Sanità, il grido d’allarme degli operatori del 118

  • Postato il 25 ottobre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Sanità, il grido d’allarme degli operatori del 118

L’allarme arriva da Crotone. Il grido di infermieri e autisti 118: «Pessima gestione dell’Emergenza»


Stanchi, delusi e arrabbiati. Così si definiscono gli infermieri e autisti soccorritori che ogni giorno reggono le sorti del Servizio di Emergenza Urgenza 118, figure professionali di prima linea che si sentono dimenticate dalle istituzioni e sottoposte a condizioni lavorative sempre più critiche. Il loro grido d’allarme, lanciato da Crotone attraverso le parole di Pasquale Salvati (responsabile formazione Opi Crotone e membro Rsu Cisl Fp), fotografa una realtà di disagio profondo e di grave insoddisfazione, per quella che viene definita come una «pessima gestione» del sistema e all’assenza di reali tutele.

DELUSI E ARRABBIATI, IL GRIDO D’ALLARME DEL 118

Al cuore della protesta c’è il mancato riconoscimento del ruolo essenziale svolto dal personale infermieristico e dagli autisti soccorritori, pilastri di una macchina operativa spesso in grave sofferenza di personale medico. Nelle postazioni territoriali, la carenza di medici si traduce nella quotidiana assunzione di responsabilità straordinarie per chi lavora in equipaggi senza medico a bordo. «Noi infermieri e autisti vogliamo la nostra giusta riconoscenza – commenta Salvati. Si parla di potenziamento del servizio coinvolgendo personale esterno, come i cubani, ma i diritti di chi ha sempre garantito la continuità del servizio vengono regolarmente ignorati».

DISORGANIZZAZIONE E ABBANDONO

A suo parere la chiusura, per ragioni tecnicamente non motivate, delle Centrali Operative regionali ha acuito la disorganizzazione e il senso di abbandono: una scelta che secondo il personale ha contribuito a disarticolare ulteriormente il sistema, peggiorando il clima e aumentando la pressione su chi resta a presidiare il territorio.

LE DENUNCE DEI LAVORATORI DEL 118


I lavoratori denunciano l’assurdità di soluzioni costose e provvisorie, adottate dall’alto, mentre la forza (e la memoria) storica del servizio, gli infermieri e autisti che conoscono ogni angolo delle province e ogni criticità, continua a essere ignorata non solo nelle rivendicazioni contrattuali, ma anche nelle scelte strategiche.
La frustrazione si fa amarezza quando si osserva che il 118, in troppe situazioni, sopravvive grazie alla dedizione di infermieri e autisti soccorritori più che alla presenza medica.
«Noi lavoriamo – continua Salvati – anche senza medici, ma i medici senza infermieri e autisti non possono operare». Il paradosso mette in rilievo una sproporzione di trattamento che spinge sempre più operatori a chiedere misure concrete: riconoscimento del ruolo, equità nel trattamento lavorativo, valorizzazione delle competenze acquisite sul campo.

«ESTROMESSI DA PERCORSI DI POTENZIAMENTO»

La denuncia di Salvati è chiara: «Chi opera da anni garantendo la sicurezza dei cittadini viene puntualmente estromesso da percorsi di potenziamento, mentre si privilegiano soluzioni estemporanee e costose che non risolvono il problema». Questi i presupposti della richiesta, rivolta con fermezza alla Regione e alla Direzione sanitaria: riconoscere finalmente il valore e la professionalità degli storici pilastri del servizio 118.

LO SCONCERTO DEI LAVORATORI DEL 118: «PRESI A PESCI IN FACCIA»


Desta sconcerto che i lavoratori siano «presi a pesci in faccia», ignorati nelle legittime richieste, costretti ad assumere responsabilità fuori dal quadro contrattuale, ma indispensabili per la sopravvivenza del servizio.
Infermieri e autisti del 118 chiedono tutela reale, strumenti contrattuali adeguati e politiche di valorizzazione che permettano di uscire dall’emergenza.

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