Sandro Iacometti: Landini pontifica anche sul premierato, ma sui lavoratori non dice nulla

  • Postato il 11 ottobre 2024
  • Di Libero Quotidiano
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Sandro Iacometti: Landini pontifica anche sul premierato, ma sui lavoratori non dice nulla

Vertenze, crisi aziendali, delocalizzazioni, cassa integrazione? Macché. Ricomparso a grande richiesta ieri in una delle sue interviste a tutta pagina sulla Stampa, Maurizio Landini ha tutt'altri pensieri per la testa. La sua preoccupazione principale è «la svolta autoritaria» che il governo starebbe mettendo in atto non con manganelli e olio di ricino e neanche con i moschetti, ma con terribili riforme liberticide e atteggiamenti anti-democratici e anti-costituzionali.

Nell'ordine: «Autonomia differenziata, premierato, ddl sicurezza e attacco alla magistratura». Un percorso eversivo che porterà il Paese, e questo è un sempreverde del segretario della Cgil, «a sbattere». Si tratta solo di capire quando, perché il sindacalista lo dice da un paio di anni e nel frattempo l'occupazione ha raggiunto livelli record, il potere d'acquisto delle famiglie ha tenuto malgrado le bordate dell'inflazione, il Pil continua a viaggiare a ritmi uguali e in alcuni casi più accelerati rispetto alle principali economie Ue, l'avanzo primario è ricomparso nei conti pubblici dopo 4 annidi assenza e i mercati hanno ritrovato la fiducia nell'Italia (-100 punti circa di spread rispetto a Draghi).

In attesa di questa grande tranvata che, secondo Landini, ci attende inesorabile all'orizzonte, un problema grosso c'è davvero. Ed è la crisi dell'automotive. Le elettriche non si vendono, le immatricolazioni generali sono crollate in tutta Europa, con Stellantis che ha fatto peggio degli altri, perdendo quote importanti di mercato e spegnendo gran parte delle sue catene di montaggio in Italia dove la produzione ad agosto, stando ai dati diffusi ieri dall'Istat e rielaborati da Anfia, è precipitata del 72%. Una percentuale molto simile al calo registrato nei principali impianti del gruppo controllato a metà dagli Agnelli-Elkann. Non solo, la situazione è diventata così preoccupante e insostenibile che dopo il tentativo infruttuoso del governo e del ministro del made in Italy Adolfo Urso di portare ad un tavolo i vertici di Stellantis per avere chiarezza sul piano industriale del gruppo e sul futuro della fabbriche, su ispirazione di Carlo Calenda, il quale, bisogna ammetterlo, da mesi batte sulla questione, tutti gli schieramenti hanno deciso fosse opportuno convocare il capo azienda Carlo Tavares in Parlamento, per provare a inchiodarlo alle sue responsabilità.

Convocazione fissata non a data da destinarsi, ma proprio per oggi. E non è finita, perché per la prima volta da anni i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di muoversi in maniera compatta proclamando un'azione congiunta di protesta contro Stellantis per il 18 ottobre. Ebbene? Parliamo un po' del gruppo che sta diventando la principale zavorra della nostra manifattura (diverse decine di migliaia di lavoratori tra diretti e indotto rischiano il posto)? Cerca che ti ricerca la parola Stellantis non compare mai. E il problema dell'automotive? L'unico vago riferimento spunta verso la fine della lunga intervista. Una prima volta quando Landini parlando della crisi dell'industria spiega che «ci sono settori strategici come quello dell'auto e non solo che sono a rischio di esistenza in Italia e in Europa».

Una seconda, nella penultima risposta, a metà dell'ultima colonna dell'articolo, quando in un lungo elenco di iniziative sindacali il leader della Cgil inserisce pure, bontà sua, lo sciopero dei metalmeccanici del 18. Ora, siamo uomini di mondo e capiamo perfettamente che parlare di corda in casa dell'impiccato (la Stampa è del gruppo Gedi, controllato da Exor che a sua volta controlla anche metà capitale di Stellantis) non è carino. Basti pensare che per un articolo poco gradito all'editore la Repubblica (anch'essa del gruppo Gedi) qualche mese fa è stata costretta a mandare al macero circa 100mila copie del quotidiano già stampate.

E non vorremmo mai che lo spiacevole episodio si ripetesse. Ma che senso ha intervistare il segretario del principale sindacato del Paese se non può parlare della crisi di più stretta attualità? La realtà è che ne la Stampa né Landini volevano parlare di fabbriche, ma solo, come recita il titolo dei «nuovi tagli e della svolta autoritaria». A parte qualche passaggio la chiacchierata col capo della Cgil è tutta volta a criticare la futura manovra del governo. Che nessuno ha ancora visto, ma su cui Landini non ha dubbi: «Hanno deciso di tagliare la sanità, la scuola, i salari e il sistema della pensioni». Per questi fondati e concreti motivi la decisione è presa: sarà sciopero generale.

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Libero Quotidiano

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