soddisfazione dei cittadini, che ha misurato l’esperienza degli utenti. In generale, la correlazione tra l’indice di performance e il livello di soddisfazione dei cittadini risulta essere forte per le aree assistenziali ospedaliere (0,79) ed ambulatoriali (0,80), bassa per le aree del sociale e della non autosufficienza (0,55), ed intermedia per l’assistenza primaria e l’accesso al farmaco (0,64). Per questi ultimi due aspetti la soddisfazione è generalmente alta in tutto il Paese, senza particolari criticità. Lo studio ha inoltre analizzato la qualità della vita correlata alla salute, evidenziando che il Trentino-Alto Adige si conferma al vertice con un valore di 0,938, mentre l’Umbria registra il valore più basso, pari a 0,840 Qaly (unità di misura impiegata nell’analisi costi-utilità che combina durata della vita con la qualità della stessa). La Basilicata è quartultima con un valore di 0,869, lo stesso della Puglia: appena superiore a quello della Campania (0,868). Secondo il report, la qualità della vita non è strettamente legata alla performance sanitaria: alcune regioni del Sud, pur avendo livelli di performance sanitaria bassi, registrano una qualità della vita più alta rispetto a regioni più performanti (è il caso del Molise).
«Questo fenomeno è attribuibile a fattori culturali, educativi e ambientali, oltre che alle diverse aspettative dei cittadini». Infine è stata condotta anche un’analisi sulla sostenibilità dei Servizi sanitari regionali, identificando le nove regioni più resilienti: cioè Piemonte, Lombardia, pa di Trento, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Abruzzo. «La correlazione tra performance e soddisfazione dei cittadini sottolinea – spiega Crea – l’importanza di investire in politiche sanitarie mirate per migliorare efficienza e l’equità del sistema».
Il Quotidiano del Sud.
Sanità in Basilicata, nuova bocciatura nel rapporto Crea