Sanità, Guccione: «La mobilitazione è necessaria, ora serve coinvolgimento»

  • Postato il 14 aprile 2025
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Sanità, Guccione: «La mobilitazione è necessaria, ora serve coinvolgimento»

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Sanità calabrese in crisi: emigrazione sanitaria in aumento, Carlo Guccione (Pd) critica i “superpoteri non hanno funzionato” e inviata alla mobilitazione del 10 maggio.


Una mobilitazione necessaria, utile a raccogliere e “controllare” quello che sta accadendo da oltre 15 anni nel sistema sanitario calabrese. Carlo Guccione, componente della direzione nazionale del Pd, raccoglie l’appello e traccia una linea sulle criticità attuali, molte delle quali uguali a quelle concentrate nella piattaforma del dieci maggio a Catanzaro.

Partiamo dalla mobilitazione. Il 10 maggio comitati, associazioni, sindaci si troveranno a Catanzaro per il diritto alla salute. Cosa ne pensa?

«Era ora. Il protagonismo dei cittadini attraverso le associazioni, l’aver trovato la disponibilità di un quotidiano può essere utile anche a contrastare e a controllare quello che sta avvedo nella sanità calabrese. Sono un po’ preoccupato per questo concentramento di poteri in un suolo uomo. Sa di sospensione della democrazia. Occhiuto non solo è presidente e commissario, una cosa buona e giusta, visto che per oltre nove anni la sanità ha conosciuto commissari prefetti e carabinieri. Ha usufruito di poteri aggiuntivi e maggiori risorse attraversi i decreti Calabria 2019-2024.
Oggi viene nominato attraverso un’ordinanza della Protezione civile per la realizzazione dei cinque ospedali (Piana, Vibo, Sibari, Cosenza e Catanzaro)».

«Una partita che vale oltre un miliardo e mezzo di euro. I risultati? Pochi e non apprezzabili se si guarda al fatto che il centrodestra governa da oltre sei anni la Calabria e Occhiuto da subito ha avuto questi superpoteri risultati. Gli interventi non hanno minimamente migliorato le condizioni della sanità e delle cure per i cittadini. Un dato per tutti: l’emigrazione sanitaria nel 2024 è salita a 336 milioni di euro. Questa è l’effettiva spesa che abbiamo dovuto compensare, a questa abbiamo stornato l’emigrazione attiva (chi viene in Calabria a curarsi) e siamo arrivati a 304 milioni di euro. Nel 2019 era 221 milioni. Siamo a quasi ottanta milioni in più rispetto al 2023. Questo è avvenuto in un periodo in cui Occhiuto ha avuto superpoteri che nessuno ha mai avuto».

Perché parla di sospensione della democrazia?

«Senza un coinvolgimento, per questo è importante la manifestazione del dieci maggio, sarà molto difficile che la sanità calabrese possa risollevarsi. Lo testimoniano questi 15 anni di commissariamento. Per questo do molta importanza alla manifestazione come punto di partenza per un movimento che coinvolga tutte le realtà calabresi. Anche perché oggi si cammina a vista, non c’è programmazione ed è necessario costruire un percorso partecipato per un nuovo piano regionale. A novembre di quest’anno scadrà il piano operativo 2022-2025».

Un piano non del tutto realizzato? In linea con le precedenti stagioni commissariali?

«Siamo a sei mesi dalla scadenza del piano operativo e ancora non è stata definita la rete emergenza-urgenza. Superiamo il settore della prevenzione per soli cinque vaccini ma se andiamo a vedere la prevenzione oncologica – colon retto in particolare – siamo all’anno zero. Credo che l’unico modo per uscire dal piano di rientro sia l’occasione che ci viene dal Pnrr salute, che rappresenta di fatto una delle più importanti riforme della sanità italiana. Che ribalta un meccanismo ospedale-centrico e disegna una sanità territoriale, una vera e propria rivoluzione. Sono amareggiato dai dati che ho avuto modo di vedere per quanto riguarda lo stato di avanzamento dei 545 progetti nel settore sanità. La spesa non supera il 15%».

GUCCIONE E LA MOBILITAZIONE PER LA SANITÀ CALABRESE

Alcuni esempi?

«Poliambulatorio di Amantea: due milioni di euro per una casa di comunità. Spesa effettiva 11%. Spezzano Sila: casa di comunità, 11,2%. Ammodernamento del parco tecnologico e digitale dell’Annunziata di Cosenza: 19,9%. Addirittura, rischiamo di non poter realizzare le strutture previste a Bisignano, Luzzi, Torano Castello e Longobucco. E ancora: perché solo l’8 aprile scorso è stato affidato l’incarico di verifica della vulnerabilità sismica su queste quattro case di comunità? Ce la faremo a realizzarle e collaudarle entro 30 giugno 2026?»

Diciamo di sì, ma il personale per farle funzionare? È uno dei punti della piattaforma.

«Occhiuto dimostra la scarsa programmazione. C’è uno studio dell’Unical che ci dice che per mettere a regime sia le case di comunità che gli ospedali di comunità abbiamo bisogno di medici, Oss, infermieri, fisioterapisti, assistenti sociali. Bisognava già predisporre i concorsi, programmarli».

La storia insegna che i concorsi in Calabria spesso sono finiti in un buco dell’acqua, ora che c’è Azienda zero?

