Sandro Iacometti: la destra piace a sinistra solo se parla di tasse

  • Postato il 6 ottobre 2024
  • Di Libero Quotidiano
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Sandro Iacometti: la destra piace a sinistra solo se parla di tasse

Che bella questa destra che chiede sacrifici agli elettori, che vuole aumentare i balzelli sulle sigarette, intascarsi una parte dei profitti delle imprese, torchiare un po' i ricchi e spremere i contribuenti. Che bella questa destra che ha finalmente scoperto la nobiltà dell'austerity e inizia ad andare a caccia del denaro lì dove ce n'è troppo. Mentre gli elettori della maggioranza storcono il naso di fronte a ventilate ipotesi di nuovi prelievi, mentre il ceto medio, che con le sue tasse manda avanti il paese e tiene in piedi il welfare, aspetta un segnale di attenzione da parte del governo, finora concentrato, giustamente per carità, sulla difesa del potere di acquisto dei redditi più bassi, la coalizione che guida il Paese trova nuovi alleati e insospettabili sostegni.

Intendiamoci, le opposizioni non si fanno scrupoli a denunciare la rimodulazione delle accise sul gasolio che un anno fa chiedevano a gran voce tempestando la manovra di bilancio con emendamenti per la riduzione delle agevolazioni ai combustibili fossili, a chiedere più spesa pubblica per la sanità dopo averla spolpata per anni, a puntare il dito sul ministro dell'Economia che, tradendo le promesse fatte agli elettori, vuole mettere le mani nelle tasche degli italiani, come loro sognano da tempo proponendo patrimoniali, incrementi delle tasse di successione e prelievi selvaggi su chiunque produca ricchezza nel Paese.

Ma la leva fiscale, i sacrifici, la sofferenza dei contribuenti, sono un richiamo della foresta antico per la sinistra. Ed è così, ad esempio, che sfogliando Repubblica troviamo una bella paginata sulla proposta degli oncologi di massacrare di tasse le sigarette. Proposta che, udite udite, piacerebbe anche a Fratelli d'Italia. Basta fasciosfera, saluti romani, fiamme e trame nere. Per una volta il quotidiano degli Elkann, impegnato nella perenne, meticolosa e inarrestabile caccia al fascista, inserisce gli eredi dell'Msi tra i buoni, tra coloro che hanno finalmente capito come gira il mondo: educare a suon di balzelli. E poco importa se andrà a gambe all'aria la filiera del tabacco, se i consumi crollerano insieme al gettito e se i lavoratori del settore andranno in mezzo alla strada. Le tasse sono belle a prescindere, se poi sono anche «di scopo», ovvero servono ad insegnare al popolo a non beccarsi il tumore rinunciando ad una delle tante cose che dannose che scegliamo di fare in libertà nella nostra vita, sono ancora meglio.

Ma il vero eroe del momento è Giancarlo Giorgetti. La sua uscita, un po' improvvida per un ministro che ha fatto della prudenza il suo mantra, non poteva ovviamente ricevere applausi a scena aperta dalla sinistra, che da sempre chiede di sommergere le grandi imprese di gabelle aggiuntive. Ma neanche essere contestata. Così, invece di intervenire nel merito l'opposizione politica e mediatica si è accontentata di girare il coltello nella piaga delle spaccature della coalizione, delle contraddizioni di una maggioranza che non mantiene gli impegni, dell'irritazione di Giorgia Meloni e dell'isolamento del ministro.

Ma a qualcuno quella parola “sacrifici” ha davvero aperto il cuore. Il governo che aumenta il debito pubblico, non pensa ai giovani, vuole distruggere il sistema pensionistico e non ha idea di come si gestica il bilancio? Dimenticate tutto. «La destra, va riconosciuto, è stata responsabile. La destra che si presenta in Europa, e che viene rispettata, è un'Italia che non pratica bizzarrie di bilancio». Parola di Elsa Fornero. Sì, proprio lei. Quella che ha sparso fiumi di lacrime mentre chiedeva sacrifici agli italiani, imprigionandoli da un giorno all'altro nel loro posto di lavoro, non ha potuto credere alle sue orecchie quando ha sentito, dopo 13 anni, un altro ministro comunicare ai cittadini che è giunto il momento di soffrire. Il tempo è galantuomo e finalmente la Fornero può rivendicare di aver fatto la cosa giusta, perché ora anche Giorgetti lo dice. Sacrifici, spiega la professoressa in un'intervista al Foglio, «non solo si può dire, le dico di più, gli italiani fanno sacrifici da trent'anni, non hanno paura della parola che è una parola nobile, è la parola della bella destra».

Già vedere associato l'aggettivo “bella” a “destra” fa un po'strabuzzare gli occhi. Ma l'ex ministro va avanti e si avventura in una serie di lodi sperticate al “suo” Giorgetti, «che so è riferito a un principio della Costituzione», che «ha parlato in maniera chiara, limpida», sostenendo il concetto che «chi ha di più ha il dovere di dare qualcosa in più». Ora, va bene l'entusiasmo, ma l'articolo 53 della Costituzione recita che «tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva» e che «il sistema tributario è informato a criteri di progressività». Cose che già sono nell'ordinamento italiano, che prevede aliquote più alte per chi guadagna di più e sconti e agevolazioni per chi guadagna di meno. Tutto il resto sono elucubrazione che attengono al pauperismo, all'invidia sociale e all'uguaglianza sostanziale. Principi da socialismo reale che hanno fatto andare a rotoli le economie di tutti i Paesi dove sono stati applicati, peraltro non con le buone.

D'altra parte bisogna ammettere che la spiegazione di Giorgetti, secondo cui «si chiederà uno sforzo alle imprese più grandi che operano in determinati settori in cui l'utile ha beneficiato in qualche modo di condizioni favorevoli esterne», non è proprio da turbo-liberista. Ma è proprio questo che ha solleticato i sentimenti della sinistra e mandato in brodo di giuggiole la Fornero. Già, perché è merito del suo nuovo eroe Giorgetti se «le cose dette a vanvera in campagna elettorale» non si sono tradotte in scelte compiute. E al posto delle balle ora c'è una nobile richiesta di sacrifici. E la cara, vecchia sinistra? Nel cuore della prof sembra non ci sia più spazio. «Non mi piace la sinistra che vuole aumentare la spesa pubblica senza preoccuparsi del debito. La sinistra non è immune dal populismo».

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Libero Quotidiano

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