«Ha zero titoli perché fino ad oggi ha delegato alle Asp tutta una serie di funzioni che erano di sua pertinenza e che non è in grado di poter svolgere. Di fatto si tratta di un’unica Asp regionale, un ulteriore accentramento delle competenze. Ma è solo sulla carta, è stata costretta solo a delegare».

Ma quindi è un problema di manager o di poteri?

«Il vero problema è che ci sono ancora incrostazioni di potere che impediscono non solo lo svolgimento dei concorsi, ma anche la trasparenza della spesa sanitaria».

Come il caso del debito sanitario pregresso?

«Non c’è nessun dato, ad oggi, che ci dice qual è lo stato dell’arte. Posso dire che rimango basito nel sapere che l’Asp di Cosenza ha 1 miliardo e 200 milioni di finanziamento ed è costretta a dichiarare impignorabilità delle somme per il secondo trimestre 2025. In base a cosa? È costretta “considerato l’elevato contenzioso pendente, instaurato dai dipendenti, prestazioni d’opera e terzi fornitori”. Siamo alle solite e non è una mia valutazione».

«Basta leggere la delibera. L’Asp dichiara che ha necessità di bloccare i soldi per garantire stipendi e servizi essenziali. È sintomo di un fenomeno che non è stato risolto. Pochi giorni fa sempre l’Asp ha pubblicato un documento che chiude un contenzioso dove siamo costretti a pagare non solo quanto dovuto ma anche 70mila euro di oneri. È sintomatico della situazione. Eppure, dati ufficiali sull’andamento del percorso di contenzioso e debito non ce ne sono. Ho il timore che non siano state rispettate le scadenze del piano operativo 2022-2025».

«Questo testimonia come i poteri speciali non hanno prodotto né risultati sul piano della contabilità finanziaria, né il miglioramento delle cure dei calabresi. Voglio ricordare che uno dei poteri speciali è stato quello di approvare i bilanci per le aziende ospedaliere e sanitarie anche se non c’erano i precedenti. Unico caso al mondo, si è proceduto ad approvare bilanci degli anni passati sulla base non di dati certi ma, come ha scritto Kpmg, in base a quanto recuperato».

LA CRITICA DI GUARCCIONE ALLA GESTIONE DELLA SANITÀ

E poi c’è il factoring e le relative inchieste.

«Anche la pratica delle transazioni, sto parlando dell’Asp di Reggio Calabria che a differenza di quella di Cosenza ha pubblicato tutte le fatture, è un caso. Quello che balza sono le decine di fatture che risultano pagate e che forse non erano dovute per il fatto che Scopelliti nel 2011 accese un mutuo di 500 milioni di euro, che ancora paghiamo, che chiudeva tutto il contenzioso del sistema calabrese fino al 2005. Sono oggi fatture che sono state pagate due volte?

Sì, ma l’assalto delle società non sembra fermarsi alle transazioni.

«Le società di factoring hanno saccheggiato il sistema sanitario calabrese. Io stesso ho impedito, attraverso un atto ispettivo quando ero consigliere regionale, il pagamento da 12 milioni per tre società di factoring che avevano la sede a Milano dall’Asp di Cosenza. Soldi che non erano dovuti. Da quell’atto ispettivo è scattato l’accertamento, quelle somme non erano dovute e non risultavano nella contabilità dell’Asp. Sono convinto che molte volte le Asp e le aziende ospedaliere hanno pagato più volte la stessa fattura come stato più volte accertato dalla Corte dei conti e dalle Procure.

Edilizia a parte resta il problema dell’ospedale di Cosenza.

«È insopportabile che nessuno si occupi del fato che debbano essere attivati i posti letto. È eclatante il fatto ancora non risultano attivati 305 posti su 730. In Calabria si somma la mancanza di attivazione dei posti letto previsti dai Dca al fatto che la regione continua ad avere un numero di posti per mille abitanti ben al di sotto del vecchio decreto Balduzzi, che pure indicava uno standard tra i più bassi d’Europa. Siamo l’ultima regione d’Europa per posti letto per mille abitanti. La somma di queste due criticità produce non solo il fatto che molti pazienti che arrivano al Pronto soccorso rimangono parcheggiati con diagnosi in attesa di un posto, ma colpisce anche la produzione, cioè le prestazioni degli ospedali».

«Un danno finanziario per il sistema ospedaliero perché la produzione non riesce ad arrivare ai livelli tali da consentire aumenti di produzione. Cosenza ha bisogno di un nuovo ospedale per queste ragioni. Io non sono per i campanilismi o per guerre populiste. Dobbiamo guardare all’interesse generale. Oggi mi viene detto che l’autorità di bacino meridionale ha riclassificato molte aree a rischio idrogeologico dalla Calabria, tra cui anche il sito di Vagliolise, è chiaro ed evidente il nuovo ospedale si realizzerà nell’area universitaria, anche con l’accordo del finanziatore Inail. Bene, prendo atto anche del fatto ad oggi il rapporto tra Unical e Ao è un semplice protocollo d’intesa. Di fatto l’Annunziata ospita la facoltà di medicina dell’Unical».

«Con problemi anche dal punto di vista giuridico ed economico. Non è dato conoscere il cronoprogramma che ci porterà all’Azienda ospedaliera universitaria. Io penso che possano convivere un policlinico universitario e un hub come l’Annunziata che possa fare un suo salto di qualità avviando una collaborazione con l’unico Ircss, che è l’Inrca. Una collaborazione e un accordo ben strutturato con uno dei pochi istituti che si occupa di anziani e invecchiamento, visto che la Calabria sta invecchiando».

